2022-11-29
Dopo aver osannato il modello cinese scoprono che i lockdown sono inutili
Ora che in Cina si ribellano alle politiche anti virus, anche qui si grida alla follia del regime. Eppure, l’Italia fu il primo Stato occidentale a imitarlo, sebbene molti studi già smontassero l’utilità di domiciliari e coprifuoco.Il Corriere della Sera lo chiama «l’impossibile Covid zero». Repubblica commisera una Cina «auto intrappolata», che ha speso «miliardi in test e strutture per vincere la guerra contro un virus che invece non sparirà». Sempre sul quotidiano di via Solferino, il politologo Ian Bremmer mette alla berlina «una strategia di contenimento della pandemia che si è dimostrata poco efficace». Su Facebook, il virologo Guido Silvestri biasima la «politica scellerata» di Xi Jinping. Pare di leggere La Verità - ma quella di un anno e mezzo fa. Adesso che, nel Paese asiatico, la società civile è in rivolta, l’hanno capito tutti: condannare agli arresti domiciliari un intero popolo è inutile e dannoso. Non ferma il Sars-Cov-2, piccona l’economia e provoca gravi effetti collaterali sulla salute delle persone. Ma quelli che si stracciano le vesti per i deliri del modello cinese sono gli stessi che, il modello cinese, lo avevano esaltato. E importato. La settimana scorsa, testimone per sette ore in un processo intentato da attivisti per i diritti civili nei confronti dell’amministrazione Biden, Anthony Fauci ha ricordato che i lockdown furono ispirati dal viaggio nel Dragone di una delegazione dell’Oms, a febbraio 2020, cui aveva preso parte il suo braccio destro, Cliff Lane. Costui vedeva nei provvedimenti del regime la prova «che questa infezione si può controllare». Il report dell’agenzia si sbilanciò in lodi sperticate per «il più ambizioso, agile e aggressivo sforzo di contenimento di una malattia nella storia». Il direttore dell’Oms, Tedros Adhanom Ghebreyesus, un mese prima della spedizione, aveva riconosciuto che la Cina stava «definendo nuovi standard per la lotta alle epidemie». Dinanzi alla corte del Missouri, Fauci ha sottolineato che, sui lockdown, Regno Unito e Usa seguirono l’Italia, la quale, a sua volta, aveva seguito Pechino. Diventando l’apripista del furore chiusurista in Occidente. Dov’erano, al tempo, i sapientoni che segnano a porta vuota un gol al Covid zero? Gli ex avvocati del «restiamo a casa» tentano di salvarsi in calcio d’angolo. La loro tesi è questa: nella situazione attuale, con larga parte della popolazione dotata di anticorpi e varianti meno patogene, rigide restrizioni sarebbero ingiustificabili. Nel 2020, però, blindarsi era necessario: l’alternativa era un’ecatombe. Davvero? Eppure, la comunità scientifica doveva essere a conoscenza dell’inutilità di mettere sotto chiave una nazione. Già nel 2006, come ha riferito alla Verità il prof di Stanford, Scott Atlas, era stato stabilito che un virus aereo non può essere eradicato con il confinamento preventivo. Quando, a smontare la filosofia dei lockdown, era arrivato uno studioso dall’indiscusso pedigree internazionale, come John Ioannidis, qui, il viropiddino Andrea Crisanti s’era messo a dipingerlo come un cialtrone, rovinosamente costretto a ritrattare dei paper farlocchi. Allorché Boris Johnson brigò per resistere al verbo delle serrate, Walter Ricciardi prese a lanciare strali social. Il «competente» che affiancava l’atlantista Carlo Calenda era l’uomo che, accogliendo una fornitura di respiratori donati, cinguettò: «Grazie Cina».Tra l’altro, già a primavera 2020 esisteva un’alternativa al sequestro in casa: la Great Barrington declaration, sottoscritta da centinaia di luminari, promuoveva la protezione mirata dei fragili. In Europa, solo la Svezia ha adottato una soluzione simile. E le statistiche sull’extra mortalità le danno ragione. Altrove, la proposta fu sabotata. Negli Usa, ad esempio, uno stretto collaboratori di Fauci, l’allora direttore dei National institutes of health, Francis Collins, aveva invocato addirittura «una rapida e devastante demolizione delle sue premesse». Intanto - si chiama nemesi storica - su Nature è appena uscita una ricerca sui risultati del coprifuoco nell’Assia, il quinto Länder tedesco per popolazione. Citiamo la conclusione degli autori: «L’effetto non è significativamente diverso dallo zero». Impedire alle persone di uscire di sera non è servito a nulla. Ma quel provvedimento da periodo bellico, introdotto a novembre 2020 da Giuseppe Conte, fu mantenuto da Mario Draghi fino al 21 giugno 2021. Otto mesi di irragionevole divieto di circolazione notturna. La scienza come si poneva, in quel periodo? Contestava forse le cinesate dei governi? Manco per sogno: quando l’ostinazione nel tenere in piedi la misura aveva valicato la soglia del ridicolo, la presidente dell’Associazione di epidemiologia, Lucia Bisceglia, provò a difenderla con una tesi grottesca: il coprifuoco «introduce a livello psicologico un segnale d’allerta». Almeno, le fanzine del regime comunista, dal China Daily in giù, usano argomenti più raffinati per puntellare i divieti.È indubbio che a Pechino si siano infilati in un vicolo cieco. L’esperto inglese Francois Balloux ha spiegato bene il circolo vizioso. Il Paese, ha twittato, «è impreparatissimo a una massiccia ondata di Covid. In pochi hanno acquisito l’immunità»: la circolazione del virus è stata troppo bassa per favorire quella naturale, la percentuale di anziani vaccinati è scarsa e i farmaci impiegati sono poco efficaci. Inoltre, «il sistema sanitario» cinese è «fragile, specie fuori dalle grandi città. Sarebbe facilmente sommerso», qualora Omicron cominciasse a galoppare. I lockdown, i tamponi di massa, le quarantene in condizioni disumane, le deportazioni degli infetti, hanno esasperato la gente ma non possono impedire la catastrofe. Sì, tutto ciò certifica il fallimento della strategia Covid zero. Ma chi oggi la ridicolizza, ieri ce l’ha imposta. E ha fatto in modo di conservarla fino a quando è stata politicamente sostenibile. Fino a quando gli italiani sono giunti sull’orlo della ribellione. Dove hanno la faccia, i diligenti alunni che andavano a scuola dal «maestro» Xi?
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