Le sforbiciate maggiori con Mario Monti, Enrico Letta e Matteo Renzi. Risultato: 30.000 sanitari in meno.
Le sforbiciate maggiori con Mario Monti, Enrico Letta e Matteo Renzi. Risultato: 30.000 sanitari in meno.All’improvviso gli scienziati si accorgono che la sanità langue, le liste d’attesa si ingrossano e i pronto soccorso sono sguarniti. A lanciare l’allarme è un drappello di nomi blasonati non solo della sanità ma anche dell’economia e perfino un Nobel per la fisica, Giorgio Parisi. Sembra che all’improvviso il mondo accademico si sia svegliato da una sorta di torpore, durato almeno dieci anni, tanto si è protratto il saccheggio del settore, tra chiusure di ospedali, tagli dissennati dei posti letto, blocco delle specializzazioni. Tutto in nome della spending review. Ma stupisce anche che l’allarme parta da Londra, dove opera da tempo, all’Imperial College, l’epidemiologo molecolare Paolo Vineis. Chissà dov’era lo scienziato quando le strutture britanniche boccheggiavano durante la pandemia, dando prova della loro fragilità.Ora sotto lo slogan «più soldi ed equità» il luminare ha raccolto una task force di 13 colleghi di fama, che armati di percentuali sono andati all’attacco del governo Meloni, colpevole di aver stanziato quest’anno per la sanità «solo» 134 miliardi di euro, pari al 6,2% del Pil mentre la media dei Paesi Ocse è di 7,7%. Così, è l’avvertimento degli scienziati, «non si può assicurare compiutamente il rispetto dei livelli essenziali di assistenza». Poi il sospetto che si voglia smantellare il sistema pubblico a vantaggio delle cliniche; vecchio refrain della sinistra. Ma le voragini non si aprono all’improvviso e vale la pena di riavvolgere il nastro, ripercorrendo le politiche sanitarie dell’ultimo decennio, dove con carsica determinazione si è tagliato di tutto e di più, nel silenzio del mondo della scienza.Il Fossc (il Forum delle 30 società scientifiche dei clinici ospedalieri e universitari) ha scattato la fotografia di quanto è accaduto dal 2011 al 2021 cioè dal governo Monti a Letta, Renzi e Gentiloni, i due esecutivi Conte fino a Draghi. Governi di predominanza di una sinistra che ha sempre posto nei suoi programmi la sanità al primo posto. Ebbene in questo decennio sono stati chiusi 125 ospedali, ben il 12%. Nel 2011 tra pubblici e privati erano 1.120, scesi a 995 nel 2021, con un taglio più marcato per le strutture pubbliche (84 in meno). In un solo anno sono stati eliminati quasi 21.500 posti letto, incrementati solo per affrontare i mesi più duri della pandemia: nel 2020 erano 257.977, per poi scendere a 236.481 nel 2021. Sono andati persi oltre 30.000 specialisti ospedalieri: sono circa 130.000 e il confronto con i vicini d’oltralpe è disarmante (60.000 in meno della Germania e 43.000 in meno della Francia). Nei pronto soccorso sono stati tagliati 4.200 camici bianchi e circa 70.000 infermieri.Altri dati sono stati elaborati dalla Fondazione Gimbe. Dal 2010 al 2019, alla sanità pubblica sono stati sottratti oltre 37 miliardi, di cui circa 25 nel 2010-2015 (governi a trazione di sinistra, Monti, Letta e Renzi) per tagli conseguenti a varie manovre finanziarie ed oltre 12 nel 2015-2019 (governi Renzi, Gentiloni e Conte 1), quando alla sanità sono state destinate meno risorse di quelle programmate per esigenze di finanza pubblica. Il finanziamento pubblico nei dieci anni considerati dalla Fondazione, è aumentato solo di 8,8 miliardi, crescendo in media dello 0,9% annuo, un tasso inferiore a quello dell’inflazione media annua (1,07%). Il Def (il Documento di economia e finanza) 2019 ha ridotto progressivamente il rapporto tra la spesa sanitaria e il Pil dal 6,6% nel 2019-2020 al 6,5% nel 2021 e al 6,4% nel 2022. Denunce sono arrivate anche dalla Federazione Cimo-Fesmed. Sempre nel periodo 2010-2020, in Italia hanno chiuso i battenti 11 aziende ospedaliere, 100 ospedali a gestione diretta, 113 pronto soccorso (di cui 10 pediatrici) e sono state disattivate 85 unità mobili di rianimazione. Chiusure che hanno implicato la perdita di quasi 37.000 posti letto, 28.000 dei quali ordinari e quasi 10.000 di day hospital.In 11 anni sono andati persi 9.143 posti letto utilizzati per attività di ricovero in 11 anni dalle aziende ospedaliere (il 23%) e 16.372 negli ospedali a gestione diretta (il 41%), mentre le uniche strutture ad aver incrementato la possibilità di ricovero sono gli Istituti a carattere scientifico, cui sono stati assegnati 848 posti letto in più. Nello stesso arco temporale, nonostante le assunzioni per far fronte al Covid, il Servizio sanitario nazionale ha perso 29.284 professionisti, di cui 4.311 medici.Da tempo quindi svariati istituti di ricerca hanno acceso i riflettori sulle catastrofiche politiche dell’ultimo decennio. Eppure solo ora il mondo scientifico alza le barricate.
Ansa
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