2025-03-08
In attesa dell’Italia l’Eni va in Inghilterra per il mega impianto di «benzina» nucleare
Accordo con l’authority per l’atomo: l’obiettivo è realizzare il più grande sito per la gestione del carburante a base di trizio.L’Italia va avanti con il nucleare. A conferma che la nostra tecnologia è all’avanguardia e attende solo il via libera normativo per trovare applicazione nazionale, i grandi gruppi energetici stringono accordi strategici. È di ieri la comunicazione dell’intesa di collaborazione tra l’Eni e l’authority per l’energia atomica del Regno Unito (Ukaea), per condurre attività di ricerca e sviluppo nel campo dell’energia da fusione. L’obiettivo è la realizzazione dell’impianto più grande e avanzato al mondo per la gestione del ciclo del trizio, combustibile chiave nel processo di fusione. L’impianto, denominato «Ukaea-Eni H3at Tritium loop facility» sarà localizzato nella sede Ukaea di Culham (nell’Oxfordshire e sarà completato nel 2028). L’energia da fusione, è destinata a rappresentare una fonte rivoluzionaria in termini di contributo alla sicurezza energetica e decarbonizzazione. «Il recupero e riutilizzo del trizio giocherà un ruolo fondamentale nell’approvvigionamento e generazione del combustibile nelle future centrali elettriche a fusione», spiega Eni, «e sarà determinante nel rendere la tecnologia sempre più efficiente. La fusione è infatti una forma di energia in cui il processo che alimenta il sole vene replicato sulla Terra. Due isotopi di idrogeno, deuterio e trizio, si fondono insieme sotto intenso calore e pressione per formare un atomo di elio, rilasciando grandi quantità di energia a zero emissioni attraverso un processo sicuro, più pulito e virtualmente inesauribile». L’impianto sarà un centro d’eccellenza mondiale che offrirà all’industria e al mondo accademico l’opportunità di studiare soluzioni innovative per processare, stoccare e riciclare il trizio.Questo è solo un passo di un percorso che prevede la collaborazione per sviluppare altre soluzioni tecnologiche all’avanguardia nell’ambito dell’energia da fusione, comprese iniziative di trasferimento di competenze tra le parti. Eni contribuirà al progetto H3at con la propria esperienza nella gestione e sviluppo di iniziative su larga scala e collaborerà anche a mettere in sicurezza la roadmap di progetto. È una partnership nella quale si combina l’ampia esperienza dell’Autorità per l’energia atomica del Regno Unito, nella ricerca e sviluppo sulla fusione, con le consolidate capacità industriali di Eni nell’ambito dell’ingegneria impiantistica, nella messa in atto e nella gestione delle attività. L’amministratore delegato di Eni, Claudio Descalzi, ha sottolineato il ruolo dell’energia da fusione che «è destinata a rivoluzionare il percorso globale di transizione energetica, accelerando la decarbonizzazione dei nostri sistemi economici e industriali, contribuendo a diffondere l’accesso all’energia e a ridurre i legami di dipendenza energetica nel quadro di una transizione più equa». Di qui l’importanza dell’accordo con l’Autorità per l’energia atomica del Regno Unito poiché, come ha spiegato Descalzi, «pone le basi per un ulteriore progresso verso il traguardo della fusione che, se teniamo conto della sua enorme portata di innovazione tecnologica, è sempre più concreto e non così lontano nel tempo».Eni è da tempo fortemente impegnata in diversi ambiti di ricerca e sviluppo di questa complessa tecnologia.L'energia da fusione scaturisce da un processo opposto rispetto a quello della fissione nucleare che fa funzionare le attuali centrali nucleari: nella fissione, la produzione di energia avviene tramite la «rottura» di atomi pesanti (ad esempio l’uranio o il plutonio). Il grande vantaggio dell’energia da fusione in ottica di applicazioni commerciali è che il processo per produrla non emette gas a effetto serra, ciò la rende estremamente interessante per il settore energetico. Rappresenta una fonte di energia estremamente interessante anche per il sistema energetico, in quanto produce un flusso costante di energia (non-intermittente), garantisce una fornitura di energia di base e rende il processo più flessibile ed efficiente dal punto di vista logistico ed economico poiché potrà sfruttare le infrastrutture già esistenti. Per l’impegno in questo settore, Eni partecipa al Commonwealth fusion systems (Cfs), una società privata statunitense, spin-off del Massachusetts institute of technology per l’applicazione industriale della fusione a confinamento magnetico. Cfs è attualmente impegnata nella costruzione del primo reattore dimostrativo per la fusione, chiamato Sparc. Il sito è già pronto per accogliere i componenti critici per la costruzione, attualmente per la gran parte in fase di trasporto.
(Totaleu)
Lo ha dichiarato l'europarlamentare della Lega Roberto Vannacci durante un'intervista al Parlamento europeo di Bruxelles.