2024-12-01
Don Biancalani ospita un clandestino. Lui abusa di una donna in canonica
Don Massimo Biancalani (Ansa)
Liberiano inchiodato da un selfie, ma il prete di Pistoia che ideò la pizzeria del rifugiato protesta: «La notizia è che altri africani hanno aiutato la vittima». Intanto in Calabria un marocchino picchia e deruba un invalido.I fatti sono di una semplicità brutale e disarmante: don Massimo Biancalani, il prete toscano pro migranti che, nella chiesa di Vicofaro, a Pistoia, gestisce un vero e proprio centro d’accoglienza, ospita un clandestino; questo qua, un liberiano di 32 anni uscito un mese fa dal Centro per i rimpatri di Potenza, ne approfitta per portare una ragazza in canonica e abusarne. Azione e conseguenza: il sacerdote apre le porte a un irregolare, lui prova a violentare una donna. Lineare, no?Eppure, su Facebook, il parroco se l’è presa con la stampa locale, in particolare Il Tirreno, che per primo ha dato notizia dell’aggressione, consumatasi alle 3 di notte di martedì scorso. «Macchina del fango», ha sbottato. «Fake news». E perché? Perché l’assalto non si è mai verificato? Perché la storia era inventata di sana pianta? Macché. Era solo un problema di prospettiva: «La vera notizia», ha scritto il religioso, «è: due ragazzi ospiti di Vicofaro salvano una ragazza». Se dovessimo scomodare Nietzsche, insomma, concluderemmo che non esistono fatti, ma solo interpretazioni.In effetti, in quegli istanti concitati, le grida della giovane, già denudata e immobilizzata sul materasso, avevano richiamato altri africani alloggiati nella struttura. Uno di loro, minacciando con una lametta il malintenzionato, è riuscito a impedirgli di completare lo stupro. Poi, la ragazza è fuggita, ha chiamato il 112, così gli agenti hanno identificato e arrestato il responsabile, grazie a un selfie che si era scattato lui stesso, poche ore prima. Quando aveva abbordato la poveretta in stazione a Montecatini. Lei stava cercando il fidanzato, non lo aveva trovato e, con somma imprudenza, si era messa a fumare hashish e a bere alcolici con il liberiano. Costui l’aveva circuita, convincendola a salire sul convoglio e a seguirlo fino all’abitazione del parroco pistoiese, dove lo sbandato aveva un giaciglio. Ci sarebbe tanto da dire sui giochi pericolosi di don Biancalani, la cui buona fede - sarebbe meglio definirla buonista - è stata tradita in diverse occasioni dagli amici africani. Come quando, nel 2020, un nigeriano fu pizzicato a nascondere eroina nel confessionale. Il prete stesso, nel 2023, è finito indagato per truffa e falso in atto pubblico: gli venivano contestati presunti contratti di lavoro fasulli, stipulati con quattro stranieri, al fine di ottenere i contributi Inps. Lo scorso giugno, gli è stata comminata un’ammenda da 100 euro, più simbolica che sostanziale, perché il sacerdote non aveva adempiuto integralmente a un’ordinanza del sindaco di Pistoia: in seguito ai controlli dell’Asl, il primo cittadino gli aveva commissionato opere di derattizzazione, di allontanamento dei piccioni attirati dai rifiuti e di sgombero del materiale accumulato davanti la parrocchia.Tra le memorabili imprese del don, vanno ricordate la celeberrima giornata in piscina con i suoi ospiti, documentata dagli scatti degli africani con tanto di lingua di fuori, nonché l’invenzione della pizzeria del rifugiato, attivata per dare impiego a dodici giovani arrivati dal continente nero. Come foto profilo di uno dei suoi account Facebook, il sacerdote ha piazzato Carola Rackete, la capitana della Sea Watch che speronò una motovedetta della Finanza e ora siede all’Europarlamento. In questi giorni, il prete è impegnato in un’iniziativa di autentico altruismo: sta raccogliendo i fondi per riportare nel suo Paese natio la salma di un guineano di Vicofaro, Malang, morto per un malore il 18 novembre scorso. Non gli è mai venuto in mente che alcuni dei suoi fratelli potessero essere rimpatriati da vivi? Lo strano concetto di carità di Biancalani, che evidentemente disconosce e disapplica le leggi italiane in materia di immigrazione, può condurre a conseguenze disastrose. Come gli abusi di martedì notte in canonica, perpetrati da un uomo che non aveva titolo per restare in Italia. Il sacerdote forse segue l’undicesimo comandamento del Papa sulle frontiere spalancate. E predica: «La vera religione è accogliere».Ironia della sorte, venerdì 22, pochi giorni prima dello scempio in canonica, nella parrocchia di don Massimo si era svolto un incontro su «Femminicidi e uomini maltrattanti: come uscirne insieme?». Di sicuro, non dando un tetto al delinquente che andava rispedito in Liberia. E che invece è riuscito non solo a uscire dal Cpr lucano, ma pure ad andare a spasso per l’Italia. Se ne dovrebbe chiedere conto ai magistrati che convalidano i trattenimenti, così solerti nel difendere chi viene trasferito Albania. E pure alla sinistra impegnata contro la violenza di genere, purché a praticarla sia un maschio bianco eterosessuale. Ma chi ha difeso, ieri, l’invalido picchiato, rapinato e lasciato a terra semi-incosciente, in pieno centro a Corigliano Rossano, in Calabria, da un marocchino senza fissa dimora?Per giustificare la sua decisione di intonare Bella ciao in chiesa, don Biancalani, nel 2019, si era messo a pontificare: «Noi cristiani siamo partigiani dell’umanità». Della quale dovrebbero far parte tanto i migranti, quanto le vittime dei loro crimini.
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