2021-03-24
Draghi passa all’accentramento dolce e prova a tappare i buchi di Giuseppi
Maria Draghi (Alberto Lingria/Getty Images)
Il premier prova ad accelerare sulla profilassi: le Regioni dovranno procedere per età e non per categorie Task force e il portale di Poste a disposizione. Al di là della propaganda, il problema non è la Lombardia.«No vaccini fai-da-te». È la frase che sintetizza l'incontro fra Mario Draghi, il commissario Francesco Figliuolo e il ministro per gli Affari regionali, Mariastella Gelmini, seguita a ruota da un altro concetto espresso con la saggezza del maestro nei confronti di una classe con l'ansia da prestazione: «Usciamo dalla logica delle pagelle o del giudizio politico». Concetto approfondito dai tecnici di Palazzo Chigi: «Fare sistema significa uscire dallo schema dei bravi e meno bravi, nessuna Regione si deve sentire bocciata o messa in discussione se accetta la collaborazione e gli aiuti delle strutture nazionali. L'obiettivo è unico per tutti. Vaccinare».Nessuna volontà persecutoria, nessun commissariamento bilioso come per esempio chiede il Pd in Lombardia per ragioni elettorali. Il ritardo vaccinale è quasi ovunque nei fatti, lo zero termico lasciato dal Conte bis è desolante, così il premier ha deciso di intervenire con un «accentramento dolce» su tre piani: legislativo con un nuovo strumento che riempia i buchi passati, organizzativo con il supporto di task force a chi le richiede, informatico con l'utilizzo della piattaforma di Poste Italiane per le prenotazioni online. Il primo fronte riguarda le priorità che da ora in poi saranno nazionali: tutte le Regioni dovranno vaccinare in base all'età e non alle categorie. Quindi over 80, persone «estremamente fragili» e poi over 70. Basta avvocati, magistrati, giornalisti, attori teatrali, politici locali, zie d'America. La scelta è doverosa per evitare i salti di fila così frequenti in questi primi due mesi. Anche le liste dei riservisti saranno monitorate; dovranno essere chiamati i prenotati del giorno successivo e non i parenti o i passanti a zonzo. Il secondo fronte riguarda l'operatività: Calabria, Sardegna e Abruzzo faticano più di tutte con medie di somministrazione molto al di sotto rispetto a quella nazionale dell'82%, quindi secondo Chigi avrebbero bisogno di supporti logistico-informatici da parte della Difesa e della Protezione civile. Il numero uno, Fabrizio Curcio, è pronto con task force su misura; dovrà monitorare l'evoluzione dei dati e intervenire dove ce ne sarà bisogno.Il terzo aiuto riguarda le prenotazioni. Al sito delle Poste, che sta già funzionando in modo efficiente in Sicilia, Calabria, Marche, Abruzzo e Basilicata, si aggancerà entro la settimana la Lombardia dopo che il sistema Aria con gli sms ha creato più di un intoppo, esacerbando gli animi nel territorio più digitale d'Italia. Il premier sta anche pensando di imporre a tutti una piattaforma unica. C'è un quarto punto sul quale Draghi è concentrato: l'approvvigionamento. Nel Consiglio d'Europa di domani terrà il punto, convidiso ieri con il presidente spagnolo, Pedro Sánchez: «Pressione sulle case farmaceutiche per rispettare i contratti e rigore sul controllo delle esportazioni». È una svolta dalla quale Palazzo Chigi si attende un cambio di passo per arrivare a quelle 500.000 vaccinazioni al giorno (oggi si viaggia sotto le 200.000) indicate come obiettivo da Figliuolo per la metà di aprile. E per riuscirci serve la materia prima, i vaccini dall'Europa. Entro domani dovrebbe arrivare un milione di dosi Pfizer. Quello del premier è uno sforzo visibile, un desiderio di rimontare una situazione tragica causata dalla totale mancanza di programmazione del governo giallorosso: mentre Stati Uniti, Gran Bretagna, Israele pianificavano la campagna vaccinale, da noi Conte pensava agli Stati generali, Domenico Arcuri ai banchi a rotelle, Roberto Speranza a scrivere un libro. Più che un governo, il circo Medrano.Gli effetti sono nell'arrancare di un Paese in cui la Regione che ha somministrato più vaccini (1,3 milioni, 422.000 dei quali agli over 80 più Rsa) viene ritenuta in difficoltà. Se un territorio con 10 milioni di abitanti riesce a smaltire il 79% delle dosi, può migliorare ma è già sulla buona strada, senza contare che molte dosi sono state dirottate su Brescia per fermare il focolaio che rischia di coinvolgere una città di 200.000 abitanti. Per chi rimane con i piedi per terra - e Draghi lo sta facendo - il problema non è la Lombardia ma le tante lombardie nascoste. Qualche esempio di giornata. Puglia: in alcuni hub le vaccinazioni Astrazeneca sono ripartite lentamente dopo lo sblocco e il sistema sms mostra défaillances ma non fa notizia. Sicilia: molti anziani fermi in lunghe code (anche sotto la pioggia) a Palermo e poi rimandati a casa perché al loro posto si erano intrufolati i furbetti senza averne diritto. Toscana: dopo due mesi solo un cittadino su quattro, over 80, ha ricevuto la prima dose e solo il 5% ha finito il ciclo. Si è scoperto solo dopo la vaccinazione pop del giornalista commediografo Andrea Scanzi. La conduttrice tv Myrta Merlino ha scritto un tweet indignato: «Ieri nove vaccinati over 80. Cosa aspetta il governo a prendere in mano la situazione?».Con i guanti ma l'ha presa in mano. Da oggi si vaccina solo in base all'età e non all'opportunismo levantino delle categorie. Quella dei giornalisti sarà l'ultima. Se si considerano certe reazioni collettive e pavloviane antilombarde, la categoria ha già raggiunto l'immunità di gregge.
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