
Ospite di Rai 3 parla di «gogna pubblica» e si definisce una «preda», dimenticando che è stato proprio lui a compilare liste di proscrizione. Intanto stasera va in onda con L'Approdo, che costa quasi un milione di euro (di cui 69.000 finiscono a lui).Come nelle più scontate battaglie cinematografiche, a un certo punto scende dalla collina la cavalleria. Per vincere oppure, come in questo caso, per sollevare polveroni. In aiuto di Gad Lerner, del suo discusso L'Approdo e dei costi esorbitanti del programma a spese dei contribuenti italiani ecco materializzarsi Rai 3, la rete che da stasera lo manda in onda per cannoneggiare scientificamente la parte leghista del governo fino alle soglie dell'estate. Ospite del salotto di Lucia Annunziata (Mezz'ora in più), il conduttore toccato nel portafoglio ha preso a prestito uno schema caro ad Aldo Biscardi e, riassumendo, ha urlato «Gombloddo».«Segnalo il pericolo che, aizzati da leader politici e da professionisti della comparsata televisiva, si crea una gogna pubblica, un pericolo che esiste più forte del passato». Andando oltre la contorsione lessicale, il senso della frase è chiarissimo. E lo è ancora di più con la seconda parte del messaggio: «Matteo Salvini ha appena ottenuto lo scalpo di Fabio Fazio, brutalizzato nel silenzio generale dei suoi colleghi perché guadagna troppo. Mi inquieta il meccanismo per cui, ottenuto lo scalpo di uno, immediatamente si indica un'altra preda». Il soliloquio è passato serenamente in cavalleria (appunto) senza che la conduttrice, così puntigliosa con Silvio Berlusconi, Giorgia Meloni, Angelino Alfano e pure Matteo Renzi, avesse qualcosa da eccepire (tranne che sul caso Fazio, anche da lei criticato). Eppure ci sarebbero tre approfondimenti da fare. Primo: tutti vorrebbero essere brutalizzati come Fazio, al quale l'amministratore delegato della Rai, Fabrizio Salini, ha provato a tagliare il 20% del faraonico compenso, ma ha dovuto fare marcia indietro dopo i pianti in diretta del conduttore preferito dal capo dello Stato, Sergio Mattarella. Secondo: se Lerner ha nel mirino Salvini ancor prima di cominciare, è presumibile che il vicepremier non sarà un obiettivo secondario del suo programma. Terzo: i termini gogna pubblica, scalpo, preda, suonano fuori posto, involontariamente comici se compaiono sulle labbra di chi non più tardi di due settimane fa ha stilato in allegria sul Venerdì di Repubblica una lista di proscrizione 2.0 dei giornalisti di destra presumendo similitudini da brivido con editorialisti filofascisti del Ventennio. Di quella gogna pubblica il maestro d'ascia che l'ha costruita non si è minimamente accorto.«Parlare di lista di proscrizione risulta odioso», aveva scritto bontà sua l'ex campione di Lotta continua al tempo degli unni e dei katanga in Statale a Milano. «Ma io non temo di apparire tale se questo è il prezzo da pagare per lasciare quei nomi qui depositati nero su bianco». È lo stesso anchor man che oggi evoca prede e scalpi semplicemente perché si è scoperto che il programma confezionatogli su misura dall'ad Salini (in quota 5 stelle) e dal direttore di Rai 3, Stefano Coletta, è semplicemente fuori budget. Lo è per un talk show in onda su Rai 3 in seconda serata (comincia alle 23.10), fascia con pubblicità e share da notte profonda. Il costo tutt'altro che low per un prodotto definito «artigianale» dalla stessa rete, si evince anche dalla precisazione dell'ufficio stampa Rai, che non smentisce le cifre pubblicate dalla Verità (800.000 euro complessivi, 500.000 di produzione e 300.000 di costi editoriali, che suddivisi per cinque puntate fanno 60.000 a puntata) ma si limita a sottolineare che «il compenso complessivo riconosciuto a Gad Lerner è di 69.000 euro lordi per l'intero programma. Lerner è autore, conduttore di studio del programma (una produzione interna Rai) e realizza interviste sul campo. Il suo compenso totale è comprensivo di un periodo di preparazione e ideazione della trasmissione. Detto valore è rimasto invariato dal suo rientro in Rai nel 2016. Tutti gli altri costi sono relativi all'utilizzazione di maestranze e scenografie del Centro di produzione televisivo di Torino, dove L'Approdo viene realizzato, al fine di avere il contributo di dipendenti e squadre di lavoro interne in un centro di eccellenza Rai che andrà sempre più valorizzato». Tutto molto bello, ma i conti non cambiano.Sul clima, sullo scopo divisivo del programma (che rivela una forte unità d'intenti in Rai fra 5 stelle e Pd) e sulle cifre è intervenuto anche il ministro dell'Interno, Salvini. Durante un comizio a Tivoli ha ironizzato: «Adesso rimandano in tv Lerner, a me va benissimo perché più parlano Lerner, Saviano, Fazio e Santoro più gli italiani si incazzano e votano Lega. Io li manderei a reti unificate. Lerner ha detto: mi danno solo 70.000 euro per cinque puntate. Io sono convinto che in questa piazza 70.000 euro nessuno li vede in due o tre anni, non in cinque serate. A lui poverino solo 69.000 euro per cinque puntate. Fa la fame».In attesa che L'Approdo con la scenografia di un barcone dei migranti arrivi in porto dopo il formidabile battage, il nervosismo in Rai è palpabile. Con questa operazione che ha i presupposti del blitz, Salini si gioca molto. Lo si intuisce dalle parole di Massimiliano Capitanio, segretario leghista della commissione di Vigilanza. «Ha fatto bene la Rai a rendere pubblico che la nuova trasmissione di Gad Lerner costerà ai contribuenti 350.000 euro per cinque puntate solo per pagare il conduttore (in realtà i costi editoriali sono generali, ndr) e quasi 1 milione di euro per pagare l'intero format. L'aspetto più grave è che questa trasmissione farà da megafono a una campagna di odio, razzismo politico e proscrizione intellettuale». Un buon viatico per dormire sereni.
Il toro iconico di Wall Street a New York (iStock)
Democratici spaccati sul via libera alla ripresa delle attività Usa. E i mercati ringraziano. In evidenza Piazza Affari: + 2,28%.
Il più lungo shutdown della storia americana - oltre 40 giorni - si sta avviando a conclusione. O almeno così sembra. Domenica sera, il Senato statunitense ha approvato, con 60 voti a favore e 40 contrari, una mozione procedurale volta a spianare la strada a un accordo di compromesso che, se confermato, dovrebbe prorogare il finanziamento delle agenzie governative fino al 30 gennaio. A schierarsi con i repubblicani sono stati sette senatori dem e un indipendente affiliato all’Asinello. In base all’intesa, verranno riattivati vari programmi sociali (tra cui l’assistenza alimentare per le persone a basso reddito), saranno bloccati i licenziamenti del personale federale e saranno garantiti gli arretrati ai dipendenti che erano stati lasciati a casa a causa del congelamento delle agenzie governative. Resta tuttavia sul tavolo il nodo dei sussidi previsti ai sensi dell’Obamacare. L’accordo prevede infatti che se ne discuterà a dicembre, ma non garantisce che la loro estensione sarà approvata: un’estensione che, ricordiamolo, era considerata un punto cruciale per gran parte del Partito democratico.
2025-11-10
Indivia belga, l’insalata ideale nei mesi freddi per integrare acqua e fibre e combattere lo stress
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In autunno e in inverno siamo portati (sbagliando) a bere di meno: questa verdura è ottima per idratarsi. E per chi ha l’intestino un po’ pigro è un toccasana.
Si chiama indivia belga, ma ormai potremmo conferirle la cittadinanza italiana onoraria visto che è una delle insalate immancabili nel banco del fresco del supermercato e presente 365 giorni su 365, essendo una verdura a foglie di stagione tutto l’anno. Il nome non è un non senso: è stata coltivata e commercializzata per la prima volta in Belgio, nel XIX secolo, partendo dalla cicoria di Magdeburgo. Per questo motivo è anche chiamata lattuga belga, radicchio belga oppure cicoria di Bruxelles, essendo Bruxelles in Belgio, oltre che cicoria witloof: witloof in fiammingo significa foglia bianca e tale specificazione fa riferimento al colore estremamente chiaro delle sue foglie, un giallino così delicato da sfociare nel bianco, dovuto a un procedimento che si chiama forzatura. Cos’è questa forzatura?
Zohran Mamdani (Ansa)
Nella religione musulmana, la «taqiyya» è una menzogna rivolta agli infedeli per conquistare il potere. Il neosindaco di New York ne ha fatto buon uso, associandosi al mondo Lgbt che, pur incompatibile col suo credo, mina dall’interno la società occidentale.
Le «promesse da marinaio» sono impegni che non vengono mantenuti. Il detto nasce dalle numerose promesse fatte da marinai ad altrettanto numerose donne: «Sì, certo, sei l’unica donna della mia vita; Sì, certo, ti sposo», salvo poi salire su una nave e sparire all’orizzonte. Ma anche promesse di infiniti Rosari, voti di castità, almeno di non bestemmiare, perlomeno non troppo, fatte durante uragani, tempeste e fortunali in cambio della salvezza, per essere subito dimenticate appena il mare si cheta. Anche le promesse elettorali fanno parte di questa categoria, per esempio le promesse con cui si diventa sindaco.
Ecco #DimmiLaVerità del 10 novembre 2025. Il deputato di Sud chiama Nord Francesco Gallo ci parla del progetto del Ponte sullo Stretto e di elezioni regionali.






