Le Borse vanno in rosso. L'ex Fed, Janet Yellen, prevede tassi in rialzo, ma ad agitare i listini è anche il rifiuto del patron della Tesla di accettare Bitcoin. Un modo per stabilizzare il costo delle materie prime visto che i prezzi al consumo negli Usa sono saliti del 4,2%
Le Borse vanno in rosso. L'ex Fed, Janet Yellen, prevede tassi in rialzo, ma ad agitare i listini è anche il rifiuto del patron della Tesla di accettare Bitcoin. Un modo per stabilizzare il costo delle materie prime visto che i prezzi al consumo negli Usa sono saliti del 4,2%«Sell in may and go away», vendi a maggio e scappa, è un vecchio adagio delle sale operative di Borsa che consiglia di vendere a maggio e stare buoni in liquidità per i successivi sei mesi, spostandola ad esempio sui titoli di Stato, per ricominciare a comprare a novembre. Strategia che ieri mattina sembravano aver seguito gli investitori in Piazza Affari. Il FtseMib ha aperto in rosso (-1%) per poi aumentare subito le perdite in mattinata arrivando a cedere oltre il 2% per poi riprendere quota attorno a ora di pranzo grazie all'uscita di alcune trimestrali molto positive come quella di Nexi ma anche per la risalita dei future sugli indici americani. A metà pomeriggio Milano ha così riagganciato la parità in scia all'apertura positiva di Wall Street trainata dai dati migliori delle attese sull'occupazione e ha archiviato la seduta con un +0,14%, comunque sotto i massimi di seduta con lo spread in aumento a 117 punti dai 115 della chiusura precedente. Parigi ha chiuso a +0,14%, Francoforte a +0,33%, Londra a -0,59%, Madrid -0,47% e Amsterdam a -0,08 per cento.In realtà, più che i motti da decani delle sale operative, a scuotere i mercati è stata la pubblicazione dei dati relativi all'inflazione Usa del mese di aprile, ampiamente sopra il consenso, e il sell-off su petrolio e materie prime. I prezzi al consumo negli Stati Uniti sono saliti del 4,2% tendenziale, con l'aumento mensile maggiore dal 2009, la domanda ora è se si tratti di un rialzo temporaneo (con l'aumento dei prezzi delle materie prime) o strutturale, questione decisiva per le prossime mosse delle banche centrali. L'aumento ha infatti amplificato i timori che la Fed possa avviare prima del previsto il ritiro degli stimoli. Nella giornata di mercoledì, intanto, il Nasdaq ha ceduto oltre il 2,6%, con anche S&P 500 e Dow Jones in ribasso di circa due punti percentuali. Anche la Borsa di Tokyo, come tutte le altre piazze asiatiche è affondata, con la media del Nikkei che ha toccato il minimo di quattro mesi, Ieri mattina l'onda è dunque arrivata fino al Vecchio Continente dove l'azionario europeo, che il giorno prima si era salvato dalle vendite grazie alla revisione al rialzo delle stime di crescita da parte della Commissione Ue, ha iniziato a scambiare in forte calo.In realtà è dai primi di marzo che lo spauracchio dell'inflazione ha iniziato a salire mettendo in agitazione i mercati. Fed e Bce hanno sempre gettato acqua sul fuoco assicurando che si tratta di «fattori temporanei». La prima voce fuori dal coro all'inizio di questo mese è stata però quella della segretaria al Tesoro Usa, Janet Yellen, ex numero uno della Fed: «Può darsi che i tassi di interesse debbano aumentare un po' per assicurarsi che la nostra economia non si surriscaldi», ha detto la Yellen, facendo impennare i mercati e mandando a picco i titoli tecnologici. La stessa Yellen si è subito corretta. Ma secondo molti analisti, la segretaria al Tesoro Usa ha fatto una dichiarazione scontata: negli Usa le vaccinazioni stanno procedendo velocemente, i lockdown rientrano, l'economia sta tornando alla normalità e lo sta facendo così rapidamente da causare colli di bottiglia e problemi di approvvigionamento per quanto riguarda le materie prime, i chip e la manodopera. Insomma, come ha evidenziato anche il Financial Times, la Yellen ha solo detto ad alta voce quello che in molti pensano e cioè che la prossima mossa sui tassi di interesse americani sarà verso l'alto e non verso il basso. Di certo, il riposizionamento sui mercati ha preso corpo. A muovere i listini, però, è stata anche una variabile esterna che si chiama Elon Musk. Il vulcanico amministratore delegato di Tesla ha detto che la casa automobilistica non accetterà più Bitcoin per gli acquisti di auto a causa della poca sostenibilità ambientale dell'attività di mining. «La criptovaluta è una buona idea a molti livelli e crediamo che abbia un futuro promettente, ma questo non può avere un grande costo per l'ambiente», ha twittato Musk, citando in particolare la sua preoccupazione per l'uso del carbone. In sostanza, ci vuole troppa energia per crearne di nuove, altrettanta ce ne vuole per gestire le transazioni. Curioso, perché lo scorso febbraio proprio Musk aveva aperto alla possibilità di comprare Tesla in Bitcoin, annunciando inoltre che la propria società aveva investito 1,5 miliardi di dollari nella criptovaluta. Ieri i Bitcoin sono subito andati giù, perdendo fino al 15% e crollando del 22% rispetto al record storico di 65.000 dollari toccato in aprile. Non solo è bastato un tweet di Musk per mandare in fumo circa 370 miliardi di dollari del valore delle criptovalute. Ma la mossa del patron di Tesla favorirà anche l'allentamento della tensione nel mercato dei chip in ragione dello stretto legame tra il mining della criptovaluta e l'acquisto di semiconduttori. Sell in may and tweet away.
Massimo Doris (Imagoeconomica)
Secondo la sinistra, Tajani sarebbe contrario alla tassa sulle banche perché Fininvest detiene il 30% del capitale della società. Ma Doris attacca: «Le critiche? Ridicole». Intanto l’utile netto cresce dell’8% nei primi nove mesi, si va verso un 2025 da record.
Nessun cortocircuito tra Forza Italia e Banca Mediolanum a proposito della tassa sugli extraprofitti. Massimo Doris, amministratore delegato del gruppo, coglie l’occasione dei conti al 30 settembre per fare chiarezza. «Le critiche sono ridicole», dice, parlando più ai mercati che alla politica. Seguendo l’esempio del padre Ennio si tiene lontano dal teatrino romano. Spiega: «L’anno scorso abbiamo pagato circa 740 milioni di dividendi complessivi, e Fininvest ha portato a casa quasi 240 milioni. Forza Italia terrebbe in piedi la polemica solo per evitare che la famiglia Berlusconi incassi qualche milione in meno? Ho qualche dubbio».
Giovanni Pitruzzella (Ansa)
Il giudice della Consulta Giovanni Pitruzzella: «Non c’è un popolo europeo: la politica democratica resta ancorata alla dimensione nazionale. L’Unione deve prendere sul serio i problemi urgenti, anche quando urtano il pensiero dominante».
Due anni fa il professor Giovanni Pitruzzella, già presidente dell’Autorià garante della concorrenza e del mercato e membro della Corte di giustizia dell’Unione europea, è stato designato giudice della Corte costituzionale dal presidente della Repubblica. Ha accettato questo lungo colloquio con La Verità a margine di una lezione tenuta al convegno annuale dell’Associazione italiana dei costituzionalisti, dal titolo «Il problema della democrazia europea».
Ansa
Maurizio Marrone, assessore alla casa della Regione Piemonte in quota Fdi, ricorda che esiste una legge a tutela degli italiani nei bandi. Ma Avs la vuole disapplicare.
In Italia non è possibile dare più case agli italiani. Non appena qualcuno prova a farlo, subito si scatena una opposizione feroce, politici, avvocati, attivisti e media si mobilitano gridando alla discriminazione. Decisamente emblematico quello che sta avvenendo in Piemonte in queste ore. Una donna algerina sposata con un italiano si è vista negare una casa popolare perché non ha un lavoro regolare. Supportata dall’Asgi, associazione di avvocati di area sorosiana sempre in prima fila nelle battaglie pro immigrazione, la donna si è rivolta al tribunale di Torino che la ha dato ragione disapplicando la legge e ridandole la casa. Ora la palla passa alla Corte costituzionale, che dovrà decidere sulla legittimità delle norme abitative piemontesi.
Henry Winkler (Getty Images)
In onda dal 9 novembre su History Channel, la serie condotta da Henry Winkler riscopre con ironia le stranezze e gli errori del passato: giochi pericolosi, pubblicità assurde e invenzioni folli che mostrano quanto poco, in fondo, l’uomo sia cambiato.
Il tono è lontano da quello accademico che, di norma, definisce il documentario. Non perché manchi una parte di divulgazione o il tentativo di informare chi stia seduto a guardare, ma perché Una storia pericolosa (in onda dalle 21.30 di domenica 9 novembre su History Channel, ai canali 118 e 409 di Sky) riesce a trovare una sua leggerezza: un'ironia sottile, che permetta di guardare al passato senza eccessivo spirito critico, solo con lo sguardo e il disincanto di chi, oggi, abbia consapevolezze che all'epoca non potevano esistere.






