2022-07-21
Allergico al Parlamento in nome del popolo
Ma gli statisti che hanno fatto la storia del Novecento sapevano che erano gli eletti a rappresentare i cittadini.«Siamo qui, in quest’aula, oggi, a questo punto della discussione, perché e solo perché gli italiani me lo hanno chiesto. Questa risposta a queste domande non la dovete dare a me ma la dovete dare a tutti gli italiani». Questo ha detto, in conclusione del suo discorso al Senato, il presidente del Consiglio Mario Draghi e questo è quello che del suo discorso francamente ci è piaciuto di meno. Diciamola in modo chiaro chiaro, escluso il presidente della Repubblica, che è costituzionalmente il rappresentante dell’unità nazionale e del popolo italiano, nessuno diciamo nessuno è autorizzato a dire che, al di fuori delle elezioni, gli italiani hanno chiesto una cosa piuttosto che un’altra, neanche il presidente del Consiglio. La discussione in Senato e successivamente alla Camera è stata voluta in primis dal presidente della Repubblica che non ha accettato le dimissioni di Draghi e lo ha rinviato alle Camere e da tutti i partiti, a partire dalle difficilmente comprensibili decisioni del partito guidato - parola grossa - da Giuseppe Conte. Inoltre, è stato chiesto dai partiti che tutti, maggioranza e opposizione, hanno ritenuto si dovesse passare dal Parlamento perché la situazione si era fatta insostenibile.Del resto, quasi all’inizio del discorso, lo stesso Draghi aveva detto: «Ritengo che un presidente del Consiglio che non si è mai presentato davanti agli elettori debba avere in Parlamento il sostegno più ampio possibile». Ecco, appunto, al presidente del Consiglio non delega, come al presidente della Repubblica, la rappresentanza dell’unità nazionale, ma la direzione della «politica generale del governo e ne è responsabile. Mantiene l’unità di indirizzo politico ed amministrativo, promuovendo e coordinando l’attività dei ministri». Lo dice l’articolo 95 della nostra Costituzione. A meno che i sondaggi, gli appelli dei sindaci e quelli del personale sanitario - citati da Draghi stesso nel suo discorso dicendo che tali appelli lo hanno molto colpito - non siano per lui sufficienti a dire che quella discussione l’hanno voluta gli italiani.Poi, oltre a questo, ha mostrato evidente fastidio perché, come ha detto lui, la maggioranza si è «sfarinata» su alcuni temi, tra i quali quello dei balneari. Presidente Draghi, probabilmente la nostra stima nei confronti dell’attuale classe dirigente eletta in parlamento è minore, per la gran parte, della sua, ma - per ora - di lì un presidente del Consiglio deve passare, altrimenti c’è la strada, tanto criticata in passato, in un passato anche recente, di rivolgersi direttamente al popolo sorvolando sul parlamento: una studiosa di Bologna l’ha chiamata «l’anti politica al governo».Veda presidente Draghi, per motivi di studio abbiamo letto anche noi le discussioni oziose, spesso inutili, pretestuose, ideologiche, spesso prive di fondamento che hanno dovuto affrontare in parlamento personaggi come Winston Churchill, Charles de Gaulle e il nostro mai sufficientemente stimato e ricordato Alcide De Gasperi. Noi pensiamo, con tutta franchezza, che possa sostenerle anche lei. Come vede non ci siamo riferiti a tre figurine della politica ma a tre statisti che hanno contribuito a fare la storia del Novecento. Tra l’altro trattavasi di persone tutte elette dal popolo, al contrario suo e che certo, spesso si trovarono ad usare espressioni forti, decise, perfino roboanti di fronte al parlamento, ma con esso si confrontarono e credettero di dover discutere col parlamento perché i suoi membri erano quelli che sì, rappresentavano il volere, rispettivamente, degli inglesi, dei francesi e degli italiani. E lo fece anche de Gaulle pur essendo presidente della Repubblica. Lo può fare anche lei. C’è poi un’altra questione sulla quale non si può sorvolare. Lei si è rivolto a tutto il parlamento e ha chiesto a tutti i suoi membri se hanno la volontà di rinnovare un patto, quello che ha condotto fino a qui e ha permesso di fare alcune riforme e adottare alcuni provvedimenti. Secondo noi lei non doveva rivolgersi a tutti i parlamentari perché, escluso il partito Fratelli d’Italia, legittimamente all’opposizione, tutti gli altri partiti di governo, magari rivolgendo critiche, magari dimostrando insoddisfazione verso la qualità e l’entità di alcuni provvedimenti, cioè facendo nient’altro che il loro dovere - anch’esso costituzionalmente previsto - alla fine hanno sempre votato i suoi provvedimenti. Non sono tutti i partiti di maggioranza ad avere provocato questa crisi ma uno solo di essi, il Movimento 5 stelle, guidato dal suo predecessore, Giuseppe Conte. Lei può non nutrire stima in alcuni partiti, in molti parlamentari, giudicarli impreparati o comunque meno preparati di lei, ma non può pretendere, pure in un momento di crisi, di rendere i parlamentari afoni, muti e daltonici. I parlamentari appartenenti ai vari partiti e movimenti hanno un colore che è quello che rappresenta la loro identità e che il parlamento deve esaltare, non umiliare. Winston Churchill discusse ripetutamente nel parlamento più antico del mondo, anche durante una crisi certo superiore alla nostra, l’Europa era nel pieno della Seconda guerra mondiale e c’era la minaccia che il nazismo si impadronisse dell’Europa e non vivessimo nell’Italia «libera e democratica» come lei stesso l’ha definita. Non entriamo nei contenuti del suo discorso, ci volgiamo limitare a quella che nella Prima repubblica sarebbe stata chiamata una «questione di metodo». In questo caso il metodo è sostanza.
Jose Mourinho (Getty Images)