2020-05-07
Esce la lista dei 376 boss scarcerati. Le Procure: «Domiciliari non idonei»
Federico Cafiero de Raho (Ansa)
Il Dap trasmette alla commissione Antimafia l'elenco dei malavitosi spediti fuori di galera per la pandemia: tre erano al 41 bis. Toghe allarmate: «Parleranno con i clan». Federico Cafiero de Raho: «Tornino dentro almeno i più efferati».Tra 41 bis, il regime di carcere duro dell'ordinamento penitenziario, e Alta sicurezza, hanno già lasciato le celle 376 boss. Gli epicentri: a Napoli se ne contano 67; a Palermo 61; a Roma 44; a Catanzaro 41; a Milano 38; a Torino 16. Sono andati ai domiciliari perché le loro condizioni di salute, in astratto, erano indicative di un'alta possibilità di contagio da Covid-19. Nonostante alcuni di loro, quelli in 41 bis, si trovassero in luoghi isolati e inaccessibili, quindi dove il rischio di contagio è tra i più bassi in assoluto. L'elenco dei detenuti in via di scarcerazione è arrivato solo mercoledì scorso alla commissione parlamentare Antimafia. E dopo più di una sollecitazione all'ex capo del Dap, Francesco Basentini, che si è dimesso, travolto dalle polemiche per le scarcerazioni. Nella lista, che la commissione Antimafia sta già analizzando, ci sono i nomi degli indomiti. Ovvero di colonnelli e luogotenenti che non hanno mai accennato segni di pentimento. Alcuni sono delle memorie storiche. Giosuè Fioretto, per esempio, era uno dei cassieri dei Casalesi. Rosalia Di Trapani, oltre a essere la moglie del boss della Cupola, Salvatore Lo Piccolo, era anche la sua consigliera. Nicola Capriati era il re della droga dalla Sacra corona unita nel Nord Italia. Vito D'Angelo è considerato uno della vecchia guardia vicina alla primula rossa di Cosa nostra, Matteo Messina Denaro. Tutti pezzi di puzzle mai del tutto smantellati, che potrebbero non essere difficili da ricomporre. È questa la grande preoccupazione dell'Antimafia. Dopo la prima circolare del Dap, ribattezzata «Tana libera tutti», ne è stata emessa un'altra che, si prevedeva, avrebbe dovuto mettere un tappo allo svuotacarceri. Nell'ultima disposizione, del 24 aprile, si chiedeva ai direttori delle carceri di mandare l'elenco dei boss detenuti a rischio Covid, oltre che ai giudici di Sorveglianza, anche alla Procura nazionale antimafia. «Ciò al fine», scriveva il direttore generale del Trattamento dei detenuti del Dap, Giulio Romano, di consentire alla Dna di fornire agli uffici di Sorveglianza ogni utile informazione in ordine alla pericolosità del detenuto e alla operatività delle organizzazioni di appartenenza». La frittata, però, ormai era fatta. E nelle cinque pagine della lista riservata del Dap ai componenti dell'Antimafia c'erano anche nomi che hanno fatto saltare più di qualcuno sulla sedia: Antonino Sacco, considerato dai magistrati uno del triumvirato che avrebbe retto il mandamento di Brancaccio, l'erede dei fratelli Graviano, gli uomini delle stragi dei primi anni Novanta e i mandanti dell'attentato a don Pino Puglisi; Carmelo Terranova, esponente di spicco della cosca Aparo di Siracusa condannato a tre ergastoli per omicidio; Francesco Ciccio La Rocca, il boss di Caltagirone ergastolano soprannominato lo strangolatore. La lista del Dap, oltre alla data in cui è stato emesso il provvedimento del giudice, indica anche il carcere di provenienza. E lì si scopre che dal 41 bis sono usciti finora in tre: il camorrista Pasquale Zagaria, il palermitano Francesco Bonura e il calabrese Vincenzo Iannazzo. Tutti gli altri erano provenienti dall'Alta sicurezza 3, il girone dell'impianto carcerario che ospita gli uomini da controllare a vista: 9.000 detenuti in totale. Che stanno al gradino che precede il 41 bis. Per 63 di loro sono stati i direttori degli istituti penitenziari a sollecitare i magistrati ad adottare provvedimenti, così come disponeva la prima circolare del Dap. E in assenza di un piano di trasferimenti verso i centri medici penitenziari, i giudici li hanno mandati a casa. Con grande sorpresa del capo della Procura nazionale antimafia, Federico Cafiero de Raho: «Nel momento in cui abbiamo appreso che c'erano state tante istanze», ha commentato ieri, «come Procura abbiamo scritto al ministero e ai procuratori generali perché qualcuno si attivasse per fermare l'emorragia». E siccome il ministro Alfonso Bonafede ha annunciato di voler riportare dentro tutti i boss scarcerati, de Raho ha aggiunto: «È un quadro che si sta approfondendo, probabilmente laddove ci sono aperture mi sembra un'ottima soluzione potere individuare spiragli in cui almeno i più pericolosi possono rientrare in cella». L'ipotesi è quella di un ricorso: «Evidentemente», ha spiegato il magistrato, «andranno rivalutate tutte le posizioni e laddove dovesse esserci la possibilità di una impugnazione, probabilmente si rappresenterà che sono disponibili i posti nei centri ospedalieri. Ma bisognerà vedere, poi, se il giudice accoglierà le istanze che dovrebbero comunque arrivare dai procuratori generali o distrettuali che seguono la procedura esecutiva». Insomma, chiudono la stalla dopo che i buoi sono scappati. La strada sembra ormai molto tortuosa.
(Totaleu)
«Tante persone sono scontente». Lo ha dichiarato l'eurodeputato della Lega in un'intervista al Parlamento europeo di Strasburgo.
Palazzo Berlaymont, sede della Commissione europea (Getty Images)