2025-02-11
Elodie attacca la Meloni a Sanremo e i giornalisti applaudono
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Elodie (Ansa)
Come ogni edizione del Festival di Sanremo che si rispetti, anche quella appena cominciata non riesce a fare a meno di tenere fuori dall'Ariston la politica e le inevitabili conseguenti polemiche. Alla vigilia della prima serata, durante la conferenza stampa di rito di uno dei 29 artisti, è avvenuto un episodio quantomeno bizzarro. La cantante Elodie, nel rispondere a una domanda dell'inviato di Striscia la notizia, Enrico Lucci, che le chiedeva se mai voterebbe Giorgia Meloni, ha risposto con un secco: «Mai. Nemmeno se mi tagliassero una mano». Una risposta che è stata impropriamente accolta con un applauso degli altri giornalisti presenti nella sala stampa Lucio Dalla di Sanremo.
Il video con l'anteprima dell'accaduto è stato trasmesso nella puntata del tg satirico di Canale 5 in onda nella prima serata di martedì; mentre per il servizio completo bisognerà aspettare l'edizione di mercoledì.
Anche l'associazione delle Giornaliste italiane non ci sta: «Applausi alla conferenza stampa di Elodie a Sanremo quando la cantante ha attaccato Giorgia Meloni. Forse i colleghi pensavano di stare a un comizio e non in una sala stampa, dove il rigore è sempre richiesto e dove la professione dovrebbe essere esercitata nel massimo rispetto della deontologia e anche della democrazia».
Le polemiche a sfondo politico al Festival sembrano dover essere più importanti delle canzoni e della gara. Anche durante la loro conferenza stampa, Carlo Conti e Gerry Scotti, rispettivamente conduttore e co-conduttore del Festival, hanno dovuto spegnerne una sul nascere, quando un giornalista ha utilizzato il suo spazio per fare la domanda chiedendo alla coppia se si sentissero antifascisti. Conti e Scotti hanno sì risposto di esserlo, ma hanno redarguito il cronista dicendo che si è trattato di una domanda «anacronistica».
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L'episodio dopo che la cantante aveva risposto a una domanda in conferenza stampa affermando che non voterebbe Giorgia Meloni «nemmeno se le tagliassero una mano».Come ogni edizione del Festival di Sanremo che si rispetti, anche quella appena cominciata non riesce a fare a meno di tenere fuori dall'Ariston la politica e le inevitabili conseguenti polemiche. Alla vigilia della prima serata, durante la conferenza stampa di rito di uno dei 29 artisti, è avvenuto un episodio quantomeno bizzarro. La cantante Elodie, nel rispondere a una domanda dell'inviato di Striscia la notizia, Enrico Lucci, che le chiedeva se mai voterebbe Giorgia Meloni, ha risposto con un secco: «Mai. Nemmeno se mi tagliassero una mano». Una risposta che è stata impropriamente accolta con un applauso degli altri giornalisti presenti nella sala stampa Lucio Dalla di Sanremo.Il video con l'anteprima dell'accaduto è stato trasmesso nella puntata del tg satirico di Canale 5 in onda nella prima serata di martedì; mentre per il servizio completo bisognerà aspettare l'edizione di mercoledì.Anche l'associazione delle Giornaliste italiane non ci sta: «Applausi alla conferenza stampa di Elodie a Sanremo quando la cantante ha attaccato Giorgia Meloni. Forse i colleghi pensavano di stare a un comizio e non in una sala stampa, dove il rigore è sempre richiesto e dove la professione dovrebbe essere esercitata nel massimo rispetto della deontologia e anche della democrazia».Le polemiche a sfondo politico al Festival sembrano dover essere più importanti delle canzoni e della gara. Anche durante la loro conferenza stampa, Carlo Conti e Gerry Scotti, rispettivamente conduttore e co-conduttore del Festival, hanno dovuto spegnerne una sul nascere, quando un giornalista ha utilizzato il suo spazio per fare la domanda chiedendo alla coppia se si sentissero antifascisti. Conti e Scotti hanno sì risposto di esserlo, ma hanno redarguito il cronista dicendo che si è trattato di una domanda «anacronistica».
Container in arrivo al Port Jersey Container Terminal di New York (Getty Images)
La maxi operazione nella favela di Rio de Janeiro. Nel riquadro, Gaetano Trivelli (Ansa)
Nicolas Maduro e Hugo Chavez nel 2012. Maduro è stato ministro degli Esteri dal 2006 al 2013 (Ansa)
Un disegno che ricostruisce i 16 mulini in serie del sito industriale di Barbegal, nel Sud della Francia (Getty Images)
Situato a circa 8 km a nord di Arelate (odierna Arles), il sito archeologico di Barbegal ha riportato alla luce una fabbrica per la macinazione del grano che, secondo gli studiosi, era in grado di servire una popolazione di circa 25.000 persone. Ma la vera meraviglia è la tecnica applicata allo stabilimento, dove le macine erano mosse da 16 mulini ad acqua in serie. Il sito di Barbegal, costruito si ritiene attorno al 2° secolo dC, si trova ai piedi di una collina rocciosa piuttosto ripida, con un gradiente del 30% circa. Le grandi ruote erano disposte all’esterno degli edifici di fabbrica centrali, 8 per lato. Erano alimentate da due acquedotti che convergevano in un canale la cui portata era regolata da chiuse che permettevano di controllare il flusso idraulico.
Gli studi sui resti degli edifici, i cui muri perimetrali sono oggi ben visibili, hanno stabilito che l’impianto ha funzionato per almeno un secolo. La datazione è stata resa possibile dall’analisi dei resti delle ruote e dei canali di legno che portavano l’acqua alle pale. Anche questi ultimi erano stati perfettamente studiati, con la possibilità di regolarne l’inclinazione per ottimizzare la forza idraulica sulle ruote. La fabbrica era lunga 61 metri e larga 20, con una scala di passaggio tra un mulino e l’altro che la attraversava nel mezzo. Secondo le ipotesi a cui gli archeologi sono giunti studiando i resti dei mulini, il complesso di Barbegal avrebbe funzionato ciclicamente, con un’interruzione tra la fine dell’estate e l’autunno. Il fatto che questo periodo coincidesse con le partenze delle navi mercantili, ha fatto ritenere possibile che la produzione dei 16 mulini fosse dedicata alle derrate alimentari per i naviganti, che in quel periodo rifornivano le navi con scorte di pane a lunga conservazione per affrontare i lunghi mesi della navigazione commerciale.
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