2022-09-04
Ermanno Scervino: «Aiuto tutte a piacersi, non solo le star»
Ermanno Scervino (Getty Images)
Lo stilista ha appena aperto una nuova boutique a Venezia: «Per me è la città più bella del mondo. E adesso, durante il Festival del Cinema, è vestita a festa. Vedere i miei abiti scelti da donne straordinarie per sfilare sul tappeto rosso è un punto d’arrivo».Le sue donne, le dive che veste come fossero compagne di un viaggio che intraprendono insieme, lo baciano e lo abbracciano. «Ti ricordi quando abbiamo mangiato quella fantastica bouillebaisse a Cannes? E quella bellissima serata a Mosca? Sono felice di essere qui con te». Elisa Sednaoui, top model e attrice, si rivolge così a Ermanno Scervino, uno degli stilisti più amati dalle star. L’occasione è la 79° edizione della Mostra del Cinema di Venezia e galeotta la serata esclusiva organizzata dal couturier fiorentino sulla incredibile terrazza dell’hotel Bauer, vista mozzafiato, pochi invitati tra cui, oltre a Sednaoui, anche Alessandra Ambrosio, altra top, entrambe reduci dal tappeto rosso del Lido, immortalate dalle decine di fotografi che presidiano l’entrata alla sala delle proiezioni. In effetti, non c’è solo il Festival della Laguna ma, in particolare, l’inaugurazione della boutique di Scervino che, guarda caso, sopra l’insegna, casualmente, si ritrova l’indicazione del teatro La Fenice, in Calle Larga XXII marzo, la via delle grandi firme, e dall’altra Calle del Sartor, quasi una premonizione. D’altronde, senza arte, cultura, bellezza, Ermanno Scervino non riuscirebbe a lavorare. Lo esprime non solo negli abiti ma anche nelle sue case, nelle sua scelte quotidiane. E se Firenze, guarda caso, è la sua città per nascita, Venezia gli è entrata nel cuore fin da bambino. La boutique Ermanno Scervino a Venezia. «Venezia fa parte della mia vita - racconta lo stilista - da ragazzino volevo fare le scuole qua e venivo avendo i nonni qui vicino, in Friuli, con tanto di nonna austroungarica. Questa è una delle mie città preferite in assoluto, ho la fortuna di vivere a Firenze, città bella, ma Venezia è la più bella al mondo. L’emozione che ti dà questa città è unica». Cosa significa per lei Venezia?«Tanti ricordi. Quando ero studente, diciottenne, e abitavo da un professore di musica, persi una scommessa e ho ancora nella mente quando all’alba dovetti correre per toccare la colonna del campanile e tornare. La mia Venezia magica, l’Harrys Bar diventato il mio ristorante preferito e l’Albergo Cà Maria Adele, praticamente casa, dove, dalla mia camera, sentivo le campanelle dei frati. E poi anche il mio inizio nella venezianissima Cortina con Marta Marzotto e Dalila Di Lazzaro». Per l’apertura della boutique ha scelto un momento particolare, il Festival del Cinema.«Sì, perché questo è il momento più bello. Il conte Volpi fece nascere il festival in settembre per prolungare la stagione essendo il proprietario dei più famosi alberghi. E la città si è vestita a festa: signore in importanti abiti da sera, uomini in smoking confusi tra la gente, tra le migliaia di turisti. La trovo una contaminazione straordinaria». Cinema e moda, un connubio vincente che Ermanno Scervino ha sempre raccontato.«Ho scelto di fare moda per amore del cinema, amando l’immagine e seguendo il cinema fin da bambino. A otto anni ero sveglio, sfogliavo tutte le riviste con le attrici del momento. Felice di essere qua per il festival e di vestire donne straordinarie, non solo belle, ma anche qualcosa di più».Che emozione le dà vestire delle top model?«È un punto di arrivo per chi fa il mio lavoro. Mi piace aiutare le donne a piacersi. Ma tutte, non solo le star. Fare qualcosa che sai essere un aiuto verso le fatiche quotidiane. Credo che un abito faccia il monaco però ci vuole anche il monaco, che sono le donne».Venezia ispira le sue collezioni?«La bellezza ispira sempre, è il sogno che crea visioni. E questa città sa presentarti tanti momenti che sembrano uscire dalla realtà. Per me, venire qui, significa andare a tutti gli eventi, anche a quelli legati alla Biennale. Vorrei che Venezia, simbolo nel mondo, fosse tenuta come un gioiello e che venisse salvaguardata come il pianeta, ha lo stesso diritto di essere salvata».Una città che è sempre stata anche un esempio di alto artigianato in molti ambiti. «È vero, ma non l’abbiamo sufficientemente tutelato. Si dovevano preservare per tempo certe cose meravigliose che si trovavano e si fabbricavano solo qui. Anche per questo Venezia va salvata in tutti i sensi».Tanto turismo, città piena, la gente si muove nonostante tutto.«La guerra ha cambiato il turismo e manca quello russo. Ne risentiamo, ma per quanto ci riguarda c’è una compensazione con il turismo americano. Gli stilisti sanno cambiare il passo adeguandosi ai tempi diversi, alle esigenze differenti, alle richieste che non sono più quelle». Il mercato russo era importante per lei?«È importante, i miei negozi sono aperti e faccio una collezione adatta al luogo e al momento. Pezzi meno cari che seguono i nuovi diktat per poter rifornire le nostre boutique ed essere venduti. Di questo sono contentissimo. Ma, sinceramente, non sono d’accordo sul fatto che non ci siano i russi, non ce l’ho con loro, con quella popolazione. È una forma di razzismo non vendere una borsa a un russo, sono contrarissimo. E non credo nelle sanzioni. A cosa servono a un Paese che ha già sofferto molto, prima gli zar, poi il comunismo e ora non hanno più la ben che minima soddisfazione di vita. Questa limitazione è farsi del male. Il nostro Paese subisce una grossa perdita. Sia chiaro, non voglio parlare o fare politica. Però, penso a quella gente, a quello che sta vivendo, ai rapporti personali che cerchiamo di mettere al di sopra di tutto».
L'ex procuratore di Pavia Mario Venditti (Ansa)
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