2024-04-20
L’uomo dietro al film che difende i bimbi: «Grazie alla Meloni per il suo impegno»
Eduardo Verástegui e Giorgia Meloni
Il produttore di «Sound of freedom» Eduardo Verástegui ha ottenuto dal premier sostegno per combattere la tratta dei minori: «È stata la prima».La tratta dei bambini «è un problema globale e vogliamo che ogni Paese del mondo sia a conoscenza di questa terribile realtà. Per questo il film Sound of freedom», in Italia Il canto della libertà, «è così importante per il nostro movimento internazionale che sta cercando di eradicare il traffico di bambini nel mondo. Sono grato a Giorgia Meloni, prima donna a capo del governo italiano e attualmente presidente del G7, per aver firmato un accordo di impegno a combattere la tratta dei minori. La ringrazio molto per la disponibilità». Così, Eduardo Verástegui, attore e produttore, insieme a Mel Gibson, del film diretto da Alejandro Monteverde, in esclusiva alla Verità commenta l’importante risultato politico istituzionale, raggiunto in questi giorni, frutto di una pellicola che è un caso cinematografico. Interpretato da Jim Caviezel (Gesù in The passion di Mel Gibson) distribuito dalla media company Angel Studios, il film, costato meno di 15 milioni di euro, ne ha incassati 259 in America, battendo, la scorsa estate, blockbuster come Indiana Jones e Mission impossible. Arrivato in Italia a febbraio, grazie alla distribuzione strategica della Dominus production di Federica Picchi Roncali, Il canto della libertà è stato un successo fin dall’esordio: subito al secondo posto al botteghino, è stato il film più visto nelle sale, soprattutto dai giovani. Il segreto di questo successo? «Hollywood non credeva in questo film, ma le persone sì e l’hanno postato e condiviso in milioni di video sui social, YouTube e su Instagram», spiega il produttore messicano. «Abbiamo lavorato con un marketing dal basso, puntando sul valore della pellicola. Dopo il rifiuto di Hollywood, per quattro anni abbiamo mostrato il film a un sacco di celebrità, politici e ambasciatori. Ma non è stata una perdita di tempo perché tutte quelle persone sono tornate a vedere il film nelle sale e hanno passato parola, anche sui social. Si è creato un movimento che si è ampliato in autonomia. Questo modello di marketing è stato disegnato dall’alto: noi non potevamo immaginarlo, abbiamo semplicemente seguito il percorso», sottolinea il produttore noto anche per il suo forte impegno prolife. «Ho investito otto anni della mia vita e di lavoro per le due ore del film, ma ne è valsa la pena perché serve a far conoscere il fenomeno», afferma Verástegui. «Questo però non basta. Deve cambiare qualcosa. Il film è un primo passo a cui ne devono seguire altri a livello politico e legislativo per tutelare i più piccoli, proteggerli dallo sfruttamento sessuale. Per questo ho iniziato, da ogni singolo stato messicano, ad associare, a ogni uscita del film, una campagna contro il traffico dei minori firmando con ogni governatore un accordo di impegno per porre fine alla tratta. Poi siamo passati negli altri paesi del Sud America: Salvador, Argentina, Guatemala, Costa Rica e così via». Quindi, l’Europa. «Ho scritto al capo del governo italiano, Giorgia Meloni, che mi ha accolto. La lotta alla tratta deve diventare una priorità in ogni stato del mondo. L’Italia è il primo paese in Europa, poi seguiranno gli altri. I figli di Dio non sono in vendita», sottolinea il produttore messicano, citando la frase (biblica) al centro della pellicola. Sound of freedom è la storia vera di Tim Ballard, ex agente che, dopo aver arrestato 288 pedofili sul suolo americano, decide di cercare un bambino, anzi una coppia di fratelli. Ballard, nella vita reale, sostiene di aver salvato 123 persone, di cui 55 bambini, durante una sola missione. Ogni anno nel mondo scompaiono dai 7 ai 10 milioni di bambini, decine di migliaia ogni giorno: un business che vale più di 150 miliardi di dollari l’anno. Anche in Italia il fenomeno è drammatico. Secondo il ministero dell’Interno, nel 2022 i minori scomparsi sono stati in totale 17.130 di cui 13.002 stranieri e 4.128 italiani. Di questi ultimi circa il 26% - ovvero 1.073 - non sono stati più ritrovati. Proprio in linea con uno dei messaggi più forti della pellicola - Adesso lo sai, non è solo un film. Non puoi voltare la faccia da un’altra parte - il prossimo 25 maggio, Giornata internazionale dei bambini scomparsi, la Dominus production ha organizzato proiezioni di Sound of freedom nelle migliori sale cinema italiane. Intanto Verástegui continua la promozione dell’ultima sua produzione, Cabrini, la storia della santa Francesca Cabrini, patrona degli emigranti, interpretata dall’italiana Cristiana Dell’Anna. Il film, uscito l’8 marzo Oltreoceano, è ai primi posti del box office. «La testimonianza parla. I film possono far riflettere e trasmettere valori», ribadisce il produttore. «Con Cabrini, la proposta di valori è diversa da quella di Barbie, ma il mondo ha bisogno di sacro. Non è una scelta facile. Del resto, da quando ho promesso a Dio e ai miei genitori di non usare più il mio talento per fare qualcosa che possa offendere la mia fede, la mia famiglia o il mio essere latinoamericano, ho finito per non lavorare per quattro anni: mi arrivavano solo proposte opposte a quello che avevo promesso. Poi ho aperto una società di produzione e ho imparato a fidarmi di Dio. Dopo quattro anni impegnativi, è arrivato Bella, il primo film, quindi Little boy, poi Sound of freedom e ora Cabrini. È una sfida continua», riflette. Il prossimo passo potrebbe essere politico. «Il movimento nel 2025 diventerà un partito conservatore messicano», annuncia Verástegui pronto a scommettere su un altro successo, sotto altri riflettori, ma con lo stesso impegno.
Tedros Ghebreyesus (Ansa)
Giancarlo Tancredi (Ansa)