2021-06-06
Effetti avversi di Pfizer omessi ai genitori
Il farmaco viene somministrato ai bambini tra i 12 e 15 anni. Madri e padri firmano il consenso, tuttavia l'informativa sulle reazioni non è aggiornata. Assenti il riferimento alle miocarditi e anche il dato sulla sperimentazione, avvenuta solamente su 2.260 minori.Vogliono andare in vacanza e «sentirsi liberi». Non è un grande scoop intervistare gli adolescenti in coda per la punturina, chiedendo loro perché abbiano detto «sì» al vaccino e se sono tranquilli. Dopo lunghissimi mesi di restrizioni, didattica a distanza, socialità annientata, i giovani hanno solo un pensiero: evitare obblighi che li hanno resi ansiosi, demotivati, spesso anche depressi. Una fiala, poi il richiamo e subito dopo la partenza per il mare, i monti, magari qualche viaggio con il lasciapassare che li farà sentire più adulti. Non sarà solo una gran pacchia, anche per i giovanissimi si parla di una terza vaccinazione in autunno, che addirittura potrà «svolgersi analogamente a quella antinfluenzale», come ha sostenuto Paolo Biasci, presidente della Fimp, la Federazione italiana medici pediatri. Quindi vaccini a oltranza, ma i genitori sono informati su che cosa viene iniettato nei loro figli? Partiamo dal farmaco che è Comirnaty di Pfizer, lo stesso utilizzato per altre fasce di età. Dopo il via libera di Ema, l'Agenzia europea del farmaco, anche l'Aifa lo ha autorizzato per la somministrazione ai bambini tra i 12 e i 15 anni. Mamme e papà (o tutori) di Lombardia, Veneto e Calabria, le Regioni che hanno già aperto le vaccinazioni ai più giovani, devono sottoscrivere il modulo di consenso informato per i minori dove si dichiara, tra l'altro, di aver ricevuto «un'informazione comprensibile, adeguata ed esauriente» sui vantaggi, il grado di efficacia «e gli effetti collaterali della vaccinazione», oltre alla «probabilità del loro verificarsi, nonché delle possibilità e modalità di loro trattamento». Peccato che l'informativa allegata al modulo, e che ogni vaccinando dovrebbe leggere con attenzione, non sia stata aggiornata con le ultime avvertenze Ema ed Aifa in tema di vaccini ai minori. Di Pfizer si legge ancora che «viene somministrato agli adulti e agli adolescenti di età pari o superiore a 16 anni», e da nessuna parte compare che «gli effetti di Comirnaty nella popolazione pediatrica sono stati studiati su 2.260 bambini di età», come indica invece il Comitato per i medicinali per uso umano (Chmp) dell'Ema. Questo dato, sul bassissimo numero di minorenni in cui sono state verificate efficacia e risposta immunitaria, prima di autorizzarne l'uso su miliardi di adolescenti in una delicata fase dello sviluppo, potrebbe essere di grande importanza per i genitori. Perlomeno li renderebbe più consapevoli della «sperimentazione» ancora in atto. Infatti, il Comitato per i medicinali dichiara che «non si è potuto rilevare effetti indesiderati rari», proprio «a causa del numero limitato di bambini inclusi nello studio». Però il Comitato di valutazione dei rischi per la farmacovigilanza (Prac) dell'agenzia europea, sta valutando casi di miocardite, un'infiammazione del muscolo cardiaco segnalati da medici israeliani e dai Centri statunitensi per il controllo e la prevenzione delle malattie. «Le rare miocarditi forse legate alla vaccinazione Pfizer riscontrate su alcuni giovani in Israele sembrano lievi e si risolvono in poche settimane», ha cercato di tranquillizzare Gianni Rezza, direttore generale della prevenzione del ministero della Salute. In ogni caso l'informazione deve comparire sugli allegati ai moduli di consenso alla vaccinazione. Certo, tutti sembrano solo d'accordo nel sostenere la vaccinazione anti Covid anche nei giovanissimi. Il vaccino «è stato accuratamente testato anche nei soggetti dai 12 ai 18 anni», spiegavano Sandro Giuffrida e Salvatore Costarella, direttori rispettivamente del dipartimento di prevenzione dell'Asp e del Grande ospedale metropolitano di Reggio Calabria, rivolgendosi ai genitori. «Il vaccino è sicuro ed efficace, è stato testato in quella fascia di età e i benefici sono superiori ai rischi della malattia», dichiarava pochi giorni fa Luigi Nigri, vice presidente della Fimp. Precisava che «negli adolescenti e nei bambini la malattia da Sars-Cov2 di solito non è grave ed è evidente che i rischi cui va incontro un ragazzo con il sistema immunitario forte sono diversi da quelli cui è esposto una persona più anziana o più fragile. Ma il vaccino ha anche una funzione sociale. Protegge noi stessi e nel contempo gli altri». Non è proprio così. Negli studi, effettuati prima dell'autorizzazione al commercio dei vaccini anti Covid, era stata valutata solo in un piccolo numero di partecipanti la cosiddetta immunità sterilizzante, cioè la capacità del vaccino di interrompere la trasmissione virale. Nemmeno studi successivi offrono questa certezza. Il coro, a due voci, però non cambia: terrorizza sul contagio e insieme esalta l'effetto benefico dei vaccini anti coronavirus anche in chi non è fragile. Pure ieri, su Repubblica abbiamo letto «che ora a infettarsi sono i più giovani». Poi controlli l'ultimo aggiornamento dell'Iss e scopri che si tratta soprattutto di asintomatici e paucisintomatici, con una fascia ridotta di positivi definiti «casi lievi», senza necessità di ricovero.
Jose Mourinho (Getty Images)