2020-03-24
Spunta Cuomo e taglia la strada a Biden
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E se alla fine fosse Andrew Cuomo il candidato dei democratici alla Casa Bianca il prossimo novembre? È vero: l'asinello sembrerebbe aver già trovato il nome su cui puntare nell'ex vicepresidente americano, Joe Biden. Quel Biden che, pur non avendo ancora matematicamente blindato la nomination, detiene - nelle attuali primarie - un netto vantaggio in termini di delegati. Cuomo, invece, non è neppure candidato. Si era parlato molto di sue ambizioni presidenziali nel corso del 2018 ma alla fine ha deciso di non scendere in campo.Eppure, negli ultimi giorni, l'attuale governatore dello Stato di New York risulta forse l'esponente democratico maggiormente soggetto all'attenzione dei media. Il coronavirus sta infatti colpendo duramente il cosiddetto Empire State, ragion per cui Cuomo è stato chiamato ad affrontare in prima persona l'emergenza. E, pur tenendo ovviamente conto della differenza dei ruoli, lo sta facendo con maggiore energia e capacità del sindaco della Grande Mela, Bill de Blasio: quel de Blasio che - candidatosi alle primarie democratiche del 2020 - ha dovuto ritirarsi lo scorso settembre, visti i pessimi risultati rimediati in termini di sondaggi e raccolta fondi. Tra l'altro, va anche detto che Cuomo stia fronteggiando l'emergenza, giocando di sponda con lo stesso Donald Trump. Mercoledì scorso, il governatore democratico ha non a caso elogiato il presidente americano, dichiarando: «Stiamo combattendo la stessa guerra, siamo nella stessa trincea. [Trump] è completamente coinvolto nel tentativo di aiutare. È molto creativo ed energico e lo ringrazio per la sua collaborazione». In particolare, il governatore ha espresso gratitudine per il fatto che la Casa Bianca abbia inviato una nave della Marina statunitense con mille posti letto a New York. Insomma, Cuomo sta mostrando uno spirito collaborativo con l'attuale amministrazione repubblicana. E, al momento, risulta l'esponente democratico maggiormente coinvolto nella lotta al coronavirus.Un fattore, quest'ultimo, che invece non si addice minimamente a Biden. È pur vero che, in un primo momento, l'ex vicepresidente si era presentato come l'uomo giusto per fronteggiare la crisi pandemica: basti pensare che, appena poche settimane fa, avesse addirittura proposto un suo piano d'azione, essenzialmente basato sull'introduzione di tamponi gratuiti e di sussidi per la disoccupazione. Peccato per lui che, nel frattempo, si sia ritrovato bruciato sul tempo da Trump. L'attuale inquilino della Casa Bianca ha infatti imboccato una strada decisamente keynesiana, approvando lo stanziamento di cospicui fondi pubblici per il contrasto al morbo e alle sue conseguenze recessive sul fronte economico. Non solo ha dichiarato lo stato di emergenza nazionale, sbloccando 50 miliardi di dollari grazie allo Stafford Act. Ma ha anche siglato un pacchetto di aiuti da oltre 100 miliardi, che include - tra le altre cose - tamponi gratuiti, sussidi, congedi lavorativi retribuiti e un incremento dei finanziamenti al sistema sanitario Medicaid. Il presidente americano ha inoltre invocato il Defense Production Act, una legge del 1950 con cui ha intenzione di incrementare drasticamente la produzione di materiale sanitario (a partire dalle mascherine): una misura per cui è stato pubblicamente elogiato anche da una sua storica avversaria, come al deputata democratica Ilhan Omar. In tutto questo, Trump sta anche spingendo affinché il Senato approvi un piano di aiuti economici dal valore complessivo di circa 2.000 miliardi di dollari.Bisognerà ovviamente vedere se, nei prossimi mesi, questi provvedimenti si riveleranno fruttuosi. Ma è indubbio che, con queste mosse, il presidente stia efficacemente ribaltando la classica accusa che gli viene mossa, e cioè quella di essere uno spietato repubblicano contrario al welfare state. Le frecce nell'arco di Biden risultano infatti spuntate. E, anzi, è l'ex vicepresidente che adesso si vede costretto a starsene sulla difensiva, visto che - nei giorni scorsi - Trump lo ha duramente accusato di avere in passato difeso tagli alla sanità e alla previdenza sociale (soprattutto ai tempi del suo servizio come senatore del Delaware). Inoltre, al di là dello scontro politico contingente, va anche rilevato come Biden si trovi al momento in una posizione inevitabilmente scomoda. Non detiene al momento incarichi pubblici che gli permettano di dare un contributo effettivo nel contrasto al coronavirus, i suoi classici argomenti contro Trump vacillano e - come se non bastasse - alzare i toni polemici nel pieno dell'emergenza potrebbe per lui rivelarsi controproducente. Il punto è che, in questa situazione, l'ex vicepresidente è pressoché completamente sparito dai radar e si è fatto superare dallo stesso Bernie Sanders: il senatore socialista si è infatti ritagliato un suo spazio, utilizzando la struttura della propria campagna elettorale per raccogliere fondi volti al contrasto del Covid-19. In tutto questo, Trump sta anche salendo nei sondaggi, come testimoniato da una rilevazione di ABC News-Ipsos, diffusa lo scorso 20 marzo.Insomma, con Biden che non riesce a trovare una collocazione, non è escluso che le alte sfere del Partito democratico possano alla fine decidersi a puntare proprio su Cuomo. Il governatore potrebbe innanzitutto risultare elettoralmente spendibile per il suo impegno in prima linea nella lotta al virus e - in secondo luogo - non sarebbe un nome sgradito all'establishment: figlio dell'ex governatore di New York Mario Cuomo, è stato sposato con la figlia di Bob Kennedy, Kerry. Inoltre, al di là dei legami famigliari, è sempre stata una figura abbastanza integrata alle alte sfere dell'asinello e - pur nel suo orientamento liberal-progressista - appare lontano dalla carica antiestablishment di Bernie Sanders. Il fatto poi che non si sia candidato alle primarie non è un problema di troppo peso. In primo luogo, ricordiamo che numerosi Stati abbiano rimandato a giugno le proprie consultazioni elettorali: ragion per cui è difficilissimo che Biden riesca a conquistare formalmente il quorum di delegati necessario per la nomination prima di quel periodo. Se decidesse di puntare su Cuomo, l'establishment democratico avrebbe quindi tutto il tempo per spingere l'ex vicepresidente al ritiro. In secondo luogo, non dimentichiamo il precedente di Hubert Humphrey, che ottenne la nomination democratica nel 1968 senza partecipare alle primarie.Attenzione: questo non vuol dire che, in caso, Cuomo avrebbe chissà quali chances di successo. Lo scorso febbraio, un sondaggio del Siena College mostrò che il governatore avesse riscontrato un brusco calo di otto punti in termini di popolarità popolarità. E il New York Times ravvisò che tale difficoltà fosse sopraggiunta dopo che aveva siglato una serie di leggi profondamente progressiste. Proprio il suo marcato progressismo sulle questioni etiche potrebbe renderlo inviso a gruppi elettorali trasversali, come i cattolici (pur essendo lui stesso cattolico). Ricordiamo poi che - come accennato - Cuomo sia molto vicino all'establishment del Partito democratico: un establishment che riscuote l'antipatia di larga parte della sinistra. Ragion per cui, pur essendo meno centrista di Biden, il governatore potrebbe comunque riscontrare problemi nel conquistare il sostegno dei sandersiani. Infine, ricordiamo che i politici newyorchesi spesso falliscano sul fronte nazionale, essendo sovente abituati a vivere in una sorta di autoreferenzialità che li rende attrattivi solo in determinate aree del Paese (dallo stesso New York alla California). Insomma, un'eventuale discesa in campo non sarebbe una passeggiata per Cuomo. Ma il punto è che, per l'asinello, Biden rischi di rivelarsi un'opzione ben peggiore.