2025-10-23
Dopo aver sparato sulla famiglia la sinistra si lagna per le culle vuote
I media progressisti usano la denatalità contro il governo e parlano di welfare insufficiente. Ma, come spiega lo statistico Roberto Volpi, il calo delle nascite è dovuto alla demolizione del focolare domestico. Da loro appoggiata.All’improvviso sono diventati tutti sfegatati tifosi della natalità. L’Istat - come del resto fa ormai inesorabilmente ogni anno - ha prodotto l’ennesimo dato tombale sui nuovi nati: nel 2024 ce ne sono stati 10.000 circa in meno dell’anno precedente e il numero di figli per donna è ulteriormente calato da 1,20 a 1,18. In aggiunta, le previsioni per i prossimi 12 mesi non sono certo esaltanti. E che il problema esista lo sappiamo da fin troppo tempo, solo che ora tutt’a un tratto sembra che a sinistra se lo prendano immensamente a cuore. Ieri si sono esibiti sul tema Linda Laura Sabbadini, Chiara Saraceno, Tito Boeri: nomi autorevoli, pesi massimi. Guarda caso, pur con leggere variazioni tutti costoro hanno sostenuto la medesima tesi: manca il welfare e per questo non si sfornano pupi. Secondo la Saraceno, esiste «una prateria di possibili interventi» i quali potrebbero modificare «in modo sostanziale la situazione di incertezza e di scarsità di risorse in cui si muovono molti giovani quando pensano di mettere su famiglia: un accesso all’abitazione difficile e costoso, se non si hanno alle spalle genitori in grado di dare una mano; un’entrata nel mercato nel lavoro caratterizzata da precarietà e basse remunerazioni, che per le donne si accompagna anche a pesanti penalità se e quando decidono di avere un figlio». Mancano casa e lavoro dunque, ma c’è anche «scarsità di servizi per la prima infanzia e di tempo pieno scolastico nella scuola primaria, e ancor più in quella secondaria di primo grado, una scarsità poco scalfita dal Pnrr, che pure avrebbe dovuto correggerla drasticamente». Anche per la Sabbadini i temi sono quelli: lavoro precario o mancante, pochi congedi... Tito Boeri insiste che bisogna «investire sui congedi di paternità, sull’equilibrio uomo-donna e sugli asili nido». La storia degli asili sembra particolarmente cara ai progressisti e ai liberali come si deve. Anche Francesco Billari, rettore della Bocconi intervistato da Repubblica, dichiara che urgono «infrastrutture demografiche» e conia lo slogan: «Vanno costruiti asilo oltre a strade e ponti». Viene da chiedersi come mai tanto trambusto proprio adesso. Soprattutto dopo che, per decenni, il mondo progressista di tutto ha fatto tranne che spingere sul tema della natalità. Anzi, semmai si sono sgolati a ripetere che la famiglia tradizionale andava superata, si sono preoccupati di gridare al sessismo non appena qualcuno faceva balenare un riferimento al focolare domestico. Negli ultimi tempi i media di sinistra hanno sostenuto con foga il diritto di non avere figli e anche ultimamente hanno alzato le barricate per il presunto diritto all’aborto che in Italia non sarebbe abbastanza garantito. Come mai questo repentino cambio di rotta? Non è troppo difficile immaginarlo. Se si dice che non nascono bambini perché mancano asili, il welfare è carente e i soldi del Pnrr sono stati usati male, si può dare la colpa al governo del calo delle nascite. E di certo da un esecutivo di destra ci si aspetta molto di più per le famiglie e la natalità, ma che a lagnarsi siano coloro che li hanno da sempre osteggiati è patetico. Tanto più che la fola degli asili non regge. Lo spiega molto bene lo statistico Roberto Volpi, che da anni indaga il tema e ha appena pubblicato per Solferino un saggio che di nuovo lo sfiora (si intitola Terra promessa e vale la lettura). «Per capire come sia illusorio pensare che per risolvere la crisi della natalità occorra battere su misure come più asili nido, congedi parentali, sgravi fiscali e bonus per i figli, sostegni alle famiglie con più figli eccetera bastano i dati dei 27 Paesi dell’Unione europea», dice Volpi. «Il numero medio di figli per donna è diminuito in modo significativo in tutti i Paesi dell’Unione europea indipendentemente dalle politiche di sostegno alle famiglie e alla natalità messe in atto - e l’insieme di quelle politiche esaurisce tutto il campionario in fatto di misure pro natalità. Ma ciò non basta, perché le perdite maggiori della fecondità si riscontrano nei Paesi in cui le politiche di sostegno alla natalità sono in vigore da più tempo e sono le più avanzate, le più sbilanciate nel favorire in ogni modo le nascite da coppie giovani, unite in matrimonio o di fatto che siano. Questo non succede perché quelle politiche sono controproducenti, sia chiaro, ma perché hanno dato quel che potevano dare e ora funzionano molto mediocremente, sulle nuove generazioni nel pieno della fertilità e della vita adulta hanno una presa minima. Funzionavano per i padri, non funzionano per i figli. Pensare di ridurre la grande crisi della fecondità all’insufficienza di fattori e condizioni materiali predisponenti ai figli è la grande, persistente illusione che ci ha trascinati - è la Population Division dell’Onu a dirlo - sull’orlo del collasso della popolazione». Il nodo della questione, dunque, non è il welfare o il numero di asili. «Al centro, oggi, della questione demografica c’è paradossalmente una questione che non è demografica bensì culturale a tutto tondo, ovvero il conflitto ultra se non addirittura post moderno che si è venuto a creare tra individualismo e famiglia», continua Volpi. «L’individualismo non si è mai rivolto contro la famiglia in sé ma, semmai, contro concezioni particolari di famiglia (la famiglia-istituzione, la famiglia come nucleo e universo a sé, ovviamente la famiglia patriarcale, ecc.). Ma oggi individualismo e famiglia tendono a confliggere indipendentemente dalle definizioni di individualismo e di famiglia che si intendano adottare e l’individualismo sempre più frequentemente si traduce se non proprio nel rifiuto della famiglia nella sua subordinazione al raggiungimento dei traguardi e dei valori che dell’individualismo sono tipici: il successo professionale, la carriera, lo stile di vita, lo status, i soldi e più in generale la realizzazione di sé nel mondo e nella società di oggi in quanto individuo singolo, singola persona. Il risultato più che non una generica crisi della famiglia, della quale si discute da tanto, sta nella sua attuale mancanza di prospettive. Viviamo in un tempo in cui nessuno scommetterebbe su prospettive favorevoli alla famiglia. La famiglia è data pressoché universalmente in un declino più profondo ancora di quello attuale. Ma alla base della natalità sta la famiglia: ed è qui, espressamente, la difficoltà di agire sulla natalità». Per fare ripartire la natalità occorre agire sulla famiglia. Cioè l’istituzione che più di ogni altra il progressismo occidentale ha combattuto.
Alpini e Legionari francesi si addestrano all'uso di un drone (Esercito Italiano)
Oltre 100 militari si sono addestrati per 72 ore continuative nell'area montana compresa tra Artesina, Prato Nevoso e Frabosa, nel Cuneese.
Obiettivo dell'esercitazione l'accrescimento della capacità di operare congiuntamente e di svolgere attività tattiche specifiche dell'arma Genio in ambiente montano e in contesto di combattimento.
In particolare, i guastatori alpini del 32° e i genieri della Legione hanno operato per tre giorni in quota, sul filo dei 2000 metri, a temperature sotto lo zero termico, mettendo alla prova le proprie capacità di vivere, muoversi e combattere in montagna.
La «Joint Sapper» ha dato la possibilità ai militari italiani e francesi di condividere tecniche, tattiche e procedure, incrementando il livello di interoperabilità nel quadro della cooperazione internazionale, nella quale si inserisce la brigata da montagna italo-francese designata con l'acronimo inglese NSBNBC (Not Standing Bi-National Brigade Command).
La NSBNBC è un'unità multinazionale, non permanente ma subito impiegabile, basata sulla Brigata alpina Taurinense e sulla 27^ Brigata di fanteria da montagna francese, le cui componenti dell'arma Genio sono rispettivamente costituite dal 32° Reggimento di Fossano e dal 2° Régiment étranger du Génie.
È uno strumento flessibile, mobile, modulare ed espandibile, che può svolgere missioni in ambito Nazioni Unite, NATO e Unione Europea, potendo costituire anche la forza di schieramento iniziale di un contingente più ampio.
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A Dimmi La Verità Stefania Bardelli, leader del Team Vannacci di Varese, fa chiarezza sul rapporto con la Lega e sulle candidature alle elezioni degli esponenti dei team.