2023-07-10
Emilia-Romagna, l’agenda di Figliuolo per il dopo alluvione
Il commissario alla Ricostruzione, generale Francesco Paolo Figliuolo (Ansa)
A quasi due mesi dal violentissimo nubifragio che ha colpito la regione, imprenditori, agricoltori, albergatori e semplici cittadini contano i danni, confidando nell’arrivo del nuovo Commissario per avviare la ricostruzione, tra preoccupazioni e tanta voglia di fare. Ma ancora non si conoscono l’entità e i vincoli dei fondi a disposizione.Roberto Bozzi, presidente di Confindustria Romagna: «Aspettiamo i ristori promessi, il governo detassi chi aiuta i dipendenti».Il rappresentante delle pmi Maurizio Minghelli: «I costi delle locazioni e di alcuni materiali stanno andando fuori controllo».Lo speciale contiene tre articoli.Tonnellate di rifiuti da smaltire, frane che ostruiscono la viabilità, argini dei fiumi dissestati, immobili da recuperare. C’è poi la parte industriale. Le aziende sono ripartite, fa sapere Confindustria Romagna, ma con i capannoni ancora invasi dal fango e cumuli di detriti di macchinari inservibili accatastati, da rimuovere. C’è il problema della difficoltà a raggiungere il posto di lavoro per le criticità della rete stradale mentre i fuorisede faticano a trovare un alloggio in affitto. E non è solo per l’inagibilità di tanti immobili. Si è scatenata la speculazione. Le locazioni dei piani alti stanno aumentando, perché percepiti come più sicuri. L’Emilia-Romagna soffre come altre regioni industriali della carenza di manodopera che importa dal resto del Paese. Se dovesse cominciare la spirale dei rialzi dei fitti, sarebbe ancora più difficile trovare personale. A questo si aggiungono, sottolineano le associazioni imprenditoriali, i rincari dei materiali per la ricostruzione. È una dinamica alla quale bisognerà mettere un freno. L’agenda del Commissario Francesco Paolo Figliuolo si allunga ogni giorno di più. Non allo stesso modo il suo budget di cui ancora non si conoscono ammontare e vincoli. Reclama attenzione il tessuto delle imprese artigiane. Oltre 130.000 con 443.000 lavoratori, secondo i calcoli della Cna, hanno subito danni ingenti. Ci sono ancora numerose famiglie che non possono far rientro nella propria abitazione e per le quali si sta erogando il Cas, il Contributo di autonoma sistemazione. I danni ai privati registrano una prima stima di 2,1 miliardi: oltre 70.300 gli edifici coinvolti dal maltempo, di cui 1.890 dalle frane. Infine, ma non ultimo dei problemi, il turismo che soprattutto nella riviera adriatica, ha subito una battuta d’arresto. Le stime della Federalberghi regionale parlano di un calo medio del fatturato del 40% ma con punte anche del 50%. I telefoni delle strutture squillano solo per le disdette. «Alcuni clienti mi hanno riferito che i pediatri tedeschi consigliano ancora alle famiglie di cambiare destinazione, perché temono che le spiagge siano inquinate da fanghi e liquame» afferma il presidente del sindacato dei balneari dell’Emilia Romagna, Simone Battistoni.«Alcuni ci chiedono se per venire devono vaccinarsi e solo ultimamente le assicurazioni tedesche hanno ripreso a coprire i viaggi per le nostre località» afferma Patrizia Rinaldis, presidente di Federalberghi Rimini.L’agricoltura è forse il settore che ha subito i danni maggiori e difficili da superare nel breve tempo. Coldiretti ha stimato che sono stati coinvolti dall’alluvione 21.000 aziende agricole e allevamenti con perdite per 1,1 miliardo di euro.Queste le priorità che il Commissario Figliuolo dovrà affrontare. Immancabili le polemiche politiche. A cominciare dalla discussione sull’entità delle risorse da stanziare e recuperare. Bisognerà quindi fare una distinzione tra gli interventi che devono essere considerati da fase emergenziale e quelli da ricostruzione. La differenza tra emergenza e ricostruzione indica capitoli di spesa diversi: la parte dell’emergenza va sul bilancio del fondo per le emergenze nazionali (è un fondo con risorse limitate), la parte per la ricostruzione ha bisogno di trovare risorse altrove. La regione Emilia Romagna ha consegnato a Palazzo Chigi l’elenco degli interventi urgenti per un totale di 1,93 miliardi di euro: 10,6 milioni per l’assistenza alla popolazione, 422 milioni di euro per la messa in sicurezza dei corsi d’acqua, 1,13 miliardi per il ripristino dei collegamenti viari e 368 milioni per altre tipologie di intervento. Tra questi interventi, quelli già realizzati sono per oltre 16 milioni di euro, mentre quelli in corso riguardano risorse per 507 milioni. La stima dei danni è di 8,8 miliardi esclusi quelli indiretti. La preoccupazione del territorio è che gli interventi siano ostacolati sia dalle scarse risorse sia dalla burocrazia. Va creata una struttura commissariale che dovrebbe comprendere una sessantina di persone da istruire. Sulle stime dei danni si è anche scatenata la polemica. Il presidente della regione, Stefano Bonaccini che non avrebbe ancora digerito la mancata nomina a commissario, non perde occasione per accusare il governo di lentezza. Un’occasione ghiotta per staccare un dividendo politico.<div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem1" data-id="1" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/emilia-romagna-figliuolo-dopo-alluvione-2662256161.html?rebelltitem=1#rebelltitem1" data-basename="alcune-aziende-non-hanno-riaperto" data-post-id="2662256161" data-published-at="1688998936" data-use-pagination="False"> «Alcune aziende non hanno riaperto» La Confindustria di Romagna conta circa un migliaio di imprese associate e 130 aziende hanno avuto danni stimati per complessivi 200 milioni di euro. «Accogliamo il commissario Figliuolo a braccia aperte ma siamo già in grave ritardo. Ci sono ancora aziende ferme, pochissime, per fortuna e oltre 70.000 case sono compromesse. Circa il 20% dei lavoratori sono rimasti colpiti dall’alluvione e hanno difficoltà a tornare in attività a pieno ritmo. Il commissario Figliuolo dovrà avere buona dote economica e mettere subito in sicurezza il territorio. Bisogna ridare fiducia alla popolazione. Gli imprenditori per tornare a investire devono avere la certezza che non ci saranno più esondazioni. Chi ha un’attività vicino a un corso d'acqua ha paura e non guarda con serenità al futuro». Roberto Bozzi, presidente di Confindustria Romagna, che comprende proprio le tre province più colpite dall’alluvione, ha toni sferzanti. Quali priorità indicate al commissario? «Innanzitutto i ristori che il governo ha promesso. Per una piccola azienda anche 20.000 euro in più fanno la differenza. Le assicurazioni stanno pagando sicuramente tanti soldi alle imprese, ma è altrettanto vero che oggi come oggi, come era successo per il terremoto del 2012, bisogna riassicurare le aziende del territorio. Ci sono persone che non riescono a comprare i mobili e la cucina distrutti e non possono tornare a casa. Le imprese stanno dando una mano ai propri dipendenti e allora il governo faccia la sua parte detassando tali aiuti. La priorità sono le strade, gli argini dei fiumi, la mobilità è ancora difficile». Com’è la situazione dei detriti? «Le aziende hanno buttato ciò che era danneggiato. Si lavora con un’impiantistica di fortuna aspettando i nuovi pavimenti. I detriti sono stati accatastati in zone di stoccaggio temporaneo e la Regione ha cominciato a smaltirli. Sono 150.000 tonnellate di rifiuti. Ci manca la vicinanza del governo. Nei primi giorni è stato attento ma ora vogliamo i fatti». L’industria quando riprenderà a marciare a pieno ritmo? «Il sistema imprenditoriale si è subito rimboccato le maniche, e molte aziende già il 2 giugno erano pronte a ripartire. Si lavora con gli straordinari anche di sabato per mantenere le quote di mercato. Stanno soffrendo soprattutto le imprese legate al mondo agricolo a causa degli ingenti danni subiti dalle colture. L’agricoltura ha sofferto di più e avrà tempi più lunghi per la ripresa. Le imprese manifatturiere dopo una settimana di fermo a causa dei lavoratori che non riuscivano a spostarsi o non potevano lasciare l’abitazione, poi sono ripartite. Noi la nostra parte l’abbiamo fatta, ora il governo dia un segnale». <div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem2" data-id="2" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/emilia-romagna-figliuolo-dopo-alluvione-2662256161.html?rebelltitem=2#rebelltitem2" data-basename="bisogna-bloccare-chi-specula-sui-prezzi" data-post-id="2662256161" data-published-at="1688998936" data-use-pagination="False"> «Bisogna bloccare chi specula sui prezzi» «Bisogna fare presto. Gli imprenditori hanno bisogno di certezze. Devono sapere se e quando arriveranno i ristori. In caso contrario non possono programmare gli investimenti. Ma non è tutto. Occorrono interventi sul territorio per bloccare la speculazione che già vedo, sugli affitti delle case e sui materiali per la ricostruzione. In aumento le locazioni dei piani alti degli immobili, quelli più sicuri in caso di nuovi rovesci atmosferici importanti. Le nostre aziende hanno bisogno di importare manodopera dalle altre Regioni e con i rincari dei fitti, questo flusso rischia di bloccarsi». Maurizio Minghelli, presidente del Comitato piccola industria di Confindustria Emilia Romagna, indica le priorità per l’agenda del commissario, Paolo Figliuolo, dal punto di vista delle pmi. Minghelli, proprietario della Astim srl, impresa di elettronica nel settore della difesa, ha vissuto sulla propria pelle i danni dell’alluvione. «Oltre mezzo metro di acqua negli uffici, sono andati distrutti interi locali, abbiamo dovuto buttare macchinari, apparecchiature, arredi. Un danno per 400.000 euro. Non abbiamo avuto fermi produttivi perché avendo altro due stabilimenti abbiamo trasferito lì le attività, i dipendenti sono andati in smart working o ci siamo organizzati con turni e auto aziendali». Cosa chiedete a Figliuolo? «Il Commissario deve avere una dotazione economica in grado di coprire i 2 miliardi di costi già sostenuti dalla Regione. Ci sono aziende che stanno ancora smaltendo i rifiuti. Inoltre alla Regione servono almeno 9 miliardi per mettere in sicurezza il territorio, altrimenti alla prossima alluvione viene giù tutto. È fondamentale dare certezze anche per favorire l’arrivo di lavoratori da altre regioni. Il problema della carenza di manodopera, rischia di esplodere e di ostacolare l’attività». Mancanza di case? «Le abitazioni allagate saranno inutilizzabili per chissà quanto tempo con una riduzione del mercato delle locazioni. La mancanza di alloggi sta facendo esplodere i costi degli affitti soprattutto per i piani alti, ritenuti più sicuri contro le alluvioni. Temiamo poi la speculazione sui materiali per la ricostruzione. Bisogna quindi intervenire per evitare queste dinamiche». Il ruolo della Regione? «La Regione deve fare un piano di lungo termine. Non basta mettere in sicurezza i fiumi. Le frane sono state causate anche dallo stato di abbandono in cui versano le montagne che si sono spopolate, hanno perso le attività produttive. Bisogna incentivare lo sviluppo dell’industria agroalimentare in montagna, servono nuove dighe, nuovi bacini di laminazione, opere importanti che ci impegneranno nella realizzazione per i prossimi 20 anni». E i veti degli ambientalisti? «Deve parlare la scienza e l’industria, non l’ideologia».
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