2022-08-25
Draghi si fa il monumento: «Tutto benissimo». Come abbiamo potuto non accorgercene?
A Rimini Supermario promuove a pieni voti il suo governo anche sull’economia e sulla gestione del Covid. Attribuendosi risultati più che discutibili sul fronte energetico e su quello internazionale. E arrivando persino a elogiare il lavoro di ministri come Luigi Di Maio.Ha «agito con prontezza». Ha «superato difficoltà insormontabili». Ha mostrato «coraggio e responsabilità». E poi anche «indipendenza di giudizio», «unità d’intenti», «dialogo», «coesione sociale». Ha dato prova di «rapidità d’azione», oltre che di «alta credibilità», «credibilità interna», «credibilità internazionale» e di «serietà istituzionale». Il governo Draghi supera a pieni voti l’esame: mai visto nulla del genere, roba che al confronto Cavour e Winston Churchill si stanno rigirando nella tomba per l’invidia. Come ha stabilito la speciale commissione giudicatrice composta da un’unica persona: ovviamente il medesimo Draghi. Al Meeting di Rimini più che il premier ha parlato il suo monumento. Più che sul palco sembrava sul piedistallo. Mancava solo l’epigrafe: a futura memoria, la patria riconoscente pose. Forse perché la patria non si è ancora del tutto accorta delle meraviglie prodotte in questi 17 mesi di governo in formato Candeggina Ace: senza ombra di macchia. Eppure, parola di Draghi, non solo sono state garantite «crescita economica, giustizia sociale e stabilità dei conti pubblici», «aumento posti di lavoro», «taglio delle tasse per le famiglie», «corpose misure di sostegno» ma è stata anche restituita «dignità agli anziani» e «fiducia ai giovani». Così in un batter d’occhio. Anche gli anziani con la pensione minima che fanno la coda alla mensa dei poveri per dire, ecco: anche loro hanno riscoperto la dignità. E i giovani precari? Hanno ritrovato la fiducia. Pure loro. Fiduciosi. Come tutti i giovani. Oggi dovessimo mai cercare un anziano che si sente offeso nella dignità e un giovane che non ha tanta fiducia faticheremmo a trovarlo. Sembra impossibile, ma è stato proprio l’effetto del governo Draghi. Parola di Draghi, ovviamente. Essendo un po’ timido e avendo imparato dalla nonna che chi troppo si loda alla fine s’imbroda, il premier non ha voluto aggiungere a tutto ciò anche gli ultimi meravigliosi risultati ottenuti sotto la sua presidenza: non ha detto che i recenti temporali non hanno fatto piovere acqua ma euro, che nelle nostre pianure (altro che siccità) scorrono fiumi di latte e miele e che alla fine di numerosi arcobaleni sono state rinvenute pentole piene d’oro. Sembrava troppo anche a lui svelarci questi successi eclatanti. In compenso ci ha detto che l’Italia, grazie ovviamente alla fondamentale opera del ministro degli Esteri, Luigi Di Maio, «ha avuto un ruolo di primo piano nel mondo», ha «guidato l’Unione» e ha cominciato «a scrivere le nuove regole europee». Che dite? Erano più credibili le pentole d’oro? In effetti spiace solo che pochi si siano accorti di questi risultati di politica estera, dal momento che tutte le battaglie italiane a livello internazionale, compresa l’ultima sul tetto del gas, sono state bocciate. Ma che ci volete fare? Non si può avere tutto dalla vita. Noi ci siamo impegnati molto «per la pace» e che anche «per lo sblocco dei cereali dal porto di Odessa». Peccato solo che non siamo riusciti a ottenere né la pace né lo sblocco. A quest’ultimo ci ha pensato Recep Tayyip Erdogan. Ma questi sono dettagli. Che non possono fermare il monumento di Draghi a sé medesimo. Esso, in effetti, sospinto dalle ovazioni e dagli applausi del Meeting, non si è fermato davanti a nulla. Neppure davanti all’evidenza. Ed è arrivato così a elogiare «la dedizione e la competenza dei ministri» (tipo Roberto Speranza e Luciana Lamorgese, per esempio) che hanno contribuito a fare un Paese «più forte, più equo e più moderno» (e qui il pensiero di tutti è corso inevitabilmente al contributo fondamentale del ministro Fabiana Dadone). La riforma del catasto? Non serve ad aumentare le imposte ma a «eliminare ingiustizie e opacità». Il fisco? «Più leggero e più equo». La crisi energetica? «Affrontata con rapidità d’azione», con un «cambio radicale» ed «effetti immediati». E infatti, conclude Draghi, «i risultati dei nostri sforzi» sul fronte dell’energia, «sono visibili». Visibili, come no? A tutti. Basta prendere in mano l’ultima bolletta. Anche per quanto riguarda le scuole il monumento di Draghi, ovviamente, approva Draghi. «Le abbiamo riaperte appena possibile». Capito il genio? Le ha riaperte quando era possibile riaprirle. Altri Paesi manco le hanno chiuse, altri le hanno tenute chiuse molto meno. Noi, invece, le abbiamo riaperte «non appena possibile» anziché «aspettare che fossero eliminate anche le restrizioni delle attività commerciali». E miracolosamente «è andato tutto bene». Il che, a una persona normale, farebbe venire il sospetto che forse l’errore è stato quello di non riaprire prima anche le attività commerciali, perché probabilmente sarebbe «andata bene» anche lì. Ma questo è un ragionamento che potrebbe fare un premier. Non certo un monumento di sé stesso. Il quale monumento, evidentemente, deve fare il monumento. Non può fare autocritica su nulla né sui divieti né sul green pass né sulle aziende e sulle famiglie in difficoltà. Può solo celebrare sé stesso, «l’impegno contro i morti sul lavoro», «i provvedimenti contro il carovita», l’«avvio della riforma della riscossione», la «posizione chiara a livello internazionale», il «coraggio», la «responsabilità», forse anche la fede, la speranza, la carità, oltre che naturalmente la capacità di «preservare lo spirito repubblicano». Ecco: saranno in grado i prossimi governi di preservare lo spirito repubblicano quanto lo è stato questo? Il monumento di Draghi ovviamente dubita. E questo accresce ancor di più la sua gloria. Il premier ha aperto il suo intervento al Meeting dicendo che chi ha «responsabilità di governo deve sempre dire la verità» (un po’ come fece lui quando disse che «chi si vaccina non si contagia, chi non si vaccina si contagia»). E proseguendo sulla stessa linea di verità chiude l’intervento elogiando il suo «governo di unità nazionale» per «la coesione dei partiti che hanno messo da parte le loro differenze». Proprio così: la coesione dei partiti. Roba che a qualsiasi persona verrebbe da ridere. Solo il monumento del premier riesce a dirlo rimanendo immobile. Come una statua, appunto.
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