2020-04-22
È strage di anziani pure in Lunigiana però Rossi se la prende con il «Tg2»
Il governatore toscano accusa la testata Rai che ha riferito di contagi e vittime tra nonni e personale, su cui la Regione scarica le colpe. I cluster sono estesi al Fiorentino ed è caos sui Dpi distribuiti nei supermercati.La prova che in alcune Regioni sulla strage di nonni nelle Rsa ci sia un nervo scoperto ieri l'ha fornita il governatore toscano, Enrico Rossi: ha sbroccato dopo gli otto servizi che il telegiornale di Rai 2 ha trasmesso raccontando i 168 decessi nelle strutture, sui quali hanno aperto fascicoli d'indagine le Procure di Firenze, Prato, Pistoia e Lucca. E ha accusato il Tg 2 di troppa attenzione. Era impensabile però riuscire a mettere sotto il tappeto tutta quella polvere. Soprattutto in Lunigiana, un'area geografica che confina con la Liguria. Qui alcune Rsa si sono trasformate in un film dell'orrore il cui bilancio, stando all'ultima rilevazione fatta dall'Asl Toscana Nord Ovest, conta 302 ospiti e 109 operatori contagiati e 63 decessi. L'incidenza della mortalità, in proporzione, è ai livelli lombardi. I focolai, drammatici: la Rsa Galli Bonaventuri con 12 morti e la Cabrini con quattro a Pontremoli; Villa Angela a Bagnone con 30 contagiati e una decina di vittime. E ancora: la Regina Elena di Carrara, che è di proprietà comunale, con 18 dei 19 ospiti più cinque operatori contagiati e un morto e la Sempre verde di Massa con 54 contagiati. In 13 strutture residenziali la Asl, dopo aver effettuato i controlli, è subentrata nella gestione diretta del servizio. Dopo l'ondata di contagi alcune case di riposo sono state trasformate in residenze per cure intermedie di terzo livello. Quando ormai era troppo tardi. «È stata segnalata in più occasioni la gravità della situazione e la necessità di separare i contagiati, di mettere in sicurezza gli operatori e familiari, per evitare conseguenze ulteriori. La Lunigiana chiede più attenzione», è il commento amaro del deputato renziano Cosimo Maria Ferri, che ha scritto al direttore generale dell'Asl e ancora non ha ricevuto risposte. E c'è chi è convinto che sulle Rsa private in Lunigiana si sia toccato il fondo. È il forzista Jacopo Ferri: «Sono state sempre utilizzate per le comparsate politiche alla bisogna del consenso elettorale e oggi il governatore Rossi le ha scaricate brutalmente affermando alla stampa che hanno fallito. Un bel coraggio se si considera che nei giorni più caldi, nonostante le richieste incessanti alla Regione affinché fossero fatti presto e bene gli screening, la risposta è stata che la Regione non fosse tenuta a farli». Insomma, alla fine, i colpevoli la Regione li trova tra i gestori che, lasciati a operare da soli nonostante le richieste di aiuto, hanno cercato di fare ciò che potevano mentre la bomba al Covid-19 gli esplodeva dentro casa. E i forzisti hanno deciso di mandare un esposto in Procura. Anche perché in alcuni casi pare che gli ospiti non contagiati si siano incrociati nelle stesse strutture con pazienti Covid. Ma quelli della Lunigiana non sono gli unici cluster in Toscana. I numeri fanno venire i brividi anche a Dicomano, piccolo Comune situato a metà tra il Mugello e la Valdisieve. L'alto numero di morti, 15 su 52 ospiti, e di contagiati saranno al centro di un'inchiesta della Procura di Firenze. In quella realtà lavora da molti anni Paolo. «All'inizio di marzo», ha raccontato alla Verità, «siamo riusciti a procurarci 40 mascherine Fpp3, anche perché ci rendevamo conto del pericolo. Ma nelle prime settimane di marzo l'attenzione di chi ci governa era concentrata sugli ospedali e noi avevamo poche indicazioni specifiche». Ogni Rsa, infatti, ha gestito la situazione come poteva.«Il 26 marzo», racconta ancora Paolo, «ho saputo che avevano trovato un positivo e che a un piano della struttura tutti i degenti avevano la febbre. I tamponi sono stati fatti solo dopo dieci giorni». Inoltre, molti infermieri vogliono evitare di tornare a casa, per non contagiare la propria famiglia. «Ci siamo sentiti abbandonati», si sfoga Paolo, «anche dalle istituzioni, che non si sono attivate quando sono emersi i primi casi». Il consigliere regionale di Forza Italia, Maurizio Marchetti, ha anche perso una parente: «Purtroppo una zia della mia compagna è morta per il Covid», racconta. «Era in riabilitazione a Villa Le Terme (Impruneta, in provincia di Firenze ndr). Martedì 14 aprile stava bene, ma il giorno seguente ci hanno chiamato e ci hanno detto che aveva il coronavirus. La domenica è deceduta in ospedale. Come è possibile che una persona ricoverata dal 9 marzo, in piena emergenza, abbia contratto il virus?», si chiede il consigliere azzurro, che ora attende risposte: «Temo ci sia stata una falla». Elisa Tozzi, responsabile provinciale della Lega, chiede chiarezza: «Operatori sanitari e medici sono rimasti esposti per la carenza di dispositivi di protezione. Una commissione di inchiesta regionale sarà utile per farà luce sulla gestione dell'emergenza». Ma la Regione rossa che la vulgata continua a definire virtuosa sembra aver toppato anche con la distribuzione delle mascherine. A ogni cittadino ne spetteranno 30, disponibili nelle farmacie comunali e nei supermercati. Ogni pacchetto contiene cinque mascherine e per ritirarlo serve tessera sanitaria o codice fiscale. Ma chi ha scelto le attività commerciali da favorire e quelle da escludere? In alcuni video di cui La Verità è entrata in possesso, si sente un vigilantes dire a una signora, all'ingresso di un Lidl nel quale era in corso la distribuzione, che per ritirarle era necessario fare la spesa, con tanto di carrello. E in alcuni casi, come in un Conad, per chi è entrato a fare la spesa c'era anche un salvacondotto e non ha dovuto mostrare la tessera sanitaria.
Ecco Edicola Verità, la rassegna stampa del 3 settembre con Carlo Cambi