2020-07-11
Erdogan islamizza Santa Sofia. E la Santa Sede resta a guardare
L'ex basilica di Istanbul, simbolo della fede cristiana, tornerà a essere una moschea. La levata di scudi è arrivata dalle ortodosse Russia e Grecia. Silenzio assordante invece dagli Stati europei e dal Vaticano.Ci sono pochi edifici religiosi al mondo capaci di rappresentare un vero e proprio simbolo della millenaria fede cristiana. Uno di questi è la basilica di Santa Sofia di Costantinopoli, oggi Istanbul. Inaugurata nel 360, durante il regno di Costanzo II, dal vescovo ariano Eudossio di Antiochia, fu ingrandita per volere di Teodosio II nel 415, e ricostruita dall'imperatore Giustiniano nel 532. Si tratta di uno dei più antichi e simbolici luoghi di culto della civiltà cristiana. Nel 1453, a seguito della conquista di Costantinopoli da parte di Maometto II, la basilica fu trasformata in moschea e tale restò fino al 1935, quando il primo presidente e fondatore della Repubblica di Turchia, Mustafa Kemal Atatürk, seguendo il suo disegno politico di «laicizzazione» della società anatolica, decise di destinare l'edificio a museo. I tappeti vennero tolti e le decorazioni del pavimento di marmo riapparvero per la prima volta dopo secoli, mentre l'intonaco bianco che copriva molti dei mosaici fu rimosso facendo riaffiorare l'antico splendore. Oggi è formalmente ancora un museo, ma non si sa per quanto tempo. L'attuale presidente, Recep Tayyip Erdogan, infatti, avrebbe deciso di riconvertire Santa Sofia in una moschea. Sono note e sempre più esplicite le sue aspirazioni a «sultanizzare» la Turchia e riscostruire, anche solo dal punto di vista spirituale e culturale, la grandeur imperiale ottomana. In quest'ottica il ripristino della moschea nell'antica basilica gioca un importante ruolo simbolico. Da giorni si attendeva il pronunciamento del Consiglio di Stato turco, chiamato a esprimere il proprio parere sulla proposta del presidente. Tale decisione avrebbe rappresentato un interessante banco di prova per verificare fino a che punto di avanzamento è giunto il processo di islamizzazione, e quanto ancora resta della Turchia laica voluta da Atatürk. Ora la decisione è arrivata con un responso unanimemente favorevole alla proposta di Erdogan, il quale pare aver oramai conquistato del tutto i due baluardi che Atatürk aveva pensato a difesa della laicità: l'esercito e la magistratura. Interessante è, invece, la reazione da parte dei Paesi di quella che una volta si chiamava «cristianità». I primi a reagire, ça va san dire, sono stati i russi. Queste le parole del patriarca ortodosso Kirill: «Sono profondamente preoccupato per le richieste di alcuni politici turchi di riconsiderare lo status museale di Santa Sofia, uno dei più grandi monumenti della cultura cristiana e di grande importanza per l'intera ortodossia». Dopo aver ricordato quanto questa basilica sia «particolarmente cara alla Chiesa russa» e quanto «la sua immagine sia diventata profondamente radicata nella cultura e nella storia della Russia, il patriarca Kirill ha usato parole particolarmente dure: «Il popolo russo ha risposto in passato e ora risponde a qualsiasi tentativo di degradare o calpestare l'eredità spirituale millenaria della chiesa di Costantinopoli», precisando anche che «una minaccia per Santa Sofia è una minaccia per l'intera civiltà cristiana e, quindi, per la nostra spiritualità e storia». È intervenuto anche il portavoce del presidente Vladimir Putin, Dmitry Peskov, che ha invitato Ankara a riconsiderare l'idea di trasformare la basilica in moschea, appello che i deputati della Duma hanno voluto rivolgere ai colleghi turchi.Non poteva far mancare la sua voce, ovviamente, anche il patriarca ecumenico di Costantinopoli, Bartolomeo, con una considerazione che non fa una piega: se la basilica di Santa Sofia deve essere riaperta al culto, allora non può che tornare a essere una chiesa cristiana, dato che è stata costruita proprio per essere una chiesa e non una moschea. Fortemente critico pure il governo greco che, peraltro, non vanta rapporti idilliaci con la Turchia. Un comunicato diffuso dal ministero degli Esteri ellenico non lascia dubbi al riguardo: «Le ripetute dichiarazioni da parte di funzionari turchi circa la conversione di chiese bizantine cristiane in moschee costituiscono un insulto alla sensibilità religiosa di milioni di cristiani e sono gesti incomprensibili da parte di un Paese che dichiara di voler partecipare come membro a pieno titolo dell'Ue, uno dei cui principi fondamentali è proprio il rispetto della libertà religiosa». In effetti la conversione forzata delle ex chiese in luoghi di culto islamici non riguarda solo Santa Sofia. Purtroppo, esistono da tempo diversi precedenti, come, per esempio, la trasformazione da museo in moschea di un'altra famosa chiesa, Santa Sofia di Nicea.Dai governi degli altri Paesi europei non vi è nessun segnale di vita circa la questione. Chiamato a esprimersi sulla posizione di Russia e Grecia, il portavoce della Commissione europea si è limitato a proferire queste parole: «Non vogliamo commentare commenti di altri. Santa Sofia è un simbolo del dialogo e della tolleranza e non dovremo usare questo evento per fomentare ogni tipo di disaccordo fra differenti religioni». Il dialogo e la tolleranza valgono molto più delle proteste dei russi e dei greci. Tra le eccezioni, va segnalato il responsabile di Fratelli d'Italia, Carlo Fidanza: «La decisione del Consiglio di Stato è un'ulteriore deriva dell'oscurantismo islamista della Turchia. Ci chiediamo cosa debba accadere prima che l'Ue ritiri lo status di candidato alla pre-adesione per la Turchia e i relativi lauti finanziamenti». Il silenzio più assordante sulla vicenda si regista, in realtà, Oltretevere. Dal Vaticano non risulta pervenuto nessun commento ufficiale. Parafrasando Marcel Déat, nessuno dalle parti della Santa Sede sembra disposto a morire per Santa Sofia. La decisione di Erdogan sarà destinata a preoccupare, molto probabilmente, solo i turisti. Che ne sarà, per esempio, dei meravigliosi mosaici oggi visibili da tutti? Dato che la religione musulmana non consente la loro presenza in una moschea, saranno ricoperti di nuovo, o verranno rimossi, dopo 1.700 anni, per essere esposti in un moderno museo laico, al sicuro dall'iconoclastia islamica? Fossi un turista correrei a Istanbul per ammirarli prima della decisione del Consiglio di Stato. Non si sa mai.
Jose Mourinho (Getty Images)