2018-09-21
Eliminare la protezione umanitaria non è cattiveria, è un atto di giustizia
Rinviato a lunedì l'approdo in Cdm dei decreti sicurezza e immigrazione. Ma già infuria la polemica. In realtà, le misure volute da Matteo Salvini sono un concentrato di buon senso. E fanno risparmiare 1,5 miliardi. Se le stesse identiche proposte le avesse avanzate - tanto per citare un nome emblematico - Marco Minniti, probabilmente sarebbero state accolte da battiti di mani. Magari qualche mugugno qua e là l'avremmo udito, certo, ma per lo più si sarebbe parlato di provvedimenti di buon senso, indispensabili per il bene del Paese. Solo che a ideare i decreti su immigrazione e sicurezza è stato Matteo Salvini, motivo per cui ci siamo trovati in piena emergenza democratica. Sono piovute critiche dall'Anci (l'associazione dei Comuni), dai movimenti di sinistra, dal mondo cattolico. E di certo non aiuta il fatto che ieri il Papa abbia di nuovo tirato in ballo l'emergenza razzismo, parlando del «dilagare di nuove forme di xenofobia». C'è persino un gruppo di 40 professori del Belgio che - tramite Repubblica e altre testate europee - ha indirizzato una lettera al ministro per ricordargli che anche gli italiani furono migranti (già, peccato che i nostri connazionali, quando si recavano in Belgio, lo facevano per lavorare dietro richiesta del Paese ospite...). I due testi di legge, a differenza di quanto annunciato, non sono stati discussi ieri. Ufficialmente per «cortesia istituzionale», viste le assenze del vicepremier, Luigi Di Maio, e del premier, Giuseppe Conte. Saranno sottoposti al vaglio del Consiglio dei ministri lunedì, ma intanto si è già scatenata la buriana. A leggere certi giornali, ieri, sembrava che il Viminale avesse elaborato nuove leggi razziali. «Senza protezione. Via la tutela umanitaria per i richiedenti asilo», titolava Avvenire, quasi che Salvini avesse stabilito di abbandonare i migranti in mezzo alla strada in balia degli agenti atmosferici. In realtà, stando a quanto filtra dal ministero, le tutele per gli stranieri restano. O, meglio, rimangono quelle previste dai trattati internazionali, cioè la protezione internazionale e quella sussidiaria. È prevista, invece, l'«abrogazione dei permessi di soggiorno per motivi umanitari». Si tratta di una tutela residuale, che dovrebbe essere concessa in casi eccezionali ai migranti che non hanno diritto alle altre due forme di protezione. Il problema è che in questi anni le commissioni territoriali per l'asilo ne hanno abusato alla grande. Come noto, sono più gli stranieri che hanno ottenuto il permesso umanitario (28% del totale dei richiedenti fino a metà di quest'anno) di tutti gli altri. I risultati di tale abuso li conosciamo: criminali in libertà. Giusto due giorni fa, a Piacenza, è stato arrestato un ventunenne della Nuova Guinea con permesso umanitario che passava il tempo a spacciare droga. Ieri, poi, a Trieste, sono stati arrestati altri sette spacciatori: sei pachistani e un afghano. Tutti tranne uno godevano della protezione umanitaria. Potremmo andare avanti all'infinito a raccontare casi del genere, ma già questi due episodi bastano a capire quali e quanti danni abbia prodotto tale «eccesso di protezione». Nel nostro Paese, tuttavia, c'è ancora chi finge di non capire. Ad esempio Mario Morcone, ex prefetto attualmente a capo del Consiglio italiano dei rifugiati. Questo signore, per chi non se lo ricordasse, a partire dal 2014 fino al gennaio 2017, si è occupato della gestione dei flussi migratori per conto del Viminale. Che ora si occupi di tutelare gli interessi degli stranieri la dice lunga sulla sua impostazione politica, e sul modo in cui ha affrontato l'invasione. Morcone, sempre dalle pagine di Avvenire, si è avventato contro Salvini, spiegando che il suo decreto è «incostituzionale». «Se venisse abolita la protezione umanitaria», ha detto, «ci priverebbe di uno strumento fondamentale, l'inclusione di chi si è comportato bene, ha trovato un posto di lavoro e conduce una vita normale partecipando allo sviluppo del Paese». Semplicemente, è falso. Intanto perché, come abbiamo visto, dei permessi umanitari per lo più beneficiano persone immeritevoli, che spesso convincono le commissioni con scuse assurde (dalla presunta omosessualità ai litigi con i parenti nella terra natia). Ma c'è di più: il decreto immigrazione di Salvini, infatti, prevede che la protezione umanitaria sia sostituita con «permessi per meriti civili o per cure mediche o se il Paese di origine vive una calamità naturale». Dunque gli stranieri particolarmente meritevoli potranno comunque essere premiati. Perderanno la tutela i cosiddetti «profughi vacanzieri», cioè coloro che ottengono la protezione millantando di essere perseguitati a casa propria, salvo fare rientro in patria per le ferie. Non solo: i permessi verranno revocati a chi commette reati come violenza sessuale, spaccio di droga e resistenza a pubblico ufficiale. Capite bene che non si tratta di inutili cattiverie, o di terribili violazioni di diritti. Qui parliamo di piccoli atti di giustizia che avrebbero dovuto essere realizzati molto tempo fa. Lo stesso vale per i paletti posti al gratuito patrocinio. Se un migrante farà ricorso contro il diniego della domanda d'asilo e il tribunale dichiarerà tale ricorso inammissibile, le spese processuali non saranno più a carico dello Stato. Stiamo parlando di centinaia di migliaia di euro risparmiati. Secondo Salvini, il nuovo decreto consentirà di mantenere in cassa circa 1,5 miliardi. Una parte di questi soldi, 400 milioni, verrà destinata a migliorare le condizioni delle forze dell'ordine. Se aggiungiamo la diminuzione dei costi dovuta al calo degli sbarchi, arriviamo a cifre davvero considerevoli, soldi che non saranno più buttati per aiutare chi non lo merita. Non è crudeltà o razzismo: è buon senso. E a sinistra manca da un pezzo.
La stazione di San Zenone al Lambro, dove il 30 agosto scorso un maliano ha stuprato una 18enne (Ansa)
Il ministro degli Interni tedesco Alexander Dobrindt con il cancelliere Friedrich Merz (Ansa)
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