2023-07-17
Effetto euro sull’estate in Croazia: prezzi alle stelle e turisti in ritirata
Un piatto di pasta 18 euro, un’insalata di polipo 80. Per non parlare di alberghi e lettini. Con la moneta unica, Zagabria non è più una meta conveniente. Veneto e Friuli ne approfittano: «Adesso giochiamo ad armi pari».Un’insalata di polipo 80 euro. No, non siamo impazziti. È l’effetto euro determinato dall’ingresso della Croazia nell’area Schengen avvenuto con l’inizio dell’anno nuovo, il primo gennaio scorso. Complice chi se ne approfitta certo, chi ci specula e tratta i turisti come barbagianni da spennare e disossare per bene. Menù alla mano, un’insalata chiamata «Rustika» con rucola, olive e valeriana, una roba che se mangi solo quella finisci al creatore, costa la bellezza di 35 euro. Una spigola aromatizzata in croste di sale dove abbondano più le croste che la polpa di pesce costa 73 euro. Alla faccia. Un piatto di pasta nemmeno tanto abbondante costa 18 euro. Il che vuol dire che se a mangiare ci va una famiglia di tre persone, e la mamma prende l’insalata per mantenere la linea, il papà la spigola e il figlio che gioca a basket il piatto di carboidrati, spende in tutto 126 euro. Se ci aggiungi la cena, la benzina, il gelato a metà pomeriggio perché il ragazzo ha la partita, il padre è goloso e la madre con la valeriana non si regge in piedi, ti conviene partire per una settimana nel Mar Rosso, una di quelle da tutto incluso, volo compreso, pure l’aria condizionata in camera per non far entrare le lucertole, e spendi molto meno. La gente infatti ha iniziato a lamentarsi, tanto che su Facebook dal primo luglio scorso è nato il gruppo «Lamentele prezzi Croazia». Anche il caffè nel bar più modesto di passaggio, a Klenovica, cittadina poco oltre la baia di Povile sulla costa del Quarner, è aumentato. Un euro e 40 per una tazzina nemmeno tanto bella da vedere. Se ti sposti a Otočac, nella pittoresca cittadina sulle rive del fiume Gacka e quindi, bada bene, siamo in montagna, un caffè con un goccio appena di latte, Kava S, dove S sta per caffè «con», e latte si dice mlijecom, al bar Paradiso, costa 2 euro e 40. Perché i furboni al passaggio dell’euro con l’inizio delle vacanze, hanno fatto equivalere una kn, cioè una kuna, la vecchia valuta ufficiale della Croazia, a un euro. Un po’ come era avvenuto ai nostri tempi quando Mario Monti , all’epoca era commissario europeo alla Concorrenza, parlava di una moneta davvero unica, «espressione di una precisa scelta di civiltà».Sta di fatto che diecimila lire erano diventate dieci euro. Cosicché la gente iniziò a lamentarsi, e per anni - in verità continuano ancora adesso - presero a intontirci con gli euro e i 99 centesimi. «Il vantaggio ora», racconta alla Verità, Luke, un ragazzo di Mestre (Venezia) che sta trascorrendo le vacanze in Istria, vicino Parenzo, «è che non hai più il pensiero di cambiare gli euro con la moneta locale o prelevare con conversione dove spesso applicavano commissioni di scambio sfavorevoli. Rimane sempre una meta da tenere in considerazione, certo che gli anni delle vacanze low cost in Croazia sono solamente un ricordo». Certo, una volta in Croazia, in alcuni posticini, pranzavi con 20 euro. Ora te ne servono 40. «Sostanzialmente», continua Luke, «ormai sono allineati a quello che puoi trovare nelle località balneari del Nord Italia». E in effetti sono tanti quelli che si lamentano anche per i prezzi dello stivale, così qualcuno, sempre in quel gruppo, oltre agli scontrini croati, su Facebook, ha iniziato a postare anche quelli italiani. Un luxury gin tonic a Vieste, dove ti servono un bicchiere di gin con abbondanza di ghiaccio costa 15 euro. Quattro caffè e due amari, in piazza Venezia a Roma costano 30 euro. Due pizze e due birre a Montecatini Terme a due turisti croati - quando si dice il karma - sono costate la bellezza di 44 euro. Il punto è che se ci devi mettere la benzina per andare in Croazia molti, sia veneti, che friulani, ma anche tedeschi, svizzeri, polacchi e austriaci, ai campeggi croati preferiscono i camping di Cavallino Treporti (Venezia), la capitale europea del turismo open air. L’anno scorso sei milioni e mezzo di presenze, e ora si va replicando il trend. Il 70, l’80% è straniero.«La Croazia era per noi un grande competitor», ci spiega Francesco Berton, presidente di Assocamping Cavallino Treporti, «anche perché ha delle strutture equiparabili alle nostre. Prima ovviamente era un competitor dal punto di vista di prezzo, ora si gioca ad armi pari. Ma per il momento non vedo questo grande travaso di turisti».C’è chi giura che in Croazia i prezzi siano aumentati anche del 30%. Le uniche cose che non sono lievitate sono le sigarette che sono rimaste a 4 euro, 4 euro e mezzo. Ma gli aumenti hanno fatto impennare il costo di cibo e bevande con un +19,2%, di ristoranti e alberghi (+17%), di alloggi e utenze (+16,5) e dei trasporti (+13,3). Ma anche di lettini, ombrelloni. Questi costano anche 40 euro al giorno rispetto ai 30 o ai 25 dell’anno scorso. Da dire che anche a Jesolo, lungo il litorale veneto, luogo per eccellenza della movida giovanile, ci sono zone dove il lettino e l’ombrellone ti costano 40 euro e un’insalata 25. Ma tant’è. Marco Michielli, il presidente di Confturismo veneto e vice nazionale, si dice contento. «Quindici, sedici anni fa», ci racconta, «alcuni colleghi erano preoccupati del fatto che la Croazia si fosse affacciata sul mercato del turismo e io mi ricordo che dissi: occhio perché è candidata a entrare nell’euro e vedrete, non appena entrerà, come le cose cambieranno. E infatti. Ha fatto quello che abbiamo fatto noi, ha trasformato le mille lire in un euro. Ora va da sé che se ami le rocce vai in Croazia, ma chi ci andava per risparmiare, italiani, tedeschi, austriaci, prenderà atto che sono cambiate le condizioni economiche e magari sceglierà le mete italiane. Non che ci sarà questa grande migrazione, almeno per ora non la vedo, però intanto i prezzi sono come in Italia se non più alti. Anche i porti: ci fu la grande fuga degli ormeggi dai porti italiani a quelli croati, perché lì costava meno tenere la barca, ora molte barche torneranno a ormeggiare da noi. Si uniforma il mercato e lì giocheremo sulla qualità, anche perché quella che offriamo noi è un po’ diversa. Se ti viene un mal di pancia, in Croazia dove vai?». Già, dove vai? Finirà anche il mito del veneto medio che prende e parte e va in Croazia perché «come mangi pesce in Croazia non lo mangi da nessuna parte». Finirà il pendolarismo di quelli che da Venezia Padova Treviso partivano facendo quattro ore di auto, per mangiare due ore, in fretta e furia, e rincasare il giorno dopo. E magari torneranno a riempire le spiagge venete e friulane, dove in questi giorni, tranne a Cavallino Treporti, meta ambita da camperisti, ma prevalentemente stranieri, si lavora poco. «Si lavora solo sabato e domenica», ci dice Michielli, «non stiamo facendo i numeri dell’anno scorso, siamo in linea col 2019 e mancano fortemente gli italiani. C’è crisi e si sente. I ricchi in vacanza ci vanno lo stesso, il ceto medio magari un po’ meno. Complice il clima, fino a che non scoppia il caldo caldo, non vediamo nemmeno i milanesi». Insomma crolla un mito. Quello per cui spendi 20 euro per mangiare una trota. E 100 di viaggio.
Tedros Ghebreyesus (Ansa)
Giancarlo Tancredi (Ansa)