2021-04-14
Ecco i nuovi ristori per due mensilità. Il governo ha bisogno di altri 40 miliardi
Ennesima richiesta di scostamento per finanziare il Sostegni bis e parte del vecchio decreto. Alle aziende circa 12 miliardiSi profila un’operazione in tre tappe per il nuovo pacchetto di interventi economici del governo. La prima tappa è una sorta di premessa necessaria: entro venerdì, accanto al varo del Def, dovrebbe partire la nuova richiesta di scostamento. Il governo dovrebbe chiedere alle Camere l’autorizzazione a sforare per una somma oscillante intorno ai 40 miliardi (ma c’è chi scommette su un ingrossamento della cifra fino alla soglia dei 50 miliardi). Com’è noto, le Camere devono dare semaforo verde a maggioranza assoluta (il che accadrà realisticamente entro il 22-23 aprile). Acquisito l’ok all’uso di queste risorse, le altre due tappe saranno divise tra ciò (primi piccolissimi segnali: in prima battuta saranno utilizzabili solo 500-550 milioni) che potrà essere aggiunto in corsa all’attuale decreto Sostegni (quello del quale è già in corso la conversione parlamentare) e ciò che invece (misure più corpose) troverà posto in un apposito decreto Sostegni bis, che realisticamente vedrà la luce tra fine aprile e i primi di maggio. Questa la consecutio temporum più probabile. Che tra l’altro porta con sé una bizzarria cronologica, figlia del nostro bicameralismo e della necessità di approvare gli emendamenti sia al Senato sia alla Camera: un ipotetico emendamento al vecchio decreto Sostegni potrebbe essere approvato in teoria molto presto, ma in pratica entrerebbe in vigore solo al termine dell’iter parlamentare nelle due Camere, e quindi - realisticamente - soltanto dopo il varo del Sostegni bis. Il quale Sostegni bis, essendo a sua volta un decreto legge, entrerebbe in vigore subito (nella nostra previsione, tra fine aprile e inizio maggio) con il suo testo base e le relative nuove misure. Morale: è probabile che il governo userà gli emendamenti al vecchio decreto essenzialmente per ottenere qualche titolo sui media e per dare ad alcune categorie la sensazione di un’immediata attenzione positiva. Ma la risposta più vera arriverà con l’altro provvedimento (e, come detto, finirà per essere in vigore anche prima degli emendamenti al vecchio decreto). Veniamo ai contenuti. In bilico su dove essere collocati (vecchio decreto o nuovo decreto) ci sono già almeno sei misure. Primo: estensione dell’arco temporale dei prestiti con garanzia pubblica. Secondo: proroga almeno a fine anno della moratoria sui mutui. Terzo: allungamento fino a fine anno del blocco della tassa sull’occupazione di suolo pubblico (sarebbe paradossale non bloccarla proprio nel periodo estivo). Quarto: cedolare secca per l’affitto di locali a uso commerciale. Quinto: rifinanziamento del credito di imposta (60%) riferito alle locazioni commerciali. Sesto: cancellazione della prossima rata Imu almeno in ambito turistico. Sarà certamente parte del decreto Sostegni bis il secondo pacchetto di ristori previsto dal governo Draghi. In quello precedente fu positivamente superato il modello (contestatissimo) adottato dagli esecutivi Conte, cioè quello basato sui codici Ateco. Il superamento di quella impostazione sarà confermato: naturalmente, questo porta con sé un inevitabile allargamento della platea dei beneficiari, arrivata a 3 milioni di percettori. L’altra volta furono destinati al ristoro delle aziende circa 12 miliardi, che, divisi per i 3 milioni di beneficiari, determinavano una media di circa 4.000 euro a testa. Molto poco, dunque: il governo sottolineava tuttavia che si trattava di una somma da riferire a un solo bimestre, quello di gennaio-febbraio. È immaginabile che accada sostanzialmente lo stesso anche per il bimestre marzo-aprile: altri 12 miliardi circa. Ma l’esiguità delle cifre, in raffronto con le perdite subite dalle aziende e soprattutto con il rischio di chiusura definitiva che cresce settimana dopo settimana, dovrebbe indurre il governo a varare il «sostegno» più atteso, e cioè un calendario serrato e rapido di riaperture. È questo che le imprese attendono, ben più di qualche spicciolo. E solo quel calendario potrà porre fine alle assurdità che il regime attuale sta creando: ristoranti chiusi ma mense aziendali e autogrill autostradali aperti. Senza dire della contraddizione tra i settori industriali giustamente aperti (tessile, meccanica, ecc) e l’«industria» del turismo ingiustamente chiusa, come se questo genere di creazione di Pil e di valore aggiunto dovesse essere oggetto di una valutazione più severa da parte del decisore pubblico. Tornando allo scostamento, il governo creerà un fondo pluriennale per le opere escluse dal Recovery: qualche spicciolo quest’anno, e poi circa 4-5 miliardi annui dal 2022 in poi. Quanto infine al deficit, la vecchia nota di aggiornamento al Def ipotizzava un 7%: realistico che alla fine si sfondi la barriera del 10%.
Nel riquadro: Mauro Micillo, responsabile Divisione IMI Corporate & Investment Banking di Intesa Sanpaolo (Getty Images)
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