2023-09-06
I documenti choc degli eco-teppisti: «Prepariamoci al salto di qualità»
Tornano in salsa ambientalista le parole d’ordine di 40 anni fa. «Chiudere gli spazi ai riformisti», violare la legge e tenere «i nervi saldi» quando ci saranno degli arrestati da trasformare in martiri. La storia insegna: mai sottovalutare gli invasati.Nel campionario dei gruppi che inneggiano alla rivoluzione, ci mancavano solo le Brigate verdi. Dopo quelle rosse e quelle nere, e, andando più in là con la memoria, quelle internazionali, delle brigate ambientaliste che sognano di «ribaltare il sistema esistente» nessuno sentiva la mancanza. Ma il movimento denominato «Ultima generazione» ha appena rilasciato un documento che nello stile e nell’uso di una certa fraseologia ricorda proprio le risoluzioni dell’organizzazione fondata da Renato Curcio e compagni. Si tratta di quattro pagine, intitolate «Strategia agosto 2023-gennaio 2024: il salto». A scovarle è stata un’inviata del programma di Mario Giordano in onda questa sera su Rete 4. La giornalista di Fuori dal coro ha trascorso le vacanze infiltrandosi nell’organizzazione divenuta famosa per aver imbrattato monumenti e quadri, bloccando spesso anche il traffico di alcune importanti strade intorno a città come Milano e Roma. Prima dell’estate, dopo alcune delle iniziative più clamorose, noi stessi ci eravamo occupati di costoro, cercando di scoprire chi li finanziasse e quali obiettivi si ponessero. Ma la collega che lavora per la trasmissione Mediaset ha fatto di più, frequentando il gruppo per un po’ di settimane, fino a carpirne i segreti e, appunto, la risoluzione che annuncia un cambio di strategia dell’organizzazione.Già. Dopo essersi imposti a livello nazionale per le loro azioni di disobbedienza civile (come tirare secchiate di vernice su statue e opere d’arte e sdraiarsi sull’asfalto per impedire alle auto di passare), gli attivisti di Ultima generazione sono pronti «ad assumersi le proprie responsabilità» e a «entrare in resistenza civile (ovvero, andare in strada ed essere denunciati)». I militanti delle Br parlavano di ingresso in clandestinità, per passare all’azione diretta come pratica di lotta. Qui si parla di violare il codice penale (cioè essere denunciati) e di dimenticare le proprie responsabilità verso un figlio o un parente molto anziano, perché non conta più il singolo ma il collettivo. A scorrere le righe del piano esecutivo riecheggiano le parole di 40 anni fa: «Le difficoltà sono superabili, ognuno ha il potere di farlo e di convincere altri a farlo, perché la mobilitazione alla resistenza non è soltanto un’altra area di lavoro: è il nostro sacro dovere collettivo».La risoluzione si occupa di proselitismo, cioè della necessità di coinvolgere persone comuni, avvicinandole e convincendole a entrare nel gruppo. Ma attenzione, l’organizzazione non ammette cedimenti nei confronti di coloro che non sono pronti a una lotta dura e pura per difendere l’ambiente. Non a caso, nella relazione di svolta, si invita a vigilare, «chiudendo lo spazio ai riformisti che cercano di distrarci dalla rivoluzione coi loro piccoli progetti disperati e le loro fissazioni». Insomma, l’obiettivo è più elevato e non si ammettono deroghe né deviazionismi. «Disinneschiamo le distrazioni e le illusioni che il potere genera attraverso i media mainstream e i riformisti creano attraverso spazi di attenzione e riconoscimento sterili di azione», sentenzia senza appello il comitato esecutivo.Annunciando la svolta, i vertici di Ultima generazione si pongono anche il problema dell’organizzazione del movimento, della sua gerarchia e della leadership, dedicando una serie di punti al coinvolgimento e alla motivazione delle persone, con l’obiettivo di far crescere delle figure che possano prendere il posto di coloro che potrebbero «cadere» nell’adempimento del loro dovere. «L’espansione della leadership ci permetterà di essere più adattabili e dinamici anche in caso di emergenza, ad esempio la repressione di figure importanti, perché ci saranno persone pronte a sostituirle». I concetti sono chiari. Ultima generazione si prepara a violare la legge e i suoi capi si attendono una reazione da parte dello Stato che potrebbe portare all’arresto di alcuni di loro e per questo preparano il ricambio. La terminologia usata è militare. «Dal punto di vista strategico, occorrerà mantenere i nervi saldi», crescere e creare occasioni per «prendere un rischio ancora più grande». Che cosa significhi tutto ciò pare evidente nella frase in cui si sollecitano i militanti «a insistere fino a dover imporre al governo di scegliere di applicare misure detentive o reprimerci in maniera incostituzionale».Le Brigate verdi in pratica sono pronte allo scontro, al punto che sono decise ad «assumere una postura rivoluzionaria evitando di ricadere nel gradualismo». La risoluzione a questo punto è un crescendo di follia: «Andiamo gradualmente verso l’idea di un conflitto costante che prepari il terreno a un’esplosione non lineare. Diventiamo ingovernabili e inarrestabili». Nel piano esecutivo si parla di prospettiva rivoluzionaria, di ribaltamento del sistema, di nuova democrazia, di escalation a partire dalla metà di ottobre, per poi concentrare un’ondata di azioni all’inizio di dicembre. A turno si colpiranno il Nordest, il Nordovest e poi il Centro e il Sud, per puntare quindi direttamente sulla Capitale. Anche se non si fa mai riferimento alle armi, i toni e la pianificazione da organizzazione militare paiono quelli di un gruppo terroristico o quanto meno di un’associazione a delinquere visto che si spingono i militanti a violare la legge, mettendo anche in conto denunce e arresti. Qualcuno potrebbe ritenere che si tratti solo di invasati, ma alcuni passaggi del documento scovato da Fuori dal coro sono inquietanti, così come lo sono le risorse economiche di cui dispone Ultima generazione (i militanti ricevono un compenso in base alle ore di attività), e ricordano la nascita delle Br. Del resto, il nucleo storico delle Brigate rosse cominciò con un gruppo pacifista, che si riunì di fronte alla base Nato di Miramare per protestare contro la guerra in Vietnam. Poi dai sit in per impedire ai mezzi militari di transitare si passò ad altro.