2021-02-11
Draghi ascolta industriali e sindacati ma regala solo sorrisi di circostanza
Il capo di Confindustria, Carlo Bonomi, che voleva tenersi Gualtieri ministro, non va oltre il «fare presto, fare bene». Cgil, Cisl e Uil chiedono di tenere bloccati i licenziamenti. Landini la spara: «Ora lo ius soli»Giorgia Meloni, essendo l'unica all'opposizione, si prepara a fare il pieno: dalla vigilanza Rai e Cdp fino al Copasir, dove solo Massimo D'Alema nel 2011 rimase in carica. La Lega rinunciòLo speciale contiene due articoli«Per il bene del Paese alcune persone devono restare e faccio riferimento al ministro dell'Economia». Parole scolpite sulla sabbia del presidente di Confindustria, Carlo Bonomi, il quale intervistato sulla crisi di governo a Mezz'ora in più aggiungeva: «Quel che portiamo a casa con il Recovery fund è merito del ministro Roberto Gualtieri». Data delle dichiarazioni 31 gennaio. Evidentemente il capo degli industriali non aveva ben chiara la situazione. Gualtieri ha fatto così bene sui fondi europei, assieme a Giuseppe Conte, tanto da generare il crollo dei giallorossi e l'arrivo di Mario Draghi. L'imbarazzo delle previsioni fallaci è durato poco dalle parti di Viale dell'Astronomia. Ieri mattina Bonomi, audito dal premier incaricato nella giornata dedicata alle parti sociali, ha espresso il suo pieno sostegno. «Fare presto e fare bene», avrebbe detto elencando i punti di vista e gli obiettivi di Confindustria. Difficile immaginare che qualcuno in sede di audizione possa chiedere di fare male. Comunque Bonomi ha ritenuto evidentemente di specificarlo. La risposta deve essere stato un semi silenzio visto che all'uscita il presidente di Confindustria ha detto di non voler fare alcuna disclosure su quanto concordato. Un modo elegante per dire che Draghi è stato ad ascoltare senza commentare granché. Salvo su temi di più ampio respiro. D'altronde a un presidente degli industriali cui va bene Gualtieri e pure Draghi deve essere di ben larghe vedute. Nemmeno necessario entrare troppo nei dettagli. Tanto più che l'atteggiamento ieri era condiviso, con qualche differenza, anche dal resto delle associazioni d'impresa che hanno parlato di un incontro «proficuo e interessante» (Coldiretti), di «grande disponibilità» rispetto alle problematiche rappresentate, e di «grande attenzione» (Cna e Confartigianato), di ascolto e volontà di «dare risposte positive» (Confcommercio). Il presidente della Confapi, Maurizio Casasco, ha spiegato che Draghi «ha preso appunti e ha chiesto di raccontargli i progetti e le idee». Cgil, Cisl e Uil hanno da parte loro espresso tutta la disponibilità, «attraverso un rapporto concertativo», a dare il contributo al nuovo governo. Il segretario generale della Cgil, Maurizio Landini, ha apprezzato la «disponibilità al coinvolgimento» delle parti sociali, spiegando che il confronto proseguirà. La leader della Cisl, Annamaria Furlan, ha rappresentato il premier incaricato come «interessato all'ascolto delle priorità», consapevole che «il lavorare assieme è una straordinaria possibilità». Anche sulla proroga del blocco dei licenziamenti e della cassa integrazione Covid, le principali richieste dei sindacati, il presidente incaricato «ha ascoltato» e basta. Nessuna sbavatura, né commento. «Spero ci abbia ascoltato bene», ha spiegato Furlan quasi parlando a sé stessa. «Le carte sono rimaste coperte», ha aggiunto il segretario generale Uil, Pierpaolo Bombardieri, «Draghi ci ha ascoltato e non si è pronunciato». Avanti così visto che la lista degli incontri è stata lunga. Più o meno tutti sono usciti con pochi contenuti da menare per l'aia. Solo Landini ha provato a fare un po' di politica spiegando di avere posto anche il tema dello ius soli: «Dobbiamo investire nei ragazzi di questo Paese, anche in quel milione di origine straniera che attende di vedersi riconosciuta la cittadinanza italiana». Chiediamo lo ius soli che è «il primo passo per una vera integrazione e inclusione». E per la Cgil la speranza di aver qualche iscritto in più. Sul tavolo di Palazzo Chigi ieri è finita anche la questione credito: l'Abi con il presidente, Antonio Patuelli, ha sostenuto la necessità che le misure «eccezionali varate in questi mesi dalle autorità europee e nazionali, a sostegno dell'economia produttiva, con prestiti garantiti e moratorie, non vengano interrotte anzitempo». Draghi, ha aggiunto, «si è dimostrato molto consapevole della problematica e dei rischi dei crediti deteriorandi». Almeno qui un dato abbastanza concreto. Per il resto a fine serata anche le agenzie stampa, che hanno cercato di fare una spremuta giornalistica della giornata, hanno raccolto un solo concetto. «Draghi ha ascoltato più che parlare, è il refrain, e non si è sbilanciato, non ha preso impegni», ha sintetizzato l'Ansa. Tra le poche eccezioni un accenno «sul turismo, industria su cui investire, avrebbe sottolineato, all'interno di un ragionamento generale sui settori con maggiori potenzialità di ripresa». Tradotto. A chi chiedeva garanzia sul blocco dei licenziamenti e sostegno passivo all'occupazione, Draghi avrebbe parlato di trovare il modo di lavorare di più. Vedremo chi sarà in grado di interpretare meglio la Pizia.