2023-01-05
Emiliano chiede a noi di pagare i suoi errori. Ecco perché detesta l’autonomia
Michele Emiliano (Imagoeconomica)
L’ospedale di Bari è costato 25 milioni per funzionare solo 533 giorni. Ora, per smantellarlo, la Regione invoca lo Stato.Spacca l’Italia? Davvero? Qualcuno sul serio pensa, come il governatore della Puglia Michele Emiliano, che dare più responsabilità alle Regioni significhi dividere il Paese? Compromettere l’unità della nazione? Depredare il Sud? Condannarlo alla miseria? Nel pieno del dibattito sulle riforme, arriva una notizia che fa rifletteresulle argomentazioni di chi si oppone (spesso a sproposito) a quell’autonomia chiesta da milioni di cittadini del Nord attraverso regolare referendum e ora, dopo anni di ritardo, finalmente di stretta attualità nell’agenda politica. La notizia viene pubblicata da Repubblica (non proprio una testata sospetta di simpatie leghiste) nell’edizione locali di Bari (pagine che in genere non tendono a tirare la volata al Nord). E dice esattamente così: «La Regione Puglia vuole soldi dal governo per smantellare l’ospedale in Fiera» Insomma Michele Emiliano si attacca ancora una volta alla mammella dello Stato, chiedendo soldi ai contribuenti italiani per coprire le sue inefficienze. E questo forse spiega perché l’autonomia lo preoccupa. Non perché spacca il Paese, ma perché gli spacca il giocattolino preferito. Cioè quello di far pagare sempre Pantalone, senza risponderne in prima persona. La storia dell’ospedale in Fiera a Bari è clamorosa. Doveva costare 9 milioni di euro: in pochi mesi è arrivato a costarne 25, quasi tre volte tanto. Un aumento che ha impressionato pure la Procura, che non a caso sta indagando. Nel mirino c’è Mario Lerario, il capo della Protezione civile, fedelissimo di Michele Emiliano, già arrestato in un altro procedimento per aver incassato tangenti dentro i pacchi di Natale, insieme a vino e carne. Lui disse che non se n’era accorto: pensava fosse un particolare taglio pregiato di manzo, detto manzetta. Invece era mazzetta. L’ospedale in Fiera non ha mai brillato per efficienza: infatti, le indagini della Procura si sono aperte prima che si aprissero le porte dei suoi reparti. È stato inaugurato Il 16 gennaio 2021, ma poi è rimasto chiuso ancora a lungo perché ci si era accorti che non erano stati fatti i bagni. Proprio così: avevano fatto l’ospedale nuovo di zecca, ma si erano scordati i bagni. Nuovi lavori, revisioni prezzi, costi che crescono, tempi che si dilatano. Alla fine l’ospedale in Fiera ce l’ha fatta: ha ricevuto il primo paziente il 15 marzo 2021, due mesi dopo l’inaugurazione ufficiale con relativo taglio del nastro. Centosessanta posti in terapia intensiva, due sale operatorie, molte critiche da parte dei medici, che si sono lamentati di non essere stati consultati nella sua progettazione. Ha ospitato circa 1.000 malati fino al 1 settembre 2022, quando è stato definitivamente chiuso. In tutto ha funzionato 533 giorni. Una spesa di 25 milioni di euro per allestire in casa d’altri (i padiglioni sono di proprietà della Fiera) una struttura che rimane in vita solo 533 giorni? Non sarà uno spreco? Michele Emiliano per mesi ha assicurato tutti: «Ammortizzeremo i costi facendo di questo ospedale una struttura permanente». Era una balla. Hanno deciso di smantellarlo. Alla faccia dei costi da ammortizzare. E qui viene il bello: l’ospedale in Fiera doveva essere smantellato entro il 31 dicembre 2022. Ovviamente non ce l’hanno fatta. Ovvio, no? Un ospedale che, in piena emergenza viene aperto con due mesi di ritardo perché mancano i bagni; un ospedale che, nel corso dei lavori, praticamente triplica i suoi costi in modo per lo meno sospetto secondo la Procura; un ospedale costato 25 milioni di euro per restare aperto appena 533 giorni; ebbene: poteva forse questo ospedale, una volta diventato inutile, essere smontato in tempo? Macché. E così la Regione a tutt’oggi continua a pagare l’affitto (113.000 euro al mese) per padiglioni che non le servono nulla e che da settembre sono totalmente inutilizzati. E chi deve pagare tutto questo? Noi. I contribuenti di tutta Italia. Mi vi pare? Eppure il titolo della Repubblica di Bari è chiaro: «La Regione vuole i soldi dal governo». Cioè da noi. Comodo, no? La Regione sbaglia, tutt’Italia paga. Paga persino lo smantellamento. Ora dico: possibile che dopo tutti gli errori commessi (costi che crescono, bagni mancanti, ritardi etc) non si riuscisse a rispettare i tempi almeno per lo smantellamento? Possibile che nessuno abbia detto: oh, attenzione, almeno questa non sbagliamola? Michele Emiliano da settimane, e anche in queste ore, si distingue per la feroce campagna contro l’autonomia. È il più scatenato, insieme al governatore della Campania Vincenzo De Luca ad attaccare la bozza Calderoli. Nelle ultime settimane ha detto che è un «atto ostile», «una follia», che «fa male al Sud», che «genera caos», che «spacca il Paese», che realizza la secessione «dei ricchi dai non ricchi» e che «compromette l’unità d’Italia». Niente meno. Ma se fosse più sincero direbbe semplicemente che l’autonomia, in realtà, compromette soltanto una cosa: cioè la possibilità che finora hanno avuto i governatori come lui di buttare allegramente i soldi senza dover spiegare nulla ai loro elettori.Se Emiliano ora dovesse andare a chiedere quei quattrini ai pugliesi, infatti, forse sarebbe un po’ più cauto nelle spese. Invece li chiede allo Stato, come ha è sempre fatto, e può andare a cuor leggero. Cuor leggero lui, portafoglio leggero noi. Per questo l’autonomia fa paura: non perché distrugge le loro belle regioni, come dicono. Ma perché distrugge le loro brutte abitudini.
Nel riquadro Roberto Catalucci. Sullo sfondo il Centro Federale Tennis Brallo
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