2024-07-17
L’incontro con Ecr non blinda Ursula: si tenta di «smontare» il voto segreto
Il capodelegazione di FI al Parlamento Ue Fulvio Martusciello (Imagoeconomica)
Conservatori divisi dopo la riunione con la Von der Leyen. Fra franchi tiratori e gruppi spaccati, la tedesca domani rischia il flop. Sul tavolo un piano per ottenere la conferma. Metsola rieletta all’Europarlamento.«Noi di Forza Italia, come ampiamente annunciato, voteremo a scheda aperta senza avere alcun bisogno di una tendina dietro cui ripararsi»: le parole del capodelegazione di Forza Italia al Parlamento europeo, Fulvio Martusciello, vanno lette in controluce. Alla vigilia del voto di fiducia a scrutinio segreto di domani alle 13, quando i parlamentari europei riuniti in plenaria a Strasburgo dovranno esprimersi sulla sua riconferma alla guida della Commissione europea, l’incubo di Ursula von der Leyen sono i franchi tiratori. Popolari, Socialisti e Liberali, i tre partiti di maggioranza, hanno circa 400 voti, la soglia minima per la riconferma di Ursula è fissata a 361, eppure il presidente incaricato sta cercando disperatamente altri consensi. Teme che, al riparo della tendina, gli scontenti della maggioranza la affossino. Il «metodo Martusciello» se messo in atto sarebbe un bell’aiutino alla Von der Leyen che, in enorme difficoltà a causa del malcontento che alligna tra i gruppi della sua stessa maggioranza, cerca voti ovunque, in particolare tra i Verdi e i conservatori di Ecr, il gruppo di cui fa parte Fratelli d’Italia e presieduto da Giorgia Meloni. Un gruppo che la Von der Leyen ha incontrato ieri mattina per convincere i parlamentari a darle il proprio voto. Una riunione durata un’ora, definita «intensa» dalla Von der Leyen, che ha tentato di convincere i parlamentari a sostenerla. In parte ci è riuscita, in parte no, con il risultato che Ecr si è spaccato. I polacchi di Diritto e giustizia (18 eurodeputati) voteranno no. Un no convinto: basti pensare che la Von der Leyen è uscita dalla riunione con Ecr protetta dalla sicurezza, mentre un parlamentare polacco la inseguiva protestando vivacemente perché il presidente non aveva risposto alle sue domande, cercando ripetutamente di consegnarle un fascicolo. «Le risposte non sono state soddisfacenti. Non riesco a immaginare», ha scritto su Facebook il capogruppo di Diritto e giustizia, Adam Bielan, «che potremmo sostenere Ursula von der Leyen per un altro mandato. L’Ue ha bisogno di una leadership forte che comprenda le esigenze degli Stati membri, non di una persona che vive per le ideologie di sinistra e verde». No anche dai polacchi di Polonia sovrana (2), dai rumeni di Alleanza per l’unione dei rumeni (5) e dei Conservatori rumeni (1) e dai francesi indipendenti (4). Voteranno a favore i belgi di Nuova alleanza fiamminga (3) e i cechi del partito Democratico civico (3). Incerto ancora il voto dei 24 eurodeputati di Fratelli d’Italia, al bivio tra la coerenza con i propri principi e le promesse elettorali da un lato, e la realpolitik che impone a chi governa di stare all’interno dei meccanismi decisionali dall’altro. Carlo Fidanza, capodelegazione di Fratelli d’Italia, nel corso dell’incontro ha chiesto alla Von der Leyen «un radicale cambio di passo sul Green deal, il superamento dell’approccio ideologico che ha caratterizzato la legislatura appena conclusa, il rispetto della neutralità tecnologica, la salvaguardia della competitività delle nostre imprese». Sull’immigrazione, invece, Fidanza ha riconosciuto alla Von der Leyen di «aver saputo resistere alle pressioni delle sinistre che hanno cercato di boicottare gli accordi con la Tunisia e con l’Egitto», auspicando che «si prosegua sulla strada tracciata da Giorgia Meloni, con nuovi accordi con i Paesi africani per fermare le partenze e sconfiggere le mafie dei trafficanti». Ognuno può interpretare come crede le parole di Fidanza, che a noi sembrano non chiudere la porta a un voto favorevole, ma c’è da tenere presente che la strada dell’astensione non è percorribile: astenersi significa votare contro, poiché occorre raggiungere 361 sì. Si esprimeranno a favore di Ursula i Verdi, che ieri hanno votato per il presidente del Parlamento Ue, Roberta Metsola: «Con il nostro voto a Metsola», ha detto all’Ansa il capogruppo degli ambientalisti Bas Eickhout, «abbiamo dato un segnale chiaro sul voto di giovedì e sulla nostra volontà di partecipazione a processi decisionali. I Verdi hanno negoziato punti importanti del programma della prossima Commissione». E si è detto positivo sul fatto che «una maggioranza si va pian piano delineando».Sulla Von der Leyen incombe anche il fantasma di Roberta Metsola, popolare maltese riconfermata ieri a stragrande maggioranza alla presidenza del Parlamento europeo, con 562 sì su 699 votanti. L’altra candidata, Irene Montero della Sinistra, ha ottenuto 61 voti. La Metsola è stata votata praticamente da tutti i gruppi tranne quello della Montero, ed è in rampa di lancio in caso di flop della Von der Leyen per il salto alla guida della Commissione. Eletti anche i vicepresidenti: undici al primo turno, tutti espressione di Popolari, Socialisti, Liberali e Verdi, tra i quali Pina Picierno, del Pd, riconfermata. Al secondo turno è stata eletta vicepresidente anche Antonella Sberna di Fdi. Fuori dalle vicepresidenze i Patrioti e i Sovranisti europei. Il «cordone sanitario» contro l’estrema destra è realtà.
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