2018-10-16
«Due uomini non fanno una madre». La verità che non si può rimuovere
Pro vita e Generazione famiglia lanciano una campagna choc contro l'utero in affitto. Un'iniziativa che mette al centro i diritti di bambini e donne. Atti vandalici e richieste di censura si sono scatenati subito in tutta Italia. «La nostra iniziativa», ha dichiarato Toni Brandi, presidente di Pro Vita, «intende sottolineare ciò che non si dice e non si fa vedere dell'utero in affitto, perché noi siamo dalla parte dei più deboli, i bambini, ma anche per la salute delle donne, trattate come schiave e ignare dei rischi per la salute a cui si espongono».Un bambino molto piccolo, con un codice a barre sul petto, che si agita disperato dentro un carrello, spinto da due ragazzi identificati come «genitore 1» e «genitore 2», e a fianco la scritta: «Due uomini non fanno una madre. #StopUteroinAffitto». È quanto raffigurato nei manifesti apparsi ieri a Roma, Milano e Torino, e accompagnati da camion vela, affissi da Pro vita e Generazione famiglia (tra le associazioni promotrici del Family day) per tutelare il diritto dei bambini a una mamma e un papà e a non essere oggetto di mercimonio.La nuova campagna choc fa discutere tutte le anime belle del pensiero unico che hanno ormai inserito tra i diritti individuali sanciti dal progressismo anche quello della filiazione a ogni costo. Le due realtà pro famiglia italiane fanno sapere che l'iniziativa è una risposta decisa a tutti quei giudici e sindaci (in particolare Virginia Raggi a Roma, Chiara Appendino a Torino, Beppe Sala a Milano e Luigi De Magistris a Napoli) che, violando la legge e il supremo interesse del bambino, hanno disposto la trascrizione o l'iscrizione di atti di nascita di bambini come figli di «due madri» o «di due padri». A novembre toccherà alla Cassazione pronunciarsi proprio su una trascrizione avvenuta a Trento in favore di una coppia di uomini che aveva fatto ricorso all'utero in affitto in Canada. Nel frattempo è anche atteso il parere delle avvocatura dello Stato, sollecitata dal ministro dell'Interno, Matteo Salvini. Questa estate, il titolare del Viminale si è infatti detto contrario a ogni tipo di forzatura artificiosa dei sindaci, sostenendo che i bambini hanno diritto a un padre e a una madre e che avrebbe presto emanato un provvedimento dopo il parere dell'avvocatura dello Stato che, al momento, non è ancora arrivato. «La nostra iniziativa», ha dichiarato Toni Brandi, presidente di Pro Vita, «intende sottolineare ciò che non si dice e non si fa vedere dell'utero in affitto, perché noi siamo dalla parte dei più deboli, i bambini, ma anche per la salute delle donne, trattate come schiave e ignare dei rischi per la salute a cui si espongono». «L'utero in affitto è vietato in Italia e i bambini non si comprano», ha spiegato l'altro promotore della campagna, Jacopo Coghe di Generazione famiglia, «perché sono soggetti di diritto e non oggetti. Con l'utero in affitto la dignità delle donne viene calpestata per accontentare l'egoismo dei ricchi committenti. Dall'immagine si vede bene cosa manca a questo bambino: la mamma».Generazione famiglia ha già presentato a giugno scorso esposti alle Procure della Repubblica presso i tribunali di Milano, Torino, Firenze, Bologna e Pesaro contro le iscrizioni anagrafiche di bambini come figli di «due madri» e «due padri» compiute e politicamente rivendicate dai relativi primi cittadini. Solo dopo questa azione legale si è mossa la Procura di Pesaro, che ha impugnato la trascrizione, effettuata dal Comune di Gabicce lo scorso 18 aprile, dell'atto di nascita di due gemelli ottenuti da due uomini di 57 e 34 anni, grazie a una maternità surrogata commissionata in California attraverso un regolare contratto. Insomma in Italia sia i Comuni sia i tribunali si stanno muovendo in maniera differente e contraddittoria. Per questo motivo le organizzazioni che animano il Family day vogliono tenere alta l'attenzione nel dibattito pubblico e sul fronte politico inserendosi nella narrazione dei media mainstream che tendono a rappresentare la maternità surrogata come una magnifica conquista del progresso. Non a caso l'ultima puntata di Matrix, che verteva proprio sull'utero in affitto, è stata criticata dalle femministe di Se non ora quando perché, a detta loro, era priva di contributi critici e di un serio contraddittorio che mettesse in luce i traumi subiti dalle donne. Cresce dunque il fronte sociale che intende ribadire e motivare cose fino a poco tempo fa considerate ovvie. Perché il fatto che viviamo nove mesi nell'utero di nostra madre non sarà mai un evento indifferente delle nostra vita, c'è una comunione fisica, biologica ed emozionale che nessuna legge del mercato potrà mai spezzare. Secondo il copione del politicamente corretto ora si sono scatenate le richieste di censura dei manifesti, che da alcuni ambienti sono già tacciati di omofobia e intolleranza. E anche la politica non è stata a guardare. Giorgia Meloni, leader di Fratelli d'Italia, ha ringraziato gli organizzatori: «L'utero in affitto è una pratica disumana e deve diventare reato universale». Sul fronte opposto il sindaco di Torino, Chiara Appendino: «Due persone che si amano fanno una famiglia. Continuerà le trascrizioni». Nella primavera scorsa, le affissioni di CitizenGo e Pro vita sul tema dell'aborto furono rimosse dal Campidoglio. Non sarà però un burocrate a strappare la verità, ovvero che quel bambino non è figlio di due padri, ma di un uomo e di una donna come tutti gli esseri umani, con la differenza che a lui la madre non è stata negata da un evento drammatico, ma da una scelta di puro egoismo.