2025-06-03
Mentre l’Eliseo fa propaganda Parigi brucia
La polizia francese in azione durante gli scontri sugli Champs-Elysees dopo la vittoria del Psg (Ansa)
Prima il presidente usa lo slang delle banlieu («Champion mon frère!») per celebrare il successo nella finale con l’Inter, poi invoca il pugno duro contro la devastazione. Il solito equilibrismo che negli anni ha portato al caos migratorio in Francia.Le devastazioni dopo la finale di Champions League, nella quale l’Inter è stata umiliata dal Paris-Saint-Germain con un risultato di 5 a 0, hanno nuovamente dimostrato che per il presidente francese Emmanuel Macron, l’equilibrismo è ormai un obbligo. Pur avendo tutte le ragioni per fare festa e celebrare la vittoria della loro squadra del cuore, delle orde di giovani delle banlieue hanno assaltato varie zone di Parigi e di altre città francesi lasciando dietro di loro un bilancio fatto di morti, feriti e devastazioni varie. Nonostante la gravità dei fatti, il capo dello Stato francese si è comportato come se volesse inviare dei segnali a una parte dei francesi.Poco dopo la fine della partita, il leader transalpino aveva esultato su X per la vittoria dei parigini, usando il linguaggio da banlieue o da spogliatoio. «Champion mon frère!» ha esordito Macron, salutando «il giorno di gloria per il Psg!». Dopo essersi detto fiero dell’exploit della squadra di proprietà qatarina, Macron è sembrato voler riproporre una volta di più i suoi sogni egemonici sul Vecchio continente dichiarando: «Stasera Parigi è la capitale d’Europa». L’esclamazione iniziale di Macron, che in italiano risulterebbe pressapoco come «bella fraté, campione!», ha suscitato stupore. Per l’avvocato e opinionista Gilles-William Goldanel, il messaggio presidenziale era assolutamente fuori luogo visto che «quando ha twittato si sapeva già che le cose stavano andando molto male» a Parigi e in altre città transalpine. Come detto, la condanna presidenziale per la prima ondata di violenze è arrivata solo nella prima serata di domenica. All’Eliseo, circondato dai giocatori e dal presidente del Psg, il qatarino Nasser al-Khelaïfi, Macron ha parlato di «violenze inaccettabili» e promesso che «la risposta dello Stato sarà all’altezza. Saremo implacabili, ricercheremo e puniremo i responsabili della devastazione».Ma il tono marziale di Macron non è servito a granché, visto che domenica sera Parigi e varie città d’Oltralpe sono state di nuovo il teatro di violenze. Il bilancio delle due nottate di «festa» per la vittoria del Psg sembrava un bollettino di guerra. In totale, in tutta la Francia, ci sono stati: 563 fermati, due morti, vari feriti anche gravi, vetrine sfondate, auto bruciate, fuochi d’artificio sparati illegalmente nel mezzo delle città.Le proporzioni di queste violenze inducono a fare due riflessioni. La prima è che, nonostante tutta la loro buona volontà di fronte alle orde venute dalle banlieue, i 5.000 agenti delle forze dell’ordine schierati dal ministero dell’Interno, non hanno potuto fare molto. La seconda riflessione è che le scene di guerriglia per la vittoria del Psg contro l’Inter, si sono verificate giusto pochi giorni dopo la presentazione del rapporto governativo intitolato: «I Fratelli Musulmani e l’islamismo politico in Francia», del quale si è parlato nell’edizione di ieri de La Verità. Ebbene, alla luce di quanto scritto nel documento reso pubblico la settimana scorsa, ciò che è accaduto nel weekend in Francia (ma anche dopo la finale di Champions del 2022) ricorda gli auspici espressi già negli anni Sessanta da Sayyid Qutb, l’ideologo dell’islamismo radicale dei Fratelli musulmani. Nel libro «Pietre miliari», Qutb parlava tra l’altro dell’importanza della massa nel processo di islamizzazione del mondo. Ovviamente sarebbe sbagliato dire che gli autori delle violenze dello scorso weekend appartengano ad una sola religione. Ma la lettura del rapporto sui Fratelli Musulmani e alcune foto o video realizzati nelle nottate di sommosse, invitato a riflettere. Ad esempio, il documento governativo sulle infiltrazioni islamiste afferma come il conflitto israelo-palestinese sia un «catalizzatore dell’antisionismo storicamente portato avanti dalla Fratellanza». Durante la partita di sabato e nelle due notti di sommosse, sugli spalti del Psg e nelle strade francesi, si sono viste sventolare delle bandiere palestinesi. «La bandiera palestinese è il simbolo dei rivoltosi, un richiamo di bande islamiste determinate a sfidare le istituzioni repubblicane» francesi, ha scritto il sindaco di Chalon-sur-Saône, Gilles Platret, per motivare il divieto dell’uso del vessillo del territorio mediorientale sul territorio del comune da lui amministrato. Ma le ordinanze del sindaco di una cittadina della Borgogna, non possono competere con gli annunci fatti da Macron, proprio in tema di Palestina. Qualche giorno fa, durante la visita ufficiale a Singapore, il presidente francese ha dichiarato che il riconoscimento dello Stato di Palestina è «un dovere morale», nonché «una esigenza politica» e ha invitato i governi europei a «inasprire la loro posizione collettiva» nei confronti di Israele. Anche dopo la strage di civili innocenti israeliani compiuta dai terroristi di Hamas, Macron aveva partecipato solo con il pensiero» alla marcia contro l’antisemitismo del novembre 2023. Non va dimenticato poi che, tra il primo e il secondo turno delle elezioni anticipate del 2024, il partito macronista non aveva esitato a stringere alleanze elettorali con La France Insoumise, il partito di estrema sinistra noto per le uscite al limite dell’antisemitismo, per sbarrare la strada a Marine Le Pen. Che siano tutti esercizi di equilibrismo per tenersi buone le banlieue?
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