2024-02-04
Il renziano che si assunse da solo
Enrico Borghi (Imagoeconomica)
Il senatore Enrico Borghi (Iv), rimasto senza stipendio da presidente dell’Uncem, si assegnò come giornalista una paga da oltre 100.000 euro più auto e casa a Roma.Fatta la legge, trovato lo stipendio: la storia che raccontiamo riguarda il senatore di Italia viva Enrico Borghi, e il modo in cui è riuscito a farsi assumere come giornalista e comunicatore dall’Uncem, l’Unione nazionale dei comuni, comunità ed enti montani, da lui stesso presieduta. Nel 2010, Borghi è da un anno sindaco di Vorgogna, paesino della provincia piemontese di Verbano-Cusio-Ossola, che guiderà per ben quattro mandati. È anche presidente dell’Uncem. Entra in vigore una legge che, come recita un verbale della Giunta della stessa Uncem del 20 ottobre di quell’anno, «impone alle associazioni il divieto di erogare indennità al personale politico». Nonostante le critiche alla normativa, recita il verbale, l’Uncem decide di «interrompere l’erogazione delle indennità deliberate a favore del Presidente e del Vicario con richiesta di restituzione delle somme erogate dopo l’entrata in vigore della legge, 1 giugno 2010». Borghi quindi non solo deve restituire qualche stipendio, ma si ritrova a svolgere il ruolo di presidente senza percepire indennità. Ma a questo punto arriva la genialata: «Si decide», recita ancora il verbale, «per il Presidente di procedere alla assunzione, con l’applicazione del Ccnl dei giornalisti, con la qualifica di Direttore dei servizi giornalistici ed editoriali Uncem (rivista Comunità Montagna, sito internet e newsletter) nonché responsabile delle relazioni esterne e istituzionali dell’Ente, con compenso annuo pari a 102.500 euro, a condizione che la trattativa di integrazione con Anci, come auspicato, si concluda positivamente, determinando i necessari presupposti di copertura finanziaria dell’impegno». Il verbale è firmato dal direttore generale dell’Uncem, Tommaso Dal Bosco, e dallo stesso Borghi. Il presidente, in sostanza, firma un documento con il quale si decide la sua assunzione come giornalista per l’Ente che lui stesso dirige. Nulla di illegale, ma non esattamente il massimo della opportunità. Tra l’altro il trattamento economico è di tutto rispetto, poiché, per Borghi, l’Uncem presieduto da Borghi applica il Contratto nazionale di lavoro giornalistico. Passa qualche giorno e, il 16 novembre 2010, il direttore generale Del Bosco scrive a Borghi, comunicandogli che «a seguito della avvenuta assunzione della S.V. come dirigente della scrivente Unione, mansione di Direttore dei servizi giornalistici», comunica al presidente-giornalista i benefit aziendali di cui disporrà: «Utilizzo di monolocale», si legge nella lettera, «di cui pernottamento» a Roma; «Utilizzo di carta di credito aziendale allegate le modalità stabilite dal regolamento interno»; «utilizzo di automobile Wolkswagen con annessa fuel card». Niente male. Nel 2018, dopo essere stato eletto per la seconda volta deputato con il Pd, Borghi si dimette dalla carica di presidente dell’Uncem e va in aspettativa senza stipendio come giornalista. Un bell’intreccio, che Borghi, interpellato dalla Verità, non ha problemi a commentare: «La decisione degli organi dell’Uncem», dice Borghi, «fu presa al fine di consentirmi, dopo che la legge aveva abolito le indennità, di continuare a svolgere a tempo pieno la mia attività, in un periodo tra l’altro di particolare delicatezza, che comportava un impegno continuativo. Non sono certo l’unico parlamentare in aspettativa, e ricordo che l’Uncem è una associazione di diritto privato». Un’associazione di diritto privato soggetta a una legge dello Stato. Che Borghi ha aggirato. Ps. Che bisogno aveva il sindaco di un paesino piemontese, assunto come giornalista, di avere a disposizione un appartamento a Roma?
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