L’Oms dichiara lo stato di allerta globale per il vaiolo delle scimmie a causa dei focolai in Africa, concentrati al 96% in Congo, mentre nel mondo i casi sono circa 100.000. E l’Europa corre a fare incetta di vaccini da donare. Borrell: «Ne servono 10 milioni».
L’Oms dichiara lo stato di allerta globale per il vaiolo delle scimmie a causa dei focolai in Africa, concentrati al 96% in Congo, mentre nel mondo i casi sono circa 100.000. E l’Europa corre a fare incetta di vaccini da donare. Borrell: «Ne servono 10 milioni».Nessuno ha mai saputo dire se venisse prima l’uovo o la gallina. E ormai è diventato difficile anche capire se vengano prima le malattie oppure i vaccini.Prendete il vaiolo delle scimmie. Ieri, convocato dal segretario generale dell’agenzia Onu, Tedros Adhanom Ghebreyesus, si è riunito in Svizzera un comitato di esperti dell’Oms. Intanto, il funzionario etiope ha esteso per un anno le «raccomandazioni» sanitarie in scadenza. Dopodiché, il gruppo di esperti ha ritenuto che ci fossero le condizioni per considerare l’epidemia di mpox un’emergenza d’interesse internazionale. Il che implica la possibilità di una «risposta internazionale coordinata», ossia l’eventualità che si adottino misure di contenimento. Quali? Vedremo. L’Africa era già stata messa in stato d’allerta, per via dell’aumento dei contagi nel continente, ancorché concentrato al 96% nella Repubblica democratica del Congo. Quest’anno si sono verificate oltre 14.000 infezioni, con 524 decessi. A preoccupare l’Organizzazione mondiale della sanità è la comparsa di un nuovo ceppo del virus, più letale, oltre allo scoppio di focolai in altri Paesi confinanti col Congo. Inoltre, la patologia sta colpendo anche i bambini.Certo, in Africa, con ogni probabilità, la fame è una minaccia peggiore del vaiolo delle scimmie: essa riguarda il 30% dei bimbi e arriva a uccidere due persone al giorno ogni 10.000 abitanti. Di «risposte coordinate», però, non se ne vedono. Quanto all’Europa e al Nord America, le cifre a tutto fanno pensare fuorché a un’emergenza: nel mondo i casi sono intorno a 100.00. Negli Usa, da gennaio 2022, ne sono stati registrati circa 33.200, con 60 morti; in Spagna, poco più di 8.000, con tre vittime; in Francia 4.200, in Italia 1.049, senza alcun deceduto. Eppure, un redivivo Matteo Bassetti è convinto che anche per noi il virus «potrebbe diventare un problema». La trasmissione del patogeno è collegata prevalentemente all’attività sessuale di uomini omosessuali: è a loro che viene raccomandata in via prioritaria la vaccinazione e sono anzitutto loro che dovrebbero premurarsi, se conducono una vita promiscua, di sottoporsi a entrambe le dosi del farmaco Jynneos, l’unico che ha l’ok di Fda e dell’Ema. E allora, il punto è la malattia in sé, oppure il vaccino contro la malattia? Qualche giorno fa, prima che le autorità del continente nero corressero ai ripari e prima che fosse radunato il vertice a Ginevra, l’Oms ha invitato le case farmaceutiche a richiedere, per i loro prodotti, un’autorizzazione all’uso in via emergenziale. La procedura è necessaria per «velocizzare la disponibilità di prodotti medici come i vaccini, di cui c’è bisogno in situazioni di emergenza di sanità pubblica». Lo scopo, ha spiegato ieri Tedros, è di facilitare le forniture di vaccini ai Paesi a basso reddito e di consentirne la distribuzione all’Unicef e a Gavi, il gigantesco ente di cooperazione finanziato dalla fondazione di Bill Gates. Ma va segnalato che un secondo vaccino, Acam2000, essendo fabbricato per il vaiolo «tradizionale», con una speciale licenza potrebbe al limite essere «dirottato» sul morbo dei primati. I Centers for disease control and prevention africani sono in cerca di 2 milioni di dosi. Si è mossa anche l’Ue: l’Hera, l’Autorità per la preparazione e la risposta alle emergenze sanitarie della Commissione, acquisterà e donerà 175.420 fiale, in nome della solidarietà senza confini evocata dal commissario, Stella Kyriakides. Persino l’azienda produttrice, la Bavarian Nordic, ha assicurato che metterà a disposizione, sempre attraverso l’Hera, 40.000 dosi. E forse per farsi notare, istinto che non gli è mai mancato e non gli fa difetto ora che il suo mandato è in scadenza, l’Alto rappresentante uscente dell’Unione, Josep Borrell, ha giocato al rialzo. Altro che 2 milioni di vaccini: «L’epidemia di mpox», ha detto, «è un’emergenza sanitaria in Africa: servono 10 milioni di vaccini per controllarla».La storia magari non si sta ripetendo, nel senso che difficilmente il vaiolo delle scimmie sarà il nuovo Covid. I nostri schemi, però, si ripetono eccome: le profezie di sventura delle autorità; l’attesa salvifica del vaccino, di cui l’Oms ha sottolineato l’importanza, assieme alla «sorveglianza»; le iniziative per regalare immunizzanti agli Stati in via di sviluppo. Che dopo - è successo con il coronavirus - nemmeno li usano. All’Organizzazione mondiale della sanità non si fidano del fatto che i focolai rimangano circoscritti e che, per il resto del mondo, il problema sia trascurabile. Giusta precauzione? O hanno trovato finalmente l’emergenza di cui andavano alla ricerca da quando il Sars-Cov-2 non spaventa più nessuno? La soluzione, comunque, era già pronta da un pezzo: il vaccino, ça va sans dire. È un peccato che, per il vaiolo delle scimmie, non servano le mascherine...
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