2022-07-19
Giovanni Donzelli: «Non esistono i miracoli del premier. Pnrr da rivedere, è già superato»
L’esponente di Fdi: «La scelta di Lega e Forza Italia di rieleggere Mattarella è la ferita del centrodestra. Al prossimo giro Letta e la Meloni punteranno a Palazzo Chigi. Se vinceremo, non saremo anti Europa».Verrebbe da citare Ennio Flaiano: «La situazione politica in Italia è grave, ma non è seria». Era il 1947 lui vinceva lo Strega, e noi 75 anni dopo senza che quasi nulla sia mutato vediamo le streghe. Giovanni Donzelli, fiorentino di nascita, pratese di residenza (già questo è andare contro un luogo comune), sposato con Alessia e papà di due ragazzini, è appassionato di letteratura. È il volto - da adolescente tra l’impertinente e lo spettinato - di Fratelli d’Italia, di cui è tra i costituenti e responsabile nazionale dell’organizzazione, nei salotti televisivi dove c’è da dire pane al pane e vino al vino (possibilmente sciapo l’uno e Chianti l’altro). È entrato in Parlamento dalla porta principale: è passato dalla militanza studentesca di destra, al consiglio comunale della città del giglio e poi al consiglio regionale toscano dove il Pd fiorentino se avesse potuto gli avrebbe fatto fare la fine di Girolamo Savonarola. Ora si prepara a una nuova sfida.La situazione è grave, ma non è seria?«Siamo molto preoccupati. L’Italia ha davanti a sé mesi molto difficili. Noi lo sappiamo come cominciare a risolvere i problemi. Non certo con un governo debolissimo come uscirebbe se dovessero aggiustare in qualche modo questa crisi che dà vita a teatrini insopportabili e lontani dalle difficoltà degli italiani. Dovrebbero farla finita di anteporre i loro interessi che sono lo stipendio da parlamentare o i sondaggi agli interessi degli italiani».Tra 24 ore c’è il redde rationem: la Lega si sfila?«È davvero ancora tutto molto prematuro. Aspettiamo che Mario Draghi venga alle Camere a riferire. Se la Lega si sfila va chiesto a Matteo Salvini, ma è evidente che finché restano al governo sono legati a questa maggioranza contro natura. Lo abbiamo sempre detto che non era possibile governare con una maggioranza dove il Pd e i Cinque Stelle diventavano aggressivi sulla droga, lo ius scholae, i bonus, il reddito di cittadinanza. Era una fine già scritta».Mario Draghi tiene e il punto o torna indietro?«Non lo so e lo sa solo lui ovviamente. Noto però che Draghi ha dimostrato di essere una persona molto lineare e di parola. Questa qualità gliela riconosciamo anche noi che siamo fieramente e responsabilmente all’opposizione. Mi auguro che non stiano trascinando Draghi a perdere questa credibilità. Sarebbe un danno perché mettono in discussione un uomo che, al di là dei ruoli, serve comunque all’Italia a livello internazionale».Quindi si vota?«Se dovessimo seguire uno sviluppo corretto sì; chi prova ad allungare l’agonia di questo governo fa un danno agli italiani. Siamo consapevoli che proveranno a inventarsi di tutto pur di non andare a elezioni perché sanno che le perderanno. Sono abituati a governare senza vincere le elezioni; anche nel 2018 il Pd aveva perso le elezioni, ma per la legge elettorale e le manovre di Palazzo si è ritrovato al governo. Questa volta non sarà così, perciò evitano le elezioni. Così facendo però dichiarano di aver paura della democrazia».Sergio Mattarella però non è dallo scioglimento facile. Hanno voluto rieleggerlo anche per questo?«Premesso che Sergio Mattarella è il presidente della Repubblica e quindi anche il nostro presidente per quanto si voglia dilazionare il voto entro otto mesi comunque si dovrà andare alle elezioni. Resta il fatto che la scelta di Lega e Forza Italia di rieleggerlo è stata e rimane incomprensibile ed è la ferita più profonda che ancora c’è nel centrodestra. Procrastinare il voto oltre il limite naturale, se ne è parlato a proposito delle nomine da fare in primavera, è impensabile. C’è un limite anche all’indecenza. Anche perché il problema non è cambiare governo, anche se devo dire che Draghi è un po’ sopravvalutato, il problema è cambiare il Parlamento dove non c’è comunque una maggioranza possibile e omogenea».Dunque votare per cambiare tutto?«La Costituzione dice che al massimo tra otto mesi si deve votare. Ma è anche evidente che questo Parlamento non è più rappresentativo. I 5 stelle sono entrati come gruppo più numeroso e si sono divisi in cento rivoli, ora provocano questa forte crisi. Noi siamo entrati come ultimo gruppo per consistenza e oggi nel Paese siamo maggioranza. Basta osservare che ora il primo gruppo parlamentare è la Lega per capire che gli assetti dell’aula sono cambiati».Se i pentastellati si sfilano il Pd si ritrova con Lega e Forza Italia gruppi di riferimento del governo. Sarà Enrico Letta alla fine a far cadere Draghi?«Non lo so e francamente come Fratelli d’Italia siamo poco attenti a questi giochini tattici. Queste manovre di sopravvivenza del Palazzo non ci appassionano. Noi ci stiamo preparando alle elezioni e i nostri alleati devono dirci adesso se preferiscono andare alle elezioni per aver un governo scelto dal popolo o continuare in questa pantomima».Ma nel centrodestra sono tutti d’accordo su Giorgia Meloni a palazzo Chigi?«Facciamola semplice: alle prossime elezioni si confronteranno Letta e la Meloni. Il Pd proverà a fare questo campo più o meno largo, il centrodestra si aggregherà comunque attorno a Giorgia e gli amici devono subito dire da che parte stanno. Dobbiamo essere pronti ora al voto».Non vi spaventa l’idea di prendere in mano un Paese che ha enormi difficoltà? Se andaste al governo cosa fareste come prima cosa?«Ne abbiamo già parlato: la prima cosa è ricontrattare il Pnrr e rivedere l’approccio al reddito di cittadinanza per liberare risorse. Il Pnrr è stato scritto un’era geologica fa. Non c’era la guerra, non c’era l’inflazione, non c’era la siccità. Ci sono dei progetti che non servono a nulla e non c’è nulla per affrontare le vere emergenze. Che senso ha continuare a tenere più di 60 miliardi sulla transizione quando non abbiamo energia? O non aver messo un soldo per le opere idrauliche?».Scusi Donzelli, ma lei bestemmia in Chiesa! Osa criticare il Pnrr?«Ah sì? Allora diciamocelo chiaro che il governo Draghi non ha fatto nessun miracolo. Hanno preso progetti vecchi e li hanno messi nel piano. Ci sono gallerie che devono essere finite nel 2026 e le talpe, le macchine per scavarle, non arrivano prima del 2027! A prescindere dalla capacità più sbandierata che reale di Draghi di far funzionare il Pnrr, quando è stato concepito era un’altra epoca. Questo riguarda anche gli altri Paesi europei. Una nostra risoluzione per rivedere il Pnrr è stata approvata alla Camera, ma come al solito è scomparsa».A proposito di Europa, se andate al governo l’avrete contro?«Noi siamo protagonisti in Europa. Giorgia Meloni è presidente dei conservatori europei che hanno contribuito a far eleggere l’attuale presidente del parlamento di Strasburgo. Stiamo facendo a Bruxelles ciò che vogliamo fare in Italia: staccare i popolari dai socialisti e creare un’alleanza popolari e conservatori. Giorgia ha contatti internazionali continui, con tutti i leader. Chi dice che Fratelli d’Italia è contro l’Europa dice una falsità: noi siamo all’opposizione della maggioranza Ursula, ma non siamo antieuropei. Sarebbe come dire che siccome il Pd è all’opposizione in Piemonte è antipiemontese».Ma questa è l’Europa del Green deal, delle auto elettriche. Siete d’accordo?«Per nulla. Questo esempio spiega tutto. Noi siamo i più convinti assertori dell’alleanza atlantica anche per contrastare l’invasione russa dell’Ucraina, poi troviamo un’Europa che con le auto elettriche promuove l’industria cinese in danno di quella europea e italiana. Mi pare che la Cina proprio dalla parte nostra non stia. Vorrei che il Pd mi spiegasse questa: vota contro l’industria italiana e per il green deal e poi dà lezioni di atlantismo. Chi è in contraddizione?».Goldman Sachs ha detto che il centrodestra al governo è un pericolo per l’Italia. Come la mettiamo?«La mettiamo che il rischio è inventato e che comunque non possiamo consentire alle banche o a nessun Paese straniero d’ interferire nel nostro processo democratico e decidere per noi chi ci deve governare. Lo direi anche a parti invertite. È un sacro dovere difendere le nostre istituzioni».Giorgia Meloni soffre un effetto Le Pen?«Scherziamo? Giorgia è una secchiona, una vera leader. Parla 4 lingue e forse per questo gli altri rosicano. Ve lo ricordate il comizio in Spagna? Il problema non è cosa ha detto Giorgia, ma il fatto che lo dicesse in un perfetto spagnolo così come quando va in America e la accolgono come una leader di prima caratura parla in perfetto inglese. La Meloni ha un’altissima reputazione internazionale».Allora questa storia che voi non avete classe dirigente è una calunnia?«Assolutamente sì. Abbiamo una classe dirigente preparatissima e giovane e abbiamo dei solidissimi e vasti punti di riferimento come ha dimostrato la conferenza programmatica di Milano. La nostra classe dirigente si forma passando dai Comuni, dalle Regioni, ha cultura amministrativa e di governo. Penso a sindaci come quello dell’Aquila o di Pistoia. Non rischiamo di fare ministri improvvisati con un click come Di Maio o Toninelli».Beh, è anche il suo profilo. È stata dura essere un giovane di destra a Firenze? Ha sofferto una sorta di razzismo politico?«È stata dura, ma anche divertente. A me piace andare controcorrente, ragionare col mio cervello e pur non venendo da una famiglia di centrodestra ho scoperto il gusto del diverso parere, ma è vero che ho sofferto di razzismo politico. Per nascondere la propria incapacità la sinistra non accetta mai il confronto sui contenuti, demonizza e delegittima l’avversario in base a una sua supposta e inesistente superiorità. Il loro è un razzismo politico di sopravvivenza. Lo hanno fatto con Berlusconi, con Salvini, lo fanno con noi e Giorgia. Ma stavolta gli va male».