2023-04-21
Pioggia di emendamenti di Pd e M5s per non indagare su vaccini e diktat
Nico Stumpo (Imagoeconomica)
Presentate 108 richieste di modifica al testo istitutivo della commissione. Sinistra e 5 stelle, riavvicinatisi per ritardare i lavori, vogliono che l’inchiesta sorvoli su piano pandemico, profilassi e legittimità dei divieti. Basta contarli per capirne il senso: 108 emendamenti, alcuni semplicemente ridicoli, che richiedono la cancellazione o la modifica di una parola o di mezza frase. Altri, invece, decisamente più insidiosi e chiaramente pensati per avvelenare i pozzi. Ecco, questo è il contributo che i partiti dell’attuale opposizione hanno deciso di fornire alla causa della verità e della giustizia sul Covid.Come noto, nei giorni scorsi è stata finalmente elaborata la norma che prevede la «Istituzione di una Commissione parlamentare di inchiesta sulla gestione dell’emergenza sanitaria causata dalla diffusione epidemica del virus SARSCoV-2 e sulle misure adottate per prevenire e affrontare l’emergenza epidemiologica da SARS-CoV-2». Il testo unificato, a cui si è giunti dopo un percorso non semplice e dopo una serie di frizioni anche all’interno della stessa maggioranza, è abbastanza soddisfacente. Cosa più importante, prevede che la commissione di inchiesta possa occuparsi anche della campagna vaccinale (argomento su cui, in un primo momento, gli esponenti della Lega si erano mostrati scettici per non dire contrari). È scritto con chiarezza: fra i compiti della commissione ci sarà quello di «svolgere indagini relative agli acquisti delle dosi di vaccino destinate all’Italia nonché all’efficacia del piano vaccinale predisposto». Non solo. È previsto anche che i parlamentari designati si occupino di «verificare e valutare il rispetto dei diritti umani e delle libertà fondamentali costituzionalmente garantite nella adozione e applicazione delle misure di contenimento adottate dal governo nelle fasi iniziali e successive della pandemia». E pure che essi provvedano a «verificare l’eventuale conflitto di interesse tra i componenti degli organi tecnici governativi, associazioni di categoria, case farmaceutiche». Insomma, a queste condizioni gli strumenti per svolgere un lavoro di inchiesta approfondito che s’addentri in tutti i luoghi oscuri della maledetta emergenza Covid ci sono tutti.I problemi, tuttavia, non sono certo finiti qui. Sin dall’inizio il Partito democratico, i fedelissimi di Roberto Speranza e pure i Cinque stelle hanno dichiarato apertamente che avrebbero fatto di tutto per ostacolare l’inchiesta. Il sincero democratico Nico Stumpo, ad esempio, mise le carte in tavola già il primo giorno in cui fu affrontata la questione in Parlamento. A suo dire, la commissione d’inchiesta non si doveva fare, poiché è «inaccettabile che le istituzioni rappresentative vengano utilizzate a fini propagandistici, rivendicativi, come una clava da abbattere contro l’avversario politico di turno». Per passare dalle parole ai fatti non è servita molto strada. Partito democratico e Movimento 5 stelle a febbraio e marzo hanno cominciato con l’ostruzionismo. Nel tentativo di impedire che la commissione si costituisse, hanno richiesto audizioni preventive, convocando esperti disposti a sostenere l’inutilità di una indagine sulla gestione del Covid. Le audizioni si sono svolte, e ovviamente sono risultate del tutto superflue, anche perché i più avevano già espresso pubblicamente la propria contrarietà all’inchiesta. Ma lo scopo era, appunto, quello di far perdere tempo. A dirla tutta, rispetto ad altri casi il percorso per giungere all’istituzione della commissione è stato abbastanza veloce, benché parecchio accidentato. Come si diceva, si è arrivati alla formulazione di una proposta unitaria che è passata in commissione Affari sociali. Si può partire con i lavori, dunque? Non ancora. Prima di iniziare bisogna esaminare e discutere gli emendamenti al testo, e quelli presentati dall’opposizione sono, appunto, 108.Alcuni di questi sono francamente irritanti se non offensivi. Qualche piccolo esempio. Il primo articolo della norma che istituisce la commissione d’inchiesta spiega che questa si dovrà occupare della «gestione dell’emergenza sanitaria causata dalla diffusione epidemica del virus SARS-CoV-2» e del «mancato aggiornamento del piano pandemico nazionale». Ebbene, il Pd con un emendamento firmato - tra gli altri - del solito Nico Stumpo e da Marco Furfaro pretende di modificare l’articolo, imponendo che si indaghi sul piano pandemico, ma soltanto «sugli aspetti al momento non oggetto d’inchiesta o di indagine da parte dell’autorità giudiziaria». In pratica, i dem chiedono che la commissione non si occupi della questione piano pandemico. Per la serie evviva la trasparenza.Persino peggiore è l’emendamento da Marianna Ricciardi e altri pentastellati. La commissione dovrebbe «verificare e valutare le misure di contenimento adottate dal governo nelle fasi iniziali e successive della pandemia individuando eventuali obblighi e restrizioni carenti di giustificazione in base ai criteri della ragionevolezza, della proporzionalità e dell’efficacia, contraddittori, contrastanti con i principi costituzionali o valutando se forniti di adeguato fondamento scientifico». In sostanza, l’indagine dovrebbe chiarire se restrizioni, obblighi e discriminazioni siano stati giustificati e legittimi. Ebbene, i Cinque stelle pretendono che il testo sia modificato, specificando che la commissione dovrà indagare sugli obblighi ma «anche alla luce delle sentenze della Corte Costituzionale che più volte hanno ribadito che le limitazioni imposte non prefiguravano una violazione dell’articolo 13 della Costituzione». È come dire che il Parlamento dovrebbe esaminare la questione obblighi che però è già stata risolta dalla Consulta, quindi tanto vale lasciar perdere.Questo è il tenore delle proposte, quasi tutte volte a depotenziare e sabotare la commissione. E, più in generale, a perdere tempo. Il problema principale è proprio questo: per essere efficace, l’indagine deve procedere spedita, e Pd e Cinque stelle stanno provando a impedirlo, rallentando persino le procedure istitutive. Galeazzo Bignami, viceministro di Fdi e principale promotore della Commissione, dice che gli emendamenti «verranno valutati nel merito». Ma non gli si può dare torto quando spiega che il rischio è che si sviluppi «un dibattito su ogni singolo emendamento che si tradurrà in molto tempo speso in questa fase». Insomma, «viene il dubbio che qualcuno voglia allungare i tempi quanto più possibile. Perché se non ci manca la determinazione e non ci manca la volontà rischia di mancarci il tempo. La durata della commissione coincide con quella legislatura e se la legislatura dovesse terminare prima che la commissione abbia completato i lavori, tutto diventa vano».Questo tema non riguarda soltanto l’opposizione che - anche legittimamente - fa ostruzionismo. Ma pure tutti coloro che vorrebbero contribuire alle indagini della commissione: movimenti, studiosi, comitati. «È necessario che tutti coloro che vogliono essere auditi e tutte le esperienze che vogliono far sentire la propria voce si organizzino», dice Bignami. «Certamente ci sarà la possibilità di mandare contributi che verranno esaminati e valutati. Ma poi c’è la fase dell’audizione che significa essere convocati in presenza ed essere sentiti dalla Commissione. Ed è chiaro che se si presentano centinaia di soggetti e dobbiamo ascoltare tutti, il tempo non ci basta. Il paradosso rischia di diventare che a voler dare voce ad ogni singola associazione, gruppo, comitato, persona poi si fa il gioco di chi non vuole che la Commissione raggiunga i propri obiettivi». Occorre fare bene e scendere in profondità, certo. Ma occorre anche fare presto: ci sono verità che attendono da fin troppo tempo di essere svelate.
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