2023-01-14
Ecco i missili che manderemo in Ucraina
La piattaforma missilistica Samp/T (Esercito Italiano)
C’è l’intesa: verso Kiev una parte del sistema di difesa Samp/T in cooperazione con l’esercito francese. Intanto cresce il sostegno alla mediazione turca.Alla fine la decisione è stata presa. Anche l’Italia manderà missili in Ucraina con l’obiettivo di partecipare allo scudo dei cieli contro gli attacchi russi. L’input sarebbe arrivato direttamente dal premier Giorgia Meloni che evidentemente ha ritenuto di dover soddisfare alcune richieste targate Casa Bianca. Nell’ultima settimana è toccato ai nostri vertici militari trovare la soluzione del puzzle logistico e soprattutto comporre uno schema di invio che non finisca in alcun modo a impattare con la nostra sicurezza. I missili in questione sono infatti i Samp/T, gli stessi invocati più volte da Volodymir Zelensky. Attualmente è il sistema d’arma terra aria più evoluto a disposizione delle nostre Forze armate. Estremamente efficace, ma anche disponibile in numero ridotto. Il rischio, come anche La Verità ha scritto più volte, era dunque quello di sguarnire i nostri confini. La soluzione, come per primo ha scritto ieri mattina Rid, la rivista specializzata diretta da Pietro Batacchi, è stata quella di cooperare con i francesi. Invieremo a breve in Ucraina una mezza batteria di missili. Filtra la voce secondo la quale la batteria sarebbe composta da «pezzi» del sistema italiano e «pezzi» del sistema francese (ricordiamo che il Samp/T è frutto di una cooperazione italo-francese). Un paio di lanciatori nostri e un paio francesi, il modulo d’ingaggio nostro, o viceversa, qualcos’altro: non è chiaro veramente come sarà composta questa batteria e ovviamente non è possibile avere altri dettagli vista la natura sensibile dell’invio. Al di là dei costi intrinseci, resta infine da capire quanti pezzi di missili i francesi, ancora più di noi italiani, invieranno. Dipende sicuramente dall’utilizzo che sarà fatto delle batterie. Usare i missili del Samp/T contro i droni (principali veicoli di attacco russi in questa guerra) avrebbe un costo/efficacia un po’ eccessivo. Il che potrebbe richiedere altri sistemi per gli ucraini. In ogni caso la scelta italiana si inquadra in uno schema totalmente europeo (cooperazione con la Francia) ma anche Nato. A quanto risulta alla Verità, infatti, i militari non si limiteranno a muovere queste pedine. Nelle prossime settimane verrà inviata in Slovacchia una seconda batteria di missili Samp/T. In questo caso completa con tanto di ridondanza (capacità di gestire in modo attivo o passivo la relazione con i satelliti). L’invio ha uno scopo ben preciso. Andare a sostituire a sua volta una batteria di missili Patriot americani che successivamente sarà inviata in territorio ucraino con lo scopo di diventare immediatamente dopo operativa. Un gioco degli scacchi che ha richiesto alta collaborazione a livello Nato e allo stesso tempo evitato per il nostro Paese il rischio di finire sotto la soglia minima di protezione dei confini. Per capirsi, se da un lato i missili inviati in Ucraina possono essere considerati a tutti gli effetti donati e quindi perduti, dall’altro spostare capacità difensiva in Slovacchia significa, invece, semplicemente dare in prestito i missili e riprenderli quando sarà il momento. Non è una novità. Come ricorda Rid, la sesta batteria di missili di cui dispone il nostro Paese è in questo momento parcheggiata in Kuwait e utilizzata nell’ambito dell’operazione Inherent Resolve. Abbiamo, infatti, in quel Paese del Golfo, una stabile presenza militare oltre che un lunga tradizione di rapporti industriali. A questo punto c’è solo da attendere che i cargo si muovano, anche perché dal punto di vista parlamentare non serve altro. Tre giorni fa con 125 voti favorevoli, 28 contrari e due astenuti l’Aula del Senato ha approvato il decreto Ucraina, che proroga l’invio di armi a Kiev. I soli a opporsi sono stati i 5 stelle. «Non è vero che in questa Aula siamo tutti a favore della pace. Perché chi è sinceramente per la pace non può non schierarsi contro qualunque escalation militare e chi è a favore dei continui rifornimenti di armi non può per coerenza dirsi a favore della pace», ha parlato per conto dei colleghi il senatore del M5s Ettore Licheri, componente della commissione Esteri e Difesa di palazzo Madama. Il provvedimento a questo punto passerà quindi alla Camera per il via libera definitivo, dove non sono attese sorprese di natura politica. L’Italia si allinea così alle ultime scelte militari americane e per certi versi conferma le dichiarazioni ucraine di ieri pomeriggio. Il ministro della Difesa di Kiev, Oleksiy Reznikov , dopo aver per l’ennesima volta avanzato richiesta formale di ingresso nella Nato ha aggiunto: «Di fatto il nostro Paese è già membro dell’Alleanza». L’invio di tali capacità missilistiche rende possibile per il governo di Kiev di godere di sistemi d’arma che non si sarebbe mai potuto sognare fino a poco tempo fa. D’altro canto la scelta della Meloni ha rafforzato ancora di più la vicinanza di Roma a Washington e la lontananza con Mosca. Il segretario alla Difesa Usa, Lloyd Austin, ieri pomeriggio ha preso il telefono e chiamato il collega Guido Crosetto. Nel confermare «la storica e fraterna amicizia che lega Italia e Stati Uniti d’America», ha ringraziato «per la ferma e decisa volontà del governo italiano nel supportare l’Ucraina e il popolo ucraino». Crosetto ha ribadito: «Continueremo a supportare Kiev in modo che si possa difendere dagli attacchi della Russia». Adesso la guerra ha superato un nuovo livello di partecipazione internazionale. Vedremo se significherà una escalation o l’esatto contrario.