2022-06-19
Sull’emergenza gas l’Italia sa solo inseguire
Ieri i flussi dalla Russia sono tornati regolari. Martedì ci sarà il tavolo del governo per dichiarare lo stato di allarme: rischiamo di dover prendere misure drastiche come i razionamenti. Piombino si oppone all’attracco della prima nave per trasformare Lng.I flussi di gas in arrivo dalla Russia all’ingresso di Tarvisio sono rimasti costanti, ieri, attorno ai 34 milioni di metri cubi, secondo il bilancio provvisorio giornaliero di Snam. Eni ha confermato che i volumi non hanno subito variazioni rispetto al giorno precedente. Continua il flusso scarso a Passo Gries, da cui sono entrati in Italia solo 3 milioni di metri cubi. Il riempimento degli stoccaggi procede a ritmo moderato, con un ritmo compreso tra i 40 e i 50 milioni di metri cubi al giorno, circa il 20% sotto la media che sarebbe necessaria per arrivare a metà ottobre con gli stoccaggi pieni. Intanto, la prima delle due navi di rigassificazione, acquistata da Snam per 330 milioni di euro, la Golar Tundra, che ha una capacità di stoccaggio di circa 170.000 metri cubi di gas naturale liquefatto e una capacità di rigassificazione continua di 5 miliardi di metri cubi l’anno, dovrebbe essere collocata nelle acque davanti a Piombino. Il governo ha nominato giorni fa i due commissari che dovranno sovrintendere ai lavori di collegamento delle due navi con la rete nazionale di gasdotti: Stefano Bonaccini, presidente dell’Emilia Romagna, ed Eugenio Giani, presidente della Toscana. I tempi per la messa in opera non saranno brevi, si parla della primavera prossima, salvo contrattempi che iniziano già a manifestarsi: la cittadinanza è sulle barricate. Ieri si è tenuta una manifestazione in piazza Bovio, luogo simbolo, cui hanno partecipato 2.000 persone e diversi soggetti, tra cui il Comitato salute pubblica, il Comitato la piazza, il Comitato no rigassificatore, Greenpeace e la maggior parte delle sigle politiche cittadine. Il dissenso è quasi unanime. Nella città toscana sono grandi i timori per l’economia della zona, in particolare per l’allevamento ittico, nonché per l’attività dei pescatori. Anche il sindaco Francesco Ferrari, di centrodestra, è contrario alla collocazione del rigassificatore davanti a Piombino. Così, anche una delle ipotetiche «soluzioni» escogitate dal governo per sostituire il gas proveniente dalla Russia sembra non essere così agevole né così a portata di mano. Del resto, tutta l’operazione è confusa, costosa e, soprattutto, mette a rischio la stabilità del sistema. Eppure, già il 15 dicembre 2021 questo giornale avvertiva sulle prospettive difficili per il gas, invitando il governo ad avviare lo stato di emergenza: «Sperare nella mitezza dell’inverno è una scommessa che nessuno può permettersi di perdere: sta al governo di Roma smettere di sottovalutare il problema e agire». Ma non è tutto. Avendo fiutato l’aria di guerra, il 23 febbraio 2022 (il giorno prima dell’invasione dell’Ucraina) La Verità scriveva: «Nel caso estremo di interruzione totale dei flussi di gas in arrivo dalla Russia, per l’Italia l’unica soluzione a portata di mano, anche se dolorosa, è un’azione di riduzione volontaria della domanda. In estate, riduzione o azzeramento dei consumi industriali non indispensabili per risparmiare gas da iniettare in stoccaggio in vista dell’inverno, con diminuzione della produzione elettrica a gas e conseguenti riduzioni mirate dei consumi elettrici. Durante l’inverno, in aggiunta, riduzione del riscaldamento per uffici e abitazioni. Nessuno si augura questo scenario, ma un governo attento dovrebbe considerare tutte le possibilità. Tanto più ora che dal mondo del possibile siamo passati a quello del probabile». Ora, vi è da chiedersi come mai il governo arrivi solo adesso a mettere in campo contromisure che non possono che essere di ultima istanza, quindi ben più dolorose di quanto sarebbero state se attuate per tempo. La guerra si è sovrapposta a una situazione preesistente di grande stress sui mercati energetici. Considerati i prezzi fuori controllo del dicembre 2021 e la già evidente carenza prospettica di gas, il governo avrebbe potuto già allora dichiarare l’emergenza gas, anche limitandola alla cosiddetta fase di «allarme». Invece il Mite ha convocato il comitato d’emergenza solo per martedì. Se norme speciali fossero state già in vigore in inverno, l’Italia avrebbe potuto tenere alto il livello degli stoccaggi importando di più anche dalla stessa Russia, con cui i rapporti erano ancora buoni, mettendo in atto un bilanciamento del sistema che minimizzasse l’utilizzo degli stoccaggi senza influire in alcun modo sui consumi. Invece, gli stoccaggi sono stati svuotati come se il problema non esistesse e oggi il loro riempimento è a rischio, tanto che la riunione ministeriale di martedì potrebbe già sancire tagli selettivi della domanda, cioè il razionamento. Il governo è in ritardo, segue i fatti e non è mai stato in grado di anticiparli, non ha mai agito ma ha sempre e solo reagito. Non ha mai evitato gli ostacoli, è sempre andato a sbatterci. Regolarmente, l’esecutivo ha atteso che il disastro si verificasse cercando poi di mettere qualche toppa qua e là, senza grande successo. Infatti, dopo le super bollette, eccoci vicini al prossimo schianto: il razionamento. A chi, un giorno, si chiederà: «Si poteva evitare?», va detto sin d’ora che la risposta è sì.
Tedros Ghebreyesus (Ansa)
Giancarlo Tancredi (Ansa)
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