2021-03-19
Dopo Giorgetti, anche Colao accelera sulla rete unica
Vittorio Colao (Pier Marco Tacca/Getty Images)
Il ministro dell'Innovazione tecnologica fa eco al collega leghista sul dossier Tim-Open Fiber: «Non possiamo più aspettare».Il governo di Mario Draghi vuole accelerare sul dossier rete unica Tim-Open Fiber. E lo fa con cognizione di causa, perché entro aprile va presentato il piano per il Recovery fund e ballano almeno 80 miliardi per tutto il comparto digitale: l'Italia rischia di perderli. Per questo motivo martedì il ministro per lo Sviluppo economico, Giancarlo Giorgetti, ha deciso di intervenire a piedi uniti su una vicenda che ormai si trascina da troppo tempo. E lo stesso ha fatto ieri Vittorio Colao, ministro dell'Innovazione tecnologica: sono infatti Mise e Mitd i competenti in materia. «Mi preme sottolineare l'esigenza che si arrivi nel più breve tempo possibile a una soluzione che garantisca una rapida ripresa dell'attività di cablatura e di copertura radio delle zone interessate», ha detto l'ex numero uno di Vodafone. «Non possiamo permetterci di stare in una situazione di attesa che rischia di condizionare i piani e i tempi di copertura della rete a banda ultralarga finanziata con le risorse del Pnrr». Giorgetti era stato ancora più duro il giorno prima. «Questo stallo - ha detto - deve essere superato per garantire a tutti i cittadini l'accesso alla rete ad altissima velocità, e siccome in qualche modo a questo stallo contribuisce anche lo Stato, indirettamente azionista dei soggetti, è responsabilità nostra fare una proposta rapida». Giorgetti ha parlato anche della cablatura delle cosiddette «aree bianche», quelle a fallimento di mercato. E proprio su questo ha spiegato che i ritardi sono «in larga parte attribuibili a difetti di impostazione del piano stesso, che probabilmente trascurava i vincoli burocratici che hanno rallentato la realizzazione di alcuni investimenti. Occorre rimuovere al più presto i ritardi e lavorare ad alcune semplificazioni normative». Ma dove sta l'impasse? Di fondo Giorgetti con parole diverse ha ribadito che l'esecutivo vuole proseguire nell'accordo Tim-Cdp, ma ha anche ricordato che va chiuso subito senza ulteriori ritardi con il 51% a Tim tutelando gli investimenti privati e il controllo della governance della società della rete unica che deve essere a predominanza pubblica. Tra gli addetti ai lavori c'è chi ha interpretato le parole di Giorgetti come un avviso a Enel che deve ancora cedere il 10% di Open Fiber a Cassa depositi e prestiti. Qui sta il punto. Il nostro colosso dell'energia elettrica è in trattativa da tempo per vendere la quota al fondo australiano di private equity Macquarie che dovrebbe pagare il 50 per cento di Open Fiber in una forbice tra i 2,1 e i 2,7 miliardi di euro. Ma questa cifra non sembra piacere a Cdp, controllata dal Mef che a sua volta vanta il 23,59% di Enel. Il termine ultimo per chiudere il deal senza penali è stato fissato tra 3 mesi, a giugno 2021. Non ci sono solo queste distanze di valutazione a rallentare il cronoprogramma della creazione di AccesCo. C'è anche il fatto che entro la fine di marzo nascerà Fiber Cop, società in cui confluirà la rete secondaria in rame di Tim e parte della fibra realizzata da FlashFiber, la joint venture di Tim e Fastweb. A quanto è trapelato Tim deterrà il 58% di Fiber Cop, il 37,5% verrà acquisito dal fondo americano Kkr, mentre il restante 4,5% spetterà a Fastweb grazie alla sua partecipazione in FlashFiber. Infine non va dimenticato che dentro Tim il maggiore azionista è francese, con Vivendi al 23,75%, aspetto che proprio Giorgetti ha toccato durante l'audizione in commissione Trasporti. «La rete unica se ha un controllo pubblico ha un senso, se ha un controllo privato noi non è che ricreiamo un monopolio privato sulla rete, e posso garantire che tanto meno possiamo ipotizzare un monopolio privato in mano straniera». Non solo. A questo si collega un passaggio del suo intervento sulla attuazione della tecnologia 5G, che per Giorgetti «dovrà avvenire nel rigoroso rispetto della disciplina messa in campo e di quella che sta trovando attuazione proprio in questi giorni per quanto concerne la cyber security e il golden power». Il numero uno del Mise ha anche annunciato nei giorni scorsi che potrebbe estendere il golden power anche ad altre filiere. Ma restando sul 5G, proprio Colao ha intrecciato il tema rete unica a quello del 5G perché «siamo fermamente convinti che principio da applicare è quello della piena neutralità tecnologica, in grado di garantire la massima copertura possibile indipendentemente dalla tecnologia utilizzata, fissa o mobile, stimolando l'utilizzo delle tecnologie più avanzate, nel nostro caso il 5G, per arrivare dove la fibra non può arrivare o arriverebbe in tempi troppo lunghi, e vogliamo lasciare agli operatori la piena scelta nella tecnologia da utilizzare, continuando a garantire ai cittadini la libera scelta tra offerte competitive sul mercato». E su chi se ne occuperà si aprirà un altro spinoso capitolo.