2019-01-23
Etichette trasparenti a tavola per eliminare il falso made in Italy
Il governo renderà obbligatorio indicare la provenienza di tutti gli alimenti, compresi quelli finora esclusi come pane e salumi. Le misure sono state accolte con soddisfazione da Filiera Italia, l'associazione che rappresenta il meglio del made in Italy nella filiera agroalimentare con oltre 50 marchi distintivi, e da Coldiretti.Buone notizie per il made in Italy: la Commissione Ue ha dato l'ok alla reintroduzione dei dazi sul riso proveniente da Myanmar e Cambogia, mentre in Italia, nel decreto Semplificazioni (in discussione al Senato), è stata introdotta una norma che impone di indicare in etichetta l'origine di tutti gli alimenti. Finora andava inserita solo quella di alcuni alimenti (fra cui uova, carne bovina e di pollo, olio extravergine frutta e verdura fresche, latte, pomodoro, miele), ma ora l'obbligo sarà esteso ai prodotti esclusi, come salumi, coniglio, marmellate, succhi, legumi in scatola, pane, insalate in busta e frutta essiccata.Le misure sono state accolte con soddisfazione da Filiera Italia, l'associazione che rappresenta il meglio del made in Italy nella filiera agroalimentare con oltre 50 marchi distintivi, e da Coldiretti. «Una vittoria per le aziende del made in Italy alimentare»: così Luigi Scordamaglia, numero uno di Filiera Italia, ha definito la decisione di Bruxelles. In base al provvedimento, dal 18 gennaio è stato ripristinato il normale dazio doganale di 175 euro a tonnellata nel primo anno, che verrà ridotto progressivamente a 150 euro nel secondo anno e a 125 euro nel terzo anno. «In generale noi consideriamo i dazi da evitare se vengono usati per tenere in piedi artificialmente mercati non competitivi, ma sacrosanti se servono per impedire l'ingresso di prodotti realizzati praticando dumping sociale e lavorativo o utilizzando prodotti chimici pericolosi. Non esistono “dazi buoni" o “dazi cattivi": il dazio deve essere usato per non fare entrare prodotti realizzati non seguendo gli standard», ha detto Scordamaglia alla Verità. «Le importazioni libere da Paesi che usano in molti casi manodopera minorile o prodotti chimici a rischio non possono essere tollerate, nell'interesse dei produttori e dei consumatori italiani».Su questo tema, ha aggiunto il numero uno di Filiera Italia, «la Corte dei conti ha pubblicato una relazione intitolata Pericoli chimici negli alimenti che consumiamo: la politica dell'Ue in materia di sicurezza alimentare ci protegge, ma deve far fronte ad alcune sfide. Nel documento la Corte, pur sottolineando che l'attuale sistema garantisce la protezione dei consumatori anche relativamente ai prodotti importati e che quelle che definisce “tolleranze all'importazione" sono giustificate da valutazioni scientifiche del rischio, chiede alla Commissione di adottare misure ulteriori per mantenere lo stesso livello di garanzia tra prodotti Ue e importati. Per noi è necessario che tutti i prodotti che arrivano qui rispettino gli stessi criteri, garantendo che dietro gli alimenti italiani e stranieri in vendita sugli scaffali ci sia un analogo percorso di qualità che riguarda l'ambiente, il lavoro e la salute».Un altro tema di fondamentale importanza è quello della trasparenza delle informazioni al consumatore, che il governo ha affrontato con la norma sull'indicazione dell'origine dei prodotti in etichetta. «Le eccellenze del made in Italy non temono la trasparenza, anzi la considerano un valore aggiunto: l'industria dell'eccellenza alimentare italiana sceglie sempre le migliori materie prime ovunque si producano e per questo una maggiore trasparenza non farà che aumentarne la capacità competitiva», ha osservato Scordamaglia, che ha ringraziato i ministri Luigi Di Maio e Gian Marco Centinaio per «una scelta a favore del consumatore». Per il numero uno di Filiera Italia, infatti, «recenti ricerche hanno fatto emergere l'esigenza da parte di chi acquista di avere informazioni sempre più precise e dettagliate sui prodotti che porta in tavola: informazioni che aumentano la sua consapevolezza e lo rendono edotto degli altissimi standard di qualità espressi dai prodotti della filiera agroalimentare italiana». La sfida successiva, ha sottolineato Scordamaglia, «sarà quella di armonizzare le regole e chiedere la stessa trasparenza anche per i prodotti che arrivano dall'estero sui nostri scaffali. È inaccettabile che le norme europee non vadano incontro al consumatore. L'emendamento al decreto Semplificazione è una novità positiva: vorremmo ora che diventasse obbligatorio anche il passaggio successivo, cioè indicare i prodotti realizzati negli altri Stati membri, mettendo così il consumatore in condizione di scegliere. Tutto ciò che è trasparenza è positivo per consumatori e imprese, e speriamo che Bruxelles si adegui a questi standard. Il nostro auspicio è che diventino norme comunitarie e successivamente anche globali».