2020-10-09
È senza fine lo stallo sui Benetton. La revoca si rivela il solito bluff
Ieri, in commissione, Paola De Micheli ha detto che Atlantia non accetta il passaggio di Autostrade a Cdp. Neanche una parola sull'ultimatum di Giuseppe Conte, che scadrebbe domani. Il 30 la società vota la scissione.«Un'ora fa è arrivata una nota di Autostrade per l'Italia che ci ha comunicato di accettare il testo dell'accordo negoziale prospettato dalla parte pubblica chiedendo la sola eliminazione della clausola dell'articolo 10, relativo della condizione di efficacia di conclusione della trattativa societaria», ha annunciato ieri la ministra delle Infrastrutture Paola De Micheli durante l'audizione davanti alla commissione Ambiente della Camera sulla telenovela Aspi. «Lo stallo», ha spiegato dopo aver ripercorso le tappe dei negoziati, «è dovuto a fatto che permane la non accettazione della clausola che richiama perfettamente gli impegni assunti da Atlantia e da Aspi nella lettera inviata ai ministri e discussa nel cdm il 14 e il 15 luglio» scorsi. la manlevaL'articolo 10 dell'accordo transattivo stabilisce che l'efficacia dell'accordo e la chiusura della procedura di revoca diventano effettive solo con il passaggio del controllo di Autostrade a Cassa depositi e prestiti. In sostanza, ai Benetton vanno bene sia l'offerta transattiva sia la nuova concessione, ma non intendono accettare il «concatenamento», ovvero nuova concessione e liquidazione solo se Atlantia stipula un accordo con Cdp.La parola stallo è stata ripetuta più volte dal ministro nel corso dell'audizione. Quello che la De Micheli ha invece evitato di spiegare è come uscirne. Nessun riferimento all'ultimatum lanciato dal governo Conte ai Benetton sulla revoca della concessione che dovrebbe scadere domani 10 ottobre. Il conto alla rovescia è scattato, infatti, la sera del 30 settembre quando il vertice a Palazzo Chigi si è concluso con uno stallo delle trattative tra Atlantia e Cdp. Il termine di dieci giorni, filtrato alle agenzie di stampa, non è mai stato smentito dal governo. Ma non è mai comparso negli ultimi documenti ufficiali, tanto da far subito pensare all'ennesimo bluff. E anche ieri, seppur incalzata dalle domande dei senatori in commissione, il ministro dei Trasporti ha glissato. Limitandosi a commentare che la trattativa va avanti. Che il Mit procederà nel confronto con gli altri soggetti coinvolti - il ministero dell'Economia e la presidenza del Consiglio - e che verranno prese «le determinazioni conseguenti, una volta approfondito il corpo della lettera e una volta approfondite anche le conseguenze». Al momento, «non ho preso determinazioni e non ho acquisito le opinioni dei colleghi», ha poi aggiunto. Nessun altro dettaglio. Né sui tempi, né su cosa succederà. Cosa ha raccontato, dunque, di nuovo il ministro? Poco. Ha negato che il governo abbia mai considerato una nazionalizzazione di Autostrade, ha sottolineato che governo e Cdp hanno sempre sviluppato il negoziato «su criteri competitivi e prassi correnti di mercato». E che ci deve essere una manleva per esonerare Cdp e i nuovi azionisti dalla responsabilità di eventuali richieste di risarcimento dopo il crollo del ponte Morandi. «Anche nel caso di un azionariato del quale faccia parte Cdp, e quindi si realizzi una delle due proposte di Atlantia nella lettera del 14 luglio, non è immaginabile che i danni vengano pagati dagli italiani, perché rispetto a quello c'è l'atto transattivo della concessione che prevede la non ricaduta di tutte le clausole previste dal passato sui nuovi azionisti e quindi tanto meno su coloro che controllano i nuovi azionisti», ha precisato. Sottolineando, infine, che la lettera arrivata ieri da parte di Autostrade per l'Italia non è cofirmata dalla holding Atlantia a differenza di altre missive ricevute in passato. In realtà gli stessi vertici della controllata, cioè Aspi, hanno dichiarato di non avere titolo per impegnarsi per conto della controllante, ovvero Atlantia. In una nota arrivata dopo l'audizione, Autostrade ha confermato che è pronta ad accettare la nuova offerta di concessione e transazione, ma non l'articolo 10. vergognaLa trattativa, insomma, resta in alto mare. Di ultimatum non c'è traccia. Dal Tesoro non arriva alcun segnale. Il premier Giuseppe Conte parla solo di emergenza Covid. La revoca è annunciata ormai da mesi, le minacce e i botta e risposta del governo con i Benetton spaventano il mercato e impattano sul titolo Atlantia che anche ieri ha perso in Borsa un altro 0,69% e che nell'ultimo mese ha lasciato sul terreno quasi il 12% (-38,5% in un anno). Il tempo passa senza una soluzione chiara e si avvicina anche l'assemblea degli azionisti della holding fissata per il prossimo 30 ottobre con il piano di scissione che è stato già depositato Intanto c'è chi attende ancora giustizia. La presidente del comitato Ricordo vittime di ponte Morandi, Egle Possetti, in una nota usa il termine «vergogna» per commentare l'ultima «letterina» inviata da Aspi «per cercare di intenerire il governo sui presunti difetti costruttivi» del viadotto «che a loro dire sarebbero causa del crollo». Sulla base dei rilievi dei periti tecnici di Aspi, infatti, il crollo sarebbe infatti stato dovuto a un grave difetto di costruzione negli anni Sessanta.
Nel riquadro: Ferdinando Ametrano, ad di CheckSig (IStock)
Francesca Albanese (Ansa)