2020-03-13
Dopo l’allarme pandemia dell’Oms arriva lo tsunami sulle assicurazioni
Anusak Laowilas, NurPhoto via Getty Images
Molte polizze sanitarie, di viaggio e business prevedono clausole di esclusione in caso di infezioni globali. A rischio pure i «pandemic bond» della Banca Mondiale: ora gli investitori potrebbero perdere i capitali.L'Oms ha dichiarato la pandemia per il coronavirus. E adesso si pone la questione delle coperture assicurative che - solitamente - non coprono questo genere di evenienza. Ha spiegato la situazione alla Verità Andrea Polo, direttore comunicazione di Facile.it. «È così sempre. Non è qualcosa legato a questa singola situazione, per cui le assicurazioni avrebbero cambiato i loro contratti. Se c'è una pandemia in corso, io non ti posso garantire una normale copertura assicurativa». «Ci sono, poi», ha proseguito, «alcuni casi di copertura assicurativa che invece sono legati alla zona dove tu vai. Una normale copertura viaggio di solito prevede che, se tu vai in una zona sconsigliata, allora lì non ti viene riconosciuta la copertura». «Quel che è importante è che questo venga preso come occasione per imparare a leggere i contratti e soprattutto le clausole di esclusione. Bisogna verificare sempre che cosa è effettivamente compreso e che cosa non è effettivamente compreso all'interno del contratto che stiamo firmando. E non bisogna riporre la decisione su un piano meramente economico. Il rischio è che scegliamo una polizza a un prezzo più basso, che poi non copre l'evenienza che a noi interessa. È una cosa da tenere sempre a mente, nel momento in cui si sta sottoscrivendo una polizza», ha concluso Polo. A livello generale, bisogna tener presente che la pandemia costituisce un rischio diverso da quelli generalmente coperti dalle polizze assicurative. Come ha recentemente sottolineato il sito Pltv Agents & Brokers, se le catastrofi naturali (come terremoti e alluvioni) e gli attentati terroristici risultano eventi chiaramente localizzati, altrettanto non si può dire delle pandemie, che non solo si verificano potenzialmente ovunque ma la cui durata resta anche un'incognita. Il sito mette tra l'altro in luce come non siano al momento molti i prodotti assicurativi che si occupano di questa realtà, soprattutto a causa di una mancanza di dati sullo sviluppo delle pandemie stesse: se per le catastrofi naturali sarebbe infatti possibile stabilire con un elevato grado di esattezza le conseguenze sul piano economico, nel caso della pandemia risulterebbe più difficile. Alla luce di tutto questo, è quindi senz'altro necessario che si faccia scrupolosamente attenzione quando si sottoscrive una polizza, così come sono altrettanto impellenti chiarezza e trasparenza da parte degli assicuratori. Per quanto riguarda il nostro Paese, il sito Insurance up ha di recente evidenziato come, negli ultimi giorni, svariate compagnie assicurative abbiano introdotto nuove coperture per il coronavirus, mentre altre starebbero aggiornando polizze già esistenti con clausole mirate. In determinati casi, sono stati inseriti servizi aggiuntivi, in altri diarie giornaliere o indennizzi forfettari. Nel dettaglio, sarebbero tre le aree maggiormente sensibili al rischio di pandemia: polizze viaggi, polizze business e polizze sanitarie. Come ravvisa l'Associazione nazionale fra le imprese assicuratrici, «l'evento pandemico potrebbe comportare una esclusione di copertura. L'Oms parla di pandemia quando un nuovo agente patogeno per il quale le persone non hanno immunità si diffonde rapidamente e con facilità in una zona molto più vasta e diffusa rispetto a quella solitamente interessata da un' epidemia […] Quanto alle coperture Business interruption, queste in Italia sono ancora poco diffuse e generalmente sono connesse a danni materiali e diretti (ad esempio, incendio degli edifici dell'impresa) subiti dall'assicurato». Spostandoci invece allo scenario complessivo, secondo un studio pubblicato da Moody's la settimana scorsa (e ripreso dal sito Assinews), il comparto assicurativo non dovrebbe subire impatti diretti troppo significativi ma potrebbe - comunque - riscontrare indirettamente dei problemi. Per i riassicuratori del settore vita le conseguenze della crisi non dovrebbero risultate drammatiche. Come sottolineato dall'ad della multinazionale francese Scor, Denis Kessler, «la popolazione generale non è la popolazione assicurata o riassicurata. […] Una grave influenza colpisce da 300.000 a 600.000 persone all'anno e questo accade regolarmente. Con il coronavirus non dovremmo nemmeno raggiungere quella cifra. Il nostro lavoro di modellazione supporta queste conclusioni». Tutto questo mentre, secondo Moody's, «l'esposizione alla pandemia dei riassicuratori globali è significativa solo a livelli di gravità molto elevati. Negli ultimi anni i riassicuratori globali hanno beneficiato di una crescita significativa in Cina e nel resto dell'Asia. Tuttavia, la loro esposizione alla regione rimane moderata rispetto al loro portafoglio complessivo». Situazione in parte analoga dovrebbe verificarsi anche per l'assicurazione infortuni. «Le richieste di risarcimento per interruzione dell'attività saranno limitate perché queste polizze generalmente escludono le malattie infettive e vengono attivate solo in caso di danni fisici», ha reso noto Moody's. Il problema riguarda semmai gli impatti che il coronavirus produrrà sul settore finanziario: impatti che potrebbero pesare significativamente poi sul comparto assicurativo. Stando all'agenzia di rating, la volatilità risulterebbe dannosa per gli assicuratori europei: costoro potrebbero infatti vedere i propri coefficienti di solvibilità influenzati in modo negativo dall'agitazione dei mercati. La stessa redditività degli assicuratori rischia di essere messa sotto pressione dal calo dei tassi d'interesse. Bisognerà infine vedere se scatteranno le clausole su 320 milioni di dollari di «pandemic bond», emessi dalla Banca Mondiale nel 2017. Lo si saprà il 24 marzo: 12 settimane, cioè, dal 31 dicembre 2019 (quando l'Oms ha dichiarato l'avvio dell'epidemia). Nel caso, gli investitori dovrebbero affrontare una perdita di capitale, da impiegare per il contrasto al morbo nelle regioni più povere.