
Avviso di garanzia alla rettrice dell'ateneo di Perugia, che avrebbe operato in concorso con ignoti. La Procura vaglia il ruolo della Juve: quando il test fu richiesto, il Pistolero era palesemente un obiettivo di mercato. Anche la Figc avvia un procedimento.Gli investigatori dicono che la corruzione per un atto contrario ai doveri d'ufficio, ovvero per aver rilasciato al calciatore Luis Suarez l'attestato che certifica la conoscenza della lingua italiana propedeutico alla concessione della cittadinanza in cambio di altri vantaggi, per ora è contro ignoti. Ma nel fascicolo giudiziario perugino che ha colpito i vertici dell'ateneo per stranieri c'è chi ipotizza scenari che farebbero tremare anche i piani più alti della Juventus. Con telefonate, al momento non confermate, che coinvolgerebbero gli ambienti più vicini alla proprietà. Il colonnello della Guardia di finanza Selvaggio Sarri, che ha coordinato le indagini prima di passare a un altro incarico, ha confermato che «dall'indagine sono emersi contatti tra lo staff juventino e i vertici dell'ateneo che ha poi materialmente organizzato l'esame del calciatore». Con quali finalità? «Probabilmente per il ritorno d'immagine che sarebbe derivato dall'esame sostenuto da Suarez».In uno dei capi d'imputazione emerge che il calciatore - per l'accusa - grazie alla condotta dell'ateneo ha ottenuto «vantaggi patrimoniali» connessi alla concessione della cittadinanza comunitaria. Un particolare che potrebbe portare proprio verso l'ipotesi di corruzione sulla quale gli investigatori stanno lavorando. Di certo per ora si sa che l'accusa di concorso in corruzione viene contestato, con un atto separato rispetto al decreto di perquisizione, in un paio di avvisi di garanzia. Il primo è stato notificato alla rettrice dell'Università per Stranieri, Giuliana Grego Bolli. Nell'atto compaiono solo gli articoli del codice penale 110 e 319 e la data in cui sarebbe stata consumata la presunta condotta illecita: settembre 2020. Senza alcuna descrizione dei fatti contestati. «Stiamo valutando l'opportunità di proporre istanza di riesame contro il decreto di sequestro probatorio», annuncia l'avvocato David Brunelli, che difende la rettrice, alla quale sarebbero stati portati via anche i contenuti dello smartphone e del computer. È stata lei, emerge dalle intercettazioni, a dire all'esaminatore di Suarez (prima dell'esame) che il campione doveva «essere sul binario». Parole che hanno portato la Procura a fare queste valutazioni: «Emerge come la decisione di far superare l'esame al calciatore, prescindendo da ogni valutazione delle effettive competenze linguistiche, sia stata assunta dai vertici dell'Università per stranieri». «Per quello che mi ha accennato la mia assistita», spiega ora l'avvocato Brunelli, «il riferimento riportato nelle intercettazioni al “binario" è a un binario culturale e niente altro». Ma la chiacchierata intercettata continuava, con l'esaminatore che spiegava alla rettrice: «Sul verbale non ho problemi a metterci la firma perché in commissione ci sono io e mi assumerò la responsabilità dell'attribuzione del punteggio. Il mio timore qual è... che poi tirando tirando, diamo il livello ed esce, i giornalisti fanno due domande in italiano e la persona va in crisi. Quindi un po' di preoccupazione ce l'ho perché è una gatta da pelare, come si fa, si fa male». Il secondo pubblico ufficiale indagato è il direttore generale dell'ateneo, Simone Olivieri. Anche lui ha ricevuto lo stesso laconico avviso di garanzia. «L'accusa di corruzione per me resta un enigma», confessa alla Verità l'avvocato Francesco Falcinelli, difensore del dg, che spiega: «È citata solo nell'avviso di garanzia come articolo del codice penale senza nessuna specificazione di fatti e circostanze». Poi aggiunge: «È un reato a concorso necessario in cui devono esserci pubblici ufficiali e privati. Per ora non sono in grado di ricostruire l'accusa, visto che noi abbiamo due pubblici ufficiali, ma non c'è l'indicazione del soggetto privato che è richiesto per l'integrazione del reato di corruzione». Tra le telefonate intercettate dalla Guardia di finanza di Perugia, come riportano le agenzie di stampa, c'è una conversazione in cui l'avvocato della Juve, Maria Turco - prima dell'esame del 17 settembre - avrebbe promesso al direttore generale Olivieri che «in futuro ci rivolgeremo ancora a voi». Frase che, sebbene ripetuta più di una volta, non è ancora ritenuta dai pm guidati da Raffaele Cantone classificabile come una esplicita «pressione», motivo per cui né la Turco né altri esponenti del club bianconero compaiono negli atti notificati. L'avvocato avrebbe telefonato almeno tre volte ai vertici dell'ateneo umbro per accelerare i tempi dell'esame dell'uruguaiano, inizialmente fissato al 22 settembre e poi anticipato al 17. Le date sono importanti in questa storia. Lunedì 21 per esempio (coincidenza: il giorno prima delle perquisizioni) i bollettini sportivi hanno riportato una notizia più o meno con gli stessi termini: la Juve non è più interessata a Suarez. Dai primi giorni di settembre, invece, la notizia che circolava era un'altra. La Vecchia Signora era pronta a mettere sul piatto un'offerta allettante: 10 milioni di euro netti d'ingaggio annuo, pur di portare il Pistolero a Torino. Le telefonate tra i professori che avrebbero facilitato Suarez risalgono invece al 12 e al 15 settembre. Proprio il 15 sarebbe stato preparato il certificato per l'uruguagio, che era stato pure già instradato (sostiene l'accusa) sulle risposte da dare. Infine, il 17 settembre, si è consumato quello che la Procura chiama senza mezzi termini «l'esame farsa». Le ipotesi di corruzione si sommano a quelle di falso ideologico e rivelazione dei segreti d'ufficio. Reati, questi ultimi due, che la Procura guidata da Raffaele Cantone contesta non solo alla rettrice e al dg, ma anche alla direttrice del centro per la valutazione e certificazione linguistica dell'ateneo, Stefania Spina, e al docente esaminatore Lorenzo Rocca. È accusata solo di falso ideologico la persona che ha materialmente preparato il certificato per Suarez, Cinzia Camagna. Anche la Procura federale della Figc ha aperto un'inchiesta. E c'è chi immagina già che sia possa essere una brutta rogna per la Juventus.
Zohran Mamdani (Ansa)
Nella religione musulmana, la «taqiyya» è una menzogna rivolta agli infedeli per conquistare il potere. Il neosindaco di New York ne ha fatto buon uso, associandosi al mondo Lgbt che, pur incompatibile col suo credo, mina dall’interno la società occidentale.
Le «promesse da marinaio» sono impegni che non vengono mantenuti. Il detto nasce dalle numerose promesse fatte da marinai ad altrettanto numerose donne: «Sì, certo, sei l’unica donna della mia vita; Sì, certo, ti sposo», salvo poi salire su una nave e sparire all’orizzonte. Ma anche promesse di infiniti Rosari, voti di castità, almeno di non bestemmiare, perlomeno non troppo, fatte durante uragani, tempeste e fortunali in cambio della salvezza, per essere subito dimenticate appena il mare si cheta. Anche le promesse elettorali fanno parte di questa categoria, per esempio le promesse con cui si diventa sindaco.
Ecco #DimmiLaVerità del 10 novembre 2025. Il deputato di Sud chiama Nord Francesco Gallo ci parla del progetto del Ponte sullo Stretto e di elezioni regionali.
Donald Trump (Ansa)
La Corte Suprema degli Stati Uniti si appresta a pronunciarsi sulla legittimità di una parte dei dazi, che sono stati imposti da Donald Trump: si tratterà di una decisione dalla portata storica.
Al centro del contenzioso sono finite le tariffe che il presidente americano ha comminato ai sensi dell’International Emergency Economic Powers Act (Ieepa). In tal senso, la questione riguarda i dazi imposti per il traffico di fentanyl e quelli che l’inquilino della Casa Bianca ha battezzato ad aprile come “reciproci”. È infatti contro queste tariffe che hanno fatto ricorso alcune aziende e una dozzina di Stati. E, finora, i tribunali di grado inferiore hanno dato torto alla Casa Bianca. I vari casi sono quindi stati accorpati dalla Corte Suprema che, a settembre, ha deciso di valutarli. E così, mercoledì scorso, i togati hanno ospitato il dibattimento sulla questione tra gli avvocati delle parti. Adesso, si attende la decisione finale, che non è tuttavia chiaro quando sarà emessa: solitamente, la Corte Suprema impiega dai tre ai sei mesi dal dibattimento per pronunciarsi. Non è tuttavia escluso che, vista la delicatezza e l’urgenza del dossier in esame, possa stavolta accelerare i tempi.






