2021-05-02
All'Agenzia della entrate si fa carriera senza concorso
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Continuano i malumori interni alla nostra pubblica amministrazione, in particolare rispetto agli incarichi dirigenziali degli enti fiscali. L'appello di Sabino Cassese è rimasto inascoltato. L'assurda vicenda di Giuseppe Scauda, idoneo per un concorso, ma poi finito in causa con lo stesso Erario. La vicenda è nota da tempo. Sono state fatte interrogazioni parlamentari, ci sono state sentenze della Corte costituzionale e del Consiglio di Stato. Sta di fatto in agenzie chiave come quella delle entrate si continua a premiare l'appartenenza politica senza invece ricorrere a regolari concorsi capaci di arruolare il personale migliore: la meritocrazia è lontana.Per di più il ministro dell'Economia e della Finanze continua a non intervenire sul tema, ribadendo l'autonomia della agenzie. Eppure c'è una sentenza del Consiglio di Stato (sentenza n. 4641/2015), che ha spiegato come il Mef «non possa eccepire l'autonomia delle agenzie, per giustificare il suo mancato intervento». Del resto il Mef, secondo l'articolo 60 del decreto legislativo 30/7 1999 ha l'alta vigilanza sulle agenzie fiscali. Anche se il dipartimento finanze continua a ribadire la totale autonomia nella gestione del personale, come avrebbe anche confermato pochi mesi fa ai sindacati l'ex vice capo di gabinetto del ministro Roberto Gualtieri. Sulla questione era invece intervenuto lo scorso anno Sabino Cassese, giudice emerito della Corte costituzionale, ribadendo «che il conferimento di incarichi dirigenziali pubblici deve avvenire previo esperimento di concorso pubblico e che il concorso è necessario anche nei casi di nuovo inquadramento dei dipendenti già in servizio per l'accesso a funzioni più elevate». Cassese aveva spiegato come «le agenzie fiscali» non la pensassero allo stesso modo. «Per sottrarsi al chiaro dettato costituzionale e a una sentenza del 2015 della Corte costituzionale, hanno cambiato nome ai dirigenti, chiamandoli «Posizioni organizzative di elevata responsabilità» (Poer), e quindi stabilito che a quelle posizioni si accede solo dall'interno» scriveva. E ribadiva un fatto, «tutti auspicano che il Paese venga «sburocratizzato. Uno dei modi per dotarci di una migliore amministrazione è quello di ampliare la scelta, vagliare le qualità, rispettare il merito, premiare i migliori, in una parola fare concorsi».Per chi conosce da tempo i problemi della nostra pubblica amministrazione, la situazione attuale non è altro che il risultato di più di 20 anni di riforme soprattutto del centrosinistra. Il colpo finale è arrivato dai governi Renzi-Gentiloni. Ma già prima, ai tempi del governo di Giuliano Amato del 1993 si era passati alla privatizzazione del pubblico impiego poi legittimata con la riforma Bassanini del 2001 che introdusse di fatto lo spoils system nel nostro ordinamento. Così i quadri dirigenti delle agenzie fiscali, avamposti su cui la politica ha sempre un occhio di riguardo per la loro strategicità, continuano a essere troppo vicini alla politica. Ne sa qualcosa l'ex direttore dell'agenzia delle Entrate di Macerata Giuseppe Scauda. Anzi il suo è un esempio perfetto di come l'Agenzia delle entrate non premi il merito. La sua storia inizia nel lontano Duemila, dopo il superamento di un concorso pubblico a dirigente nel Ministero delle Finanze che avrebbe dovuto permettergli un avanzamento di carriera. Invece è diventato un incubo burocratico, finito di fronte ai tribunali della giustizia civile e penale per vedere riconosciuti i suoi diritti. A Scauda infatti fu comunque revocato l'incarico e negata la retribuzione di risultato per l'anno 2014. Il dirigente quindi fa denuncia, sia a Roma sia ad Ancona.Segnala di essere vittima di un'ingiustizia, perché un dirigente avrebbe giustificato la sua mancata retribuzione per il mancato raggiungimento degli obiettivi fissati. Peccato che sia la stessa Agenzie delle entrate a riconoscergli il buon lavoro svolto negli anni. Ma qui arriva il cortocircuito burocratico. Perché una sentenza della Corte Costituzionale annulla le nomine a dirigente fatte dall'amministrazione senza il tramite di un concorso pubblico. Eppure proprio Scauda era risultato idoneo a quel concorso pubblico da dirigente delle Finanze, anche se aveva ottenuto l'attuale tramite incarico. Quindi torna alla qualifica di funzionario, ma la posizione dello Scauda diventa sempre più fastidiosa ed ingombrante proprio dopo la pronuncia della Corte Costituzionale. A questo punto interviene anche un procedimento disciplinare, perché la denuncia fatta da Scauda avrebbe leso l'immagine dell'Agenzia delle entrate. Ma c'è di più, come aveva spiegato proprio l'ex direttore dell'agenzia delle Entrate di Macerata. «Hanno negato la retribuzione di risultato a me che ero il direttore provinciale per il mancato raggiungimento degli obiettivi a Macerata ma l'hanno data per lo stesso periodo ai tre miei funzionari sottoposti". In una storia kafkiana che ha il merito di far capire come "funziona" la burocrazia pubblica, questo particolare appare però il più lineare di tutti». Giuseppe Scauda
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