2024-11-11
È boom di giovani inattivi dopo il lockdown
Le autorità inglesi riconoscono i danni delle chiusure: «I ragazzi sono ancora ansiosi».«La generazione del lockdown è stata abbandonata, relegata al margine della società, perché le sono stati negati il supporto e le opportunità di accedere al mondo del lavoro e progredire nella carriera», ha dichiarato lo scorso settembre Alison McGovern, ministro per l’Occupazione del governo laburista britannico. «Odio continuare a parlare di pandemia, pandemia, pandemia... ma ne vediamo ancora oggi l’impatto», ha affermato invece Dave Marshall, responsabile del Youth Employment Service (Yes) Hub di Nelson, la città più importante del Pendle.Si tratta di un centro per l’impiego per persone tra i 16 e i 24 anni che, negli ultimi anni, si è fatto carico di molti giovani rimasti vittime degli effetti avversi dei lockdown. Il Pendle, distretto rurale del Lancashire orientale, è in assoluto l’area del Regno Unito dove più si toccano con mano, ancora oggi, le conseguenze delle chiusure. Gli ha dedicato un lungo articolo il Telegraph, mettendo in luce dei numeri che delineano un vero e proprio declino sociale. Tra il marzo del 2020 e il marzo del 2024, il tasso di occupazione di quell’area è crollato dal 74% al 47,9%, il peggiore calo tra tutte le 329 autorità locali di Inghilterra e Galles. Da allora, il tasso è risalito al 58,3%, rapporto di gran lunga inferiore all’epoca pre pandemica. Il punto allarmante, però, è che tale dato non è spiegato da un forte aumento della disoccupazione, bensì dalla crescita vertiginosa degli inattivi, cioè persone che né sono occupate né cercano un lavoro.Negli stessi quattro anni, il tasso di attività economica del Pendle è sceso del 21,1%, mentre il numero di coloro che richiedono sussidi è aumentato del 150%. Il problema esiste anche a livello nazionale: secondo l’Office for Budget Responsibility, la spesa per i sussidi di incapacità e disabilità è stata pari a 64,7 miliardi di sterline lo scorso anno e salirà a 100,7 miliardi di sterline nel 2029-30. Gli adulti in età lavorativa classificati come economicamente inattivi, dall’inizio della pandemia, sono 893.000 (con un totale di 9,3 milioni). «Il messaggio di Pendle è chiaro», scrive il quotidiano: «A più di quattro anni dall’inizio della pandemia, una grossa fetta della forza lavoro britannica è ancora segnata dai lockdown». L’Uk, riporta il Telegraph, è l’unico Paese del G7 ad avere un tasso di occupazione più basso rispetto a prima della pandemia.Tornando allo Yes Hub di Nelson, le sue testimonianze provano che le conseguenze delle chiusure colpiscono in modo particolare i ragazzi, alcuni dei quali sono «troppo ansiosi per parlare o stabilire un contatto visivo durante i primi incontri». Secondo l’Office for National Statistics, il numero di giovani tra i 16 e i 24 anni classificati come Neet, cioè non impegnati in attività di studio, lavoro o formazione professionale, è aumentato di 109.000 unità dopo la pandemia. Questione che riguarda anche i bambini: i casi di «grave assenza» da scuola sono aumentati del 160% dal 2020 e un bambino su cinque risulta «persistentemente assente».