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2022-09-14
Dopo la pandemia il 62% degli italiani è disposto a spendere di più per la salute
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L'ad di Vision Group Marco Procacciante e l'ad delCentro studi della Scuola internazionale di ottica e optometria Andrea Cappellini (Imagoeconomica)
Una maggiore consapevolezza sui temi che riguardano la salute, fisica e mentale, accompagnata a un crescente interesse per quel che concerne la prevenzione e la cura, è forse uno dei pochi aspetti positivi che ci ha lasciato in dote l'esperienza traumatica della pandemia. A sottolineare tutto questo, sono i dati emersi dallo studio condotto da Vision Group - il più grande network di distribuzione dell'ottica in Italia - e realizzato dal Centro studi della Scuola internazionale di ottica e optometria in collaborazione con Ipsos, secondo il quale il 62% degli italiani è disposto a spendere di più per il proprio benessere fisico e mentale dopo la pandemia di Covid-19.
La ricerca intitolata Benessere e prevenzione: l'impatto della pandemia sulla salute degli italiani, presentata quest'oggi a Milano presso la sede di Comin & Partners, con l'amministratore delegato di Vision Group Marco Procacciante, l'amministratore delegato della Scuola internazionale di ottica e optometria (Sioo) Andrea Cappellini e il Senior research director healthcare service line di Ipsos Stefano Pironi, oltre ad analizzare le nuove tendenze della popolazione in merito alla cura della vista, dell'udito e dei denti, ha messo in luce degli aspetti molto interessanti. Come per esempio, il fatto che la salute abbia acquistato maggiore centralità anche tra i più giovani, con il 63% degli under 25 che ha dichiarato di essere più sensibile nei confronti di questo tema. Quello della salute, in generale, come dimostra la ricerca, è il fattore che più di ogni altro incide sulla felicità di un individuo, e lo è per la quasi totalità degli italiani, il 92% del campione intervistato ha infatti messo al primo posto questo aspetto, davanti al benessere economico o alla relazione con il proprio partner. Dall'analisi emerge anche come la pandemia abbia sì portato una maggiore consapevolezza nella popolazione sui temi che riguardano la salute mentale e fisica, ma abbia al tempo stesso reso centrale il tema della prevenzione e della cura. Basti pensare che il 77% degli italiani, quasi otto su dieci quindi, ha dichiarato di preoccuparsi di più rispetto al passato per la propria salute. Analizzando più nel particolare, invece, per quanto riguarda la vista, più dei tre quarti della popolazione, il 78%, ha ammesso di prestare più attenzione alla propria vista di quanto fatto in passato negli anni pre pandemia. Questo è giustificato soprattutto dal periodo dei lockdown, con milioni di italiani costretti a lavorare da casa in smart working e milioni di ragazzi obbligati alla didattica a distanza, due modalità che hanno per forza di cose visto aumentare il tempo trascorso davanti a uno schermo, che sia di un computer o di un tablet. Una buona fetta di popolazione, infatti, corrispondente a circa il 16%, ha dichiarato di aver cominciato a portare gli occhiali durante la pandemia, con 18-34 e 45-54 tra le fasce d'età più colpite.
A commentare i risultati della ricerca è lo stesso Procacciante: «I risultati dello studio confermano come sia sempre più necessario perseguire una strategia mirata al sostegno del settore e all’incremento della qualità dei professionisti che vi operano, attraverso un preciso impegno nella formazione», ha dichiarato l'ad di Vision Group - «Nei prossimi mesi, saremo impegnati in un progetto di rebranding che coinvolgerà circa 120 centri ottici, attualmente ad insegna VistaSì e GrandVision, che porterà l’insegna nazionale del Gruppo, VisionOttica, a contare oltre 420 punti vendita nel Paese. Questo processo sarà accompagnato proprio da un percorso di sempre più stretta collaborazione con l’Area Medica, volto a rafforzare il nostro approccio basato sulla professionalità e la consulenza, al fine di rendere accessibile a tutti la qualità dei nostri servizi». Anche Cappellini ha sottolineato l'importanza dei dati emersi dallo studio: «Crediamo da sempre nel valore della professione e la nascita del Centro Studi rientra nell’obiettivo di far emergere, anche al di là del settore, la qualità e il livello di innovazione offerti dal mercato dell’ottica» - ha aggiunto l'ad della Scuola internazionale di ottica e optometria - «Questa è solo la prima di una serie di ricerche che seguiranno sul settore, il cui scopo è elaborare nuove proposte, a partire da un’analisi sull’uso delle più recenti tecnologie, attraverso un dialogo costante con il mondo produttivo e gli operatori del comparto, in particolare i medici oculisti»
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Il risultato è emerso dallo studio presentato da Vision Group, secondo cui sei italiani su dieci, nel periodo post Covid, hanno dimostrato maggiore interesse di spesa per il proprio benessere fisico e mentale.Una maggiore consapevolezza sui temi che riguardano la salute, fisica e mentale, accompagnata a un crescente interesse per quel che concerne la prevenzione e la cura, è forse uno dei pochi aspetti positivi che ci ha lasciato in dote l'esperienza traumatica della pandemia. A sottolineare tutto questo, sono i dati emersi dallo studio condotto da Vision Group - il più grande network di distribuzione dell'ottica in Italia - e realizzato dal Centro studi della Scuola internazionale di ottica e optometria in collaborazione con Ipsos, secondo il quale il 62% degli italiani è disposto a spendere di più per il proprio benessere fisico e mentale dopo la pandemia di Covid-19.La ricerca intitolata Benessere e prevenzione: l'impatto della pandemia sulla salute degli italiani, presentata quest'oggi a Milano presso la sede di Comin & Partners, con l'amministratore delegato di Vision Group Marco Procacciante, l'amministratore delegato della Scuola internazionale di ottica e optometria (Sioo) Andrea Cappellini e il Senior research director healthcare service line di Ipsos Stefano Pironi, oltre ad analizzare le nuove tendenze della popolazione in merito alla cura della vista, dell'udito e dei denti, ha messo in luce degli aspetti molto interessanti. Come per esempio, il fatto che la salute abbia acquistato maggiore centralità anche tra i più giovani, con il 63% degli under 25 che ha dichiarato di essere più sensibile nei confronti di questo tema. Quello della salute, in generale, come dimostra la ricerca, è il fattore che più di ogni altro incide sulla felicità di un individuo, e lo è per la quasi totalità degli italiani, il 92% del campione intervistato ha infatti messo al primo posto questo aspetto, davanti al benessere economico o alla relazione con il proprio partner. Dall'analisi emerge anche come la pandemia abbia sì portato una maggiore consapevolezza nella popolazione sui temi che riguardano la salute mentale e fisica, ma abbia al tempo stesso reso centrale il tema della prevenzione e della cura. Basti pensare che il 77% degli italiani, quasi otto su dieci quindi, ha dichiarato di preoccuparsi di più rispetto al passato per la propria salute. Analizzando più nel particolare, invece, per quanto riguarda la vista, più dei tre quarti della popolazione, il 78%, ha ammesso di prestare più attenzione alla propria vista di quanto fatto in passato negli anni pre pandemia. Questo è giustificato soprattutto dal periodo dei lockdown, con milioni di italiani costretti a lavorare da casa in smart working e milioni di ragazzi obbligati alla didattica a distanza, due modalità che hanno per forza di cose visto aumentare il tempo trascorso davanti a uno schermo, che sia di un computer o di un tablet. Una buona fetta di popolazione, infatti, corrispondente a circa il 16%, ha dichiarato di aver cominciato a portare gli occhiali durante la pandemia, con 18-34 e 45-54 tra le fasce d'età più colpite.A commentare i risultati della ricerca è lo stesso Procacciante: «I risultati dello studio confermano come sia sempre più necessario perseguire una strategia mirata al sostegno del settore e all’incremento della qualità dei professionisti che vi operano, attraverso un preciso impegno nella formazione», ha dichiarato l'ad di Vision Group - «Nei prossimi mesi, saremo impegnati in un progetto di rebranding che coinvolgerà circa 120 centri ottici, attualmente ad insegna VistaSì e GrandVision, che porterà l’insegna nazionale del Gruppo, VisionOttica, a contare oltre 420 punti vendita nel Paese. Questo processo sarà accompagnato proprio da un percorso di sempre più stretta collaborazione con l’Area Medica, volto a rafforzare il nostro approccio basato sulla professionalità e la consulenza, al fine di rendere accessibile a tutti la qualità dei nostri servizi». Anche Cappellini ha sottolineato l'importanza dei dati emersi dallo studio: «Crediamo da sempre nel valore della professione e la nascita del Centro Studi rientra nell’obiettivo di far emergere, anche al di là del settore, la qualità e il livello di innovazione offerti dal mercato dell’ottica» - ha aggiunto l'ad della Scuola internazionale di ottica e optometria - «Questa è solo la prima di una serie di ricerche che seguiranno sul settore, il cui scopo è elaborare nuove proposte, a partire da un’analisi sull’uso delle più recenti tecnologie, attraverso un dialogo costante con il mondo produttivo e gli operatori del comparto, in particolare i medici oculisti»
La risposta alla scoppiettante Atreju è stata una grigia assemblea piddina
Il tema di quest’anno, Angeli e Demoni, ha guidato il percorso visivo e narrativo dell’evento. Il manifesto ufficiale, firmato dal torinese Antonio Lapone, omaggia la Torino magica ed esoterica e il fumetto franco-belga. Nel visual, una cosplayer attraversa il confine tra luce e oscurità, tra bene e male, tra simboli antichi e cultura pop moderna, sfogliando un fumetto da cui si sprigiona luce bianca: un ponte tra tradizione e innovazione, tra arte e narrazione.
Fumettisti e illustratori sono stati il cuore pulsante dell’Oval: oltre 40 autori, tra cui il cinese Liang Azha e Lorenzo Pastrovicchio della scuderia Disney, hanno accolto il pubblico tra sketch e disegni personalizzati, conferenze e presentazioni. Primo Nero, fenomeno virale del web con oltre 400.000 follower, ha presentato il suo debutto editoriale con L’Inkredibile Primo Nero Show, mentre Sbam! e altre case editrici hanno ospitato esposizioni, reading e performance di autori come Giorgio Sommacal, Claudio Taurisano e Vince Ricotta, che ha anche suonato dal vivo.
Il cosplay ha confermato la sua centralità: più di 120 partecipanti si sono sfidati nella tappa italiana del Nordic Cosplay Championship, con Carlo Visintini vincitore e qualificato per la finale in Svezia. Parallelamente, il propmaking ha permesso di scoprire il lavoro artigianale dietro armi, elmi e oggetti scenici, rivelando la complessità della costruzione dei personaggi.
La musica ha attraversato generazioni e stili. La Battle of the Bands ha offerto uno spazio alle band emergenti, mentre le icone delle sigle tv, Giorgio Vanni e Cristina D’Avena, hanno trasformato l’Oval in un grande palco popolare, richiamando migliaia di fan. Non è mancato il K-pop, con workshop, esibizioni e karaoke coreano, che ha coinvolto i più giovani in una dimensione interattiva e partecipativa. La manifestazione ha integrato anche dimensioni educative e culturali. Il Dipartimento di Matematica dell’Università di Torino ha esplorato il ruolo della matematica nei fumetti, mostrando come concetti scientifici possano dialogare con la narrazione visiva. Lo chef Carlo Mele, alias Ojisan, ha illustrato la relazione tra cibo e animazione giapponese, trasformando piatti iconici degli anime in esperienze reali. Il pubblico ha potuto immergersi nella magia del Villaggio di Natale, quest’anno allestito nella Casa del Grinch, tra laboratori creativi, truccabimbi e la Christmas Elf Dance, mentre l’area games e l’area videogames hanno offerto tornei, postazioni libere e spazi dedicati a giochi indipendenti, modellismo e miniature, garantendo una partecipazione attiva e immersiva a tutte le età.
Con 28.000 visitatori in due giorni, Xmas Comics & Games conferma la propria crescita come festival della cultura pop, capace di unire creatività, spettacolo e narrazione, senza dimenticare la componente sociale e educativa. Tra fumetti, cosplay, musica e gioco, Torino è diventata il punto d’incontro per chi vuole vivere in prima persona il racconto pop contemporaneo, dove ogni linguaggio si intreccia e dialoga con gli altri, trasformando la fiera in una grande esperienza culturale condivisa.
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i,Hamza Abdi Barre (Getty Images)
La Somalia è intrappolata in una spirale di instabilità sempre più profonda: un’insurrezione jihadista in crescita, un apparato di sicurezza inefficiente, una leadership politica divisa e la competizione tra potenze vicine che alimenta rivalità interne. Il controllo effettivo del governo federale si riduce ormai alla capitale e a poche località satelliti, una sorta di isola amministrativa circondata da gruppi armati e clan in competizione. L’esercito nazionale, logorato, frammentato e privo di una catena di comando solida, non è in grado di garantire la sicurezza nemmeno sulle principali rotte commerciali che costeggiano il Paese. In queste condizioni, il collasso dell’autorità centrale e la caduta di Mogadiscio nelle mani di gruppi ostili rappresentano scenari sempre meno remoti, con ripercussioni dirette sulla navigazione internazionale e sulla sicurezza regionale.
La pirateria somala, un tempo contenuta da pattugliamenti congiunti e operazioni navali multilaterali, è oggi alimentata anche dal radicamento di milizie jihadiste che controllano vaste aree dell’entroterra. Questi gruppi, dopo anni di scontri contro il governo federale e di brevi avanzate respinte con l’aiuto delle forze speciali straniere, hanno recuperato terreno e consolidato le proprie basi logistiche proprio lungo i corridoi costieri. Da qui hanno intensificato sequestri, assalti e sabotaggi, colpendo infrastrutture critiche e perfino centri governativi di intelligence. L’attacco del 2025 contro una sede dei servizi somali, che portò alla liberazione di decine di detenuti, diede il segnale dell’audacia crescente di questi movimenti.
Le debolezze dell’apparato statale restano uno dei fattori decisivi. Nonostante due decenni di aiuti, investimenti e programmi di addestramento militare, le forze somale non riescono a condurre operazioni continuative contro reti criminali e gruppi jihadisti. Il consumo interno di risorse, la corruzione diffusa, i legami di fedeltà clanici e la dipendenza dall’Agenzia dell’Unione africana per il supporto alla sicurezza hanno sgretolato ogni tentativo di riforma. Nel frattempo, l’interferenza politica nella gestione della missione internazionale ha sfiancato i donatori, ridotto il coordinamento e lasciato presagire un imminente disimpegno. A questo si aggiungono le tensioni istituzionali: modifiche costituzionali controverse, una mappa federale contestata e tentativi percepiti come manovre per prolungare la permanenza al potere della leadership attuale hanno spaccato la classe politica e paralizzato qualsiasi risposta comune alla minaccia emergente. Mentre i vertici si dividono, le bande armate osservano, consolidano il controllo del territorio e preparano nuovi colpi contro la navigazione e le città costiere. Sul piano internazionale cresce il numero di governi che, temendo un collasso definitivo del sistema federale, sondano discretamente la possibilità di una trattativa con i gruppi armati. Ma l’ipotesi di una Mogadiscio conquistata da milizie che già controllano ampie aree della costa solleva timori concreti: un ritorno alla pirateria sistemica, attacchi oltre confine e una spirale di conflitti locali che coinvolgerebbe l’intero Corno d’Africa.
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Il presidente eletto del Cile José Antonio Kast e sua moglie Maria Pia Adriasola (Ansa)
Un elemento significativo di queste elezioni presidenziali è stata l’elevata affluenza alle urne, che si è rivelata in aumento del 38% rispetto al 2021. Quelle di ieri sono infatti state le prime elezioni tenute dopo che, nel 2022, è stato introdotto il voto obbligatorio. La vittoria di Kast ha fatto da contraltare alla crisi della sinistra cilena. Il presidente uscente, Gabriel Boric, aveva vinto quattro anni fa, facendo leva soprattutto sull’impopolarità dell’amministrazione di centrodestra, guidata da Sebastián Piñera. Tuttavia, a partire dal 2023, gli indici di gradimento di Boric sono iniziati a crollare. E questo ha danneggiato senza dubbio la Jara, che è stata ministro del Lavoro fino allo scorso aprile. Certo, Kast si accinge a governare a fronte di un Congresso diviso: il che potrebbe rappresentare un problema per alcune delle sue proposte più incisive. Resta tuttavia il fatto che la sua vittoria ha avuto dei numeri assai significativi.
«La vittoria di Kast in Cile segue una serie di elezioni in America Latina che negli ultimi anni hanno spostato la regione verso destra, tra cui quelle in Argentina, Ecuador, Costa Rica ed El Salvador», ha riferito la Bbc. Lo spostamento a destra dell’America Latina è una buona notizia per la Casa Bianca. Ricordiamo che, alcuni giorni fa, Washington a pubblicato la sua nuova strategia di sicurezza nazionale: un documento alla cui base si registra il rilancio della Dottrina Monroe. Per Trump, l’obiettivo, da questo punto di vista, è duplice. Innanzitutto, punta a contrastare il fenomeno dell’immigrazione irregolare. In secondo luogo, mira ad arginare l’influenza geopolitica della Cina sull’Emisfero occidentale. Vale a tal proposito la pena di ricordare che Boric, negli ultimi anni, ha notevolmente avvicinato Santiago a Pechino. Una linea che, di certo, a Washington non è stata apprezzata.
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