2022-10-19
Draghi fa flop col tettuccio sul gas ma lega le mani al nuovo governo
Il price cap dinamico della Commissione, spacciato per un successo italiano, è molto diverso da quello chiesto da Palazzo Chigi. Razionamenti obbligatori e solidarietà europea saranno la spada di Damocle su Giorgia Meloni.Il tetto dinamico al prezzo del gas «risponde a richieste di Roma» è il messaggio filtrato ieri da Bruxelles alle agenzie di stampa italiane a margine della presentazione del nuovo pacchetto di misure contro il caro energia. Le loquaci «fonti Ue» hanno poi aggiunto che il price cap dinamico e temporaneo «risponde molto da vicino a ciò che è stato richiesto e discusso» con l’Italia e gli altri 14 Paesi membri e che la misura proposta «trae significativa ispirazione dalla lettera dei 15 Stati e dal lavoro tecnico svolto con tutti i Ventisette» poiché «stabilisce quel meccanismo di correzione di mercato per evitare picchi di prezzo». Nonostante le chiose «molto da vicino» e «trae ispirazione» non sembra però che quella del governo uscente guidato da Mario Draghi possa essere considerata una vittoria negoziale. Anzi. La linea Draghi non è passata. Primo perché l’Italia avrebbe voluto un tetto generalizzato mentre, come abbiamo scritto già ieri, il price cap temporaneo della Commissione è poco più che un tettuccio cabrio considerando che non è riferito a tutto il gas utilizzato per la produzione di elettricità ma solo a quello proveniente da singoli Paesi. La proposta del tetto al prezzo del gas «dinamico», nella versione italica, avrebbe dovuto prevedere un valore di riferimento calcolato usando parametri esterni, come il prezzo del greggio e del carbone o i prezzi del gas nel Nordamerica e in Asia, e permettere fluttuazioni, nella misura per esempio del 5%, verso l’alto o verso il basso, rispetto al valore centrale. Al momento, però, non c’è l’indicazione né del valore di riferimento né dell’oscillazione tollerata. Non solo. Ci saranno acquisti comuni di gas ma non li farà la Commissione Ue, come è avvenuto per i vaccini anti Covid, e neanche gli Stati membri. Saranno le compagnie energetiche a doversi mettere d’accordo. Saranno loro a decidere se e quanto gas acquistare, se stipulare i contratti singolarmente o collettivamente, se sarà meglio creare un solo consorzio o più consorzi. Le stesse società avevano la priorità di riempire le scorte a tutti i costi, cosa che ha prodotto un aumento dei prezzi, perché gli acquirenti europei si sono messi in competizione tra loro, a colpi di offerte. E quindi alla fine è prevalso l’interesse particolare su quello generale. Il messaggio delle fonti Ue è, dunque, abbastanza surreale. E, per altro, fa il paio con l’avvertimento del vicepresidente della Commissione europea, Valdis Dombrovskis: «Non sarà possibile proteggere tutti dalla crisi energetica». Tradotto: gli errori fatti dalla Ue vanno pagati da qualcuno che non siamo noi.Riassumendo: il premier uscente insiste da mesi con una posizione negoziale che si è rivelata, se non perdente, inefficace o quantomeno frustrante al netto dell’essere difficilmente realizzabile dal punto di vista del mercato. Al tempo stesso, in questo vertice europeo il governo Draghi sta prendendo degli impegni in termini di razionamento che ricadranno però su chi sta per arrivare a Palazzo Chigi. Ovvero su Giorgia Meloni che quegli stessi impegni li dovrà rispettare mentre sul suo esecutivo penderà anche la spada di Damocle della «solidarietà» europea, i cui termini sono ancora poco chiari per valutarne le conseguenze pratiche. Il tutto con l’inflazione che morde e la recessione alle porte.Nel frattempo, a conferma che nei prossimi mesi la stangata si abbatterà su famiglie e imprese, anche un colosso come Enel sta correndo ai ripari e trattando con un pool di banche una nuova linea di credito revolving fino a 16 miliardi di euro con garanzia Sace del 70% per coprire il rischio derivati legato all’aumento dei prezzi dell’energia. L’indiscrezione, rilanciata ieri da Bloomberg e da Reuters, ricorda che le linee di credito revolving servono le esigenze relative ai collaterali a garanzia per i contratti future sul gas. Tra le banche coinvolte ci sono Intesa Sanpaolo, Unicredit, Banco Bpm, Bper e anche la Cassa depositi e prestiti, hanno precisato le fonti. Più in dettaglio, Intesa Sanpaolo e Unicredit parteciperebbero con 5 miliardi a testa, Banco Bpm, Bper e Cdp con 2 miliardi ciascuno. Come gestirà la Meloni la pesante eredità lasciata da chi l’ha preceduta? La strategia dichiarata di recente dalla leader di Fdi era quella di disaccoppiare il prezzo della luce e del gas, imporre un tetto al costo in bolletta, cercare di fissare un prezzo europeo, incentivare le riconversioni. Ma non sarà facile ripartire da una base negoziale così incrinata e per giunta di fronte a un’Europa sempre più indecisa e divisa. Così come divisa è la barca politica italiana sulla quale, in mezzo alla tempesta, non tutti remano nella stessa direzione privilegiando l’interesse generale del Paese. Quando a causa della mancanza di gas il governo sarà costretto a fare razionamenti, cosa farà l’opposizione? Risparmierà gli attacchi o inciterà alla rivolta?
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