2025-02-19
Elly si autocensura per salvare il partito. Ma sul Jobs act rischia di affondare
I dem sono divisi su tutto e la Schlein si lascia andare a banalità per non scontentare nessuno. Landini la marca sul referendum.Se potesse dire quello che pensa, Elly Schlein confesserebbe di essere felice della accelerazione impressa da Donald Trump ai negoziati con la Russia per la pace in Ucraina. Sgomberare il campo dalla guerra è infatti indispensabile per allearsi alle Politiche 2027 con Giuseppe Conte e giocarsi la partita con Giorgia Meloni senza avere il braccio legato dietro la schiena, come invece scelse di fare Enrico Letta nel 2022, sacrificando sull’altare dell’atlantismo e del draghismo ogni chance di vittoria, staccandosi dal M5s e consegnando al centrodestra la vittoria in quasi tutti i collegi uninominali. Altra inconfessabile speranza di Elly è che Giorgia Meloni proponga una legge elettorale con il premio di maggioranza per scongiurare il rischio che le Politiche 2027 si concludano con un sostanziale pareggio, con conseguente governo delle larghe intese. Mentre culla questi sogni, però, Elly deve fare i conti con la dura realtà, quella di un centrosinistra litigioso e afono, incapace di proporre qualcosa di interessante, diviso su tutto, a partire dalla politica estera. Pensiamo al vertice di Parigi: la Schlein, a capo del partito più appiattito sull’Unione europea, a Repubblica rilascia dichiarazioni all’insegna della più disarmante banalità. «Giorgia Meloni», dice Elly, «venga a dire in Aula da che parte sta. Se ha deciso di indossare la maglia dell’Europa o il cappellino di Trump». E l’aumento delle spese militari? La Schlein è d’accordo con la necessità di una difesa comune europea che «però, attenzione, non è la corsa al riarmo dei singoli Stati a cui abbiamo assistito finora». «La difesa comune», aggiunge la segretaria del Pd, «è necessaria. A una condizione, però: che non si acceleri solo su questo, magari a scapito della spesa sociale. Il Pse non lo accetterebbe mai». Due «però» in poche righe: Elly non può prendere posizioni nette perché nel suo partito ci sono opinioni molto diverse. L’europarlamentare Pd Marco Tarquinio, ad esempio, affida al Timone considerazioni diametralmente opposte rispetto a quelle della Schlein. «Nel vertice di Parigi», attacca Tarquinio, «sono andate in scena le divisioni armate dell’Europa. L’Europa che si riarma, ma che non ha una politica per utilizzare neanche la forza che si vorrebbe dare. L’aumento della spesa militare? È orientato», aggiunge Tarquinio, «a riempire anche le tasche dei produttori di armi americane, lo dico in maniera anche un po’ ruvida, ma è bene che si capisca». Un po’ ruvido, per tornare in Italia, è pure il leader della Cgil Maurizio Landini, che interpellato sulla manifestazione delle opposizioni proposta da Giuseppe Conte, alla quale la Schlein ha detto (tiepidamente) di essere pronta ad aderire, risponde secco: «Questa è una cosa che fanno i partiti, che lo facciano se hanno l’intenzione di farlo, hanno degli argomenti». Par di capire che la Cgil non ha intenzione di contribuire a riempire le piazze di partiti che non ricambiano lo sforzo sui referendum, a partire da quello sull’abolizione del Jobs act, firmato sì dalla Schlein ma che vede l’assoluta contrarietà di una parte consistente del Pd, a partire da riformisti come Stefano Ceccanti e cattolici come Graziano Delrio, quelli per intenderci che non fanno finta di dimenticare che fu proprio il Pd, a guida Matteo Renzi, ad approvare la legge che ora si vorrebbe abrogare. Landini lascia chiaramente trasparire la sua irritazione. «Noi insieme alla Uil», argomenta il leader della Cgil, «abbiamo proclamato uno sciopero generale e mi sembra che le ragioni che hanno portato allo sciopero siano sotto gli occhi di tutti: la manovra del governo ha peggiorato le condizioni di vita e di lavoro delle persone. Lo strumento per indicare che c’è la volontà di maggioranza di questo Paese di cambiare le cose si chiama referendum. Mi rivolgo a tutte le forze politiche, di governo e di opposizione», tiene a precisare Landini, «perché troverei inaccettabile se, di fronte a un referendum, arrivassero a un certo punto a dire alla gente di non andare a votare. Credo che sia importante che ognuno decida». I toni polemici di Landini verso l’opposizione sono insolitamente decisi: «Noi», sottolinea, «abbiamo delle nostre piattaforme che abbiamo discusso con tutti. Non siamo un sindacato di governo o di opposizione, siamo un sindacato democratico che costruisce le proposte insieme alle persone che intende rappresentare. Poi abbiamo delle proposte e siamo pronti a fare battaglie comuni. Penso a quella contro l’autonomia differenziata: l’abbiamo fatta con tutti quelli che con noi partecipavano». Allargando l’orizzonte, le fratture tra i promessi sposi del centrosinistra diventano voragini, con il M5s e Avs assai tiepidi sulla posizione oltranzista di Macron & C. sull’Ucraina, e Renzi e Carlo Calenda schierati invece sul fronte opposto. Già divisi al loro interno, i dem devono fare i conti con un centrosinistra che ha idee diverse su tutti i dossier più importanti di politica interna e estera. Per Elly Schlein le prossime settimane si annunciano molto difficili.
«The Iris Affair» (Sky Atlantic)
La nuova serie The Iris Affair, in onda su Sky Atlantic, intreccia azione e riflessione sul potere dell’Intelligenza Artificiale. Niamh Algar interpreta Iris Nixon, una programmatrice in fuga dopo aver scoperto i pericoli nascosti del suo stesso lavoro.