2022-12-29
Doha ha amici pure nell’agenzia Onu che ha taciuto su «schiavi» e diritti
Antonio Vitorino, ex commissario europeo portoghese, è direttore dell'Organizzazione internazionale migrazione dal 2018 (Ansa)
L’Organizzazione internazionale per le migrazioni ha intrecciato benevoli rapporti con lo Stato arabo ricavandone ricchi finanziamenti. Dal dg (ex commissario Ue con Romano Prodi) elogi agli emiri e zero denunce.Le ramificazioni politiche costruite nel tempo dal Qatar non si fermano certo al Parlamento europeo. Un caso interessante da prendere in considerazione è, per esempio, quello dell’Organizzazione internazionale per le migrazioni (Oim): realtà collegata all’Onu, che si propone di «promuovere la cooperazione internazionale sulle questioni migratorie». Ebbene, proprio tale organizzazione si è mostrata piuttosto tenera verso Doha negli ultimi anni. Un’amichevolezza che vede comparire una figura, recentemente spuntata nell’inchiesta della Procura belga sul Qatargate: il ministro del Lavoro qatariota, Ali bin Samikh Al Marri, che, entrato in carica a ottobre 2021, aveva ricevuto a Doha Eva Kaili lo scorso 31 ottobre «per sviluppare le relazioni bilaterali nel settore del lavoro». Era il 21 novembre di quest’anno, quando Antonio Vitorino – direttore generale dell’Oim dall’ottobre 2018 – scrisse su Twitter: «Venerdì scorso, ho avuto il piacere di parlare con sua eccellenza Ali bin Samikh Al Marri, ministro del Lavoro del Qatar, per discutere delle aree di cooperazione e dei problemi di comune interesse nel settore del lavoro». «Lodo il progresso compiuto per riformare la politica del lavoro migratorio del Paese negli ultimi anni e ribadisco che l’Oim, insieme all’Organizzazione internazionale del Lavoro, è pronta a sostenere il Qatar nell’implementazione e nell’ulteriore sviluppo di queste riforme che riguardano molti aspetti dei lavoratori migranti nel Qatar», aggiunse Vitorino. Non solo. Secondo la Qatar News Agency, Al Marri, durante l’incontro virtuale, avrebbe parlato anche della preparazione dei mondiali di calcio, che si sarebbero aperti pochi giorni dopo. Stando al Gulf Times, Vitorino e Al Marri si erano incontrati di persona anche nel novembre 2021. Già il 31 agosto 2020 il direttore generale aveva del resto elogiato su Twitter le politiche qatariote in materia di lavoro. Era invece il settembre 2020 quando fu istituita la missione dell’Oim in Qatar: missione che, secondo il suo stesso sito, «ha stabilito rapporti di lavoro produttivi con i ministeri legati alla migrazione, le agenzie delle Nazioni Unite, nonché i media, il mondo accademico e i partner della società civile nel Paese». In particolare, la missione ha stretto un accordo di partnership con la Qatar Charity: Ong che, secondo un report dell’International Centre for the Study of Radicalisation citato nel 2020 dalla testata emiratina Al Arabiya, risulterebbe una storica finanziatrice di gruppi islamisti in territorio europeo (gruppi che, per inciso, sarebbero principalmente collegati alla Fratellanza Musulmana). Il 13 luglio 2021, Vitorino twittò inoltre dicendosi «onorato» di parlare in occasione della pubblicazione di un report, redatto proprio dalla Qatar Charity. Durante l’evento, cui prese parte anche il presidente della fondazione Hamad bin Nasser Al Thani, Vitorino ringraziò per il sostegno che l’Oim aveva ricevuto in Yemen, Siria e nei Balcani. Infine, a luglio scorso, la stessa Oim ha siglato un accordo con l’ente governativo qatariota, Qatar fund for development, per ricevere un contributo di 400.000 dollari. Sia chiaro: non si riscontrano accuse di corruzione nei confronti dell’Oim o del suo direttore generale né l’organizzazione risulta coinvolta nell’inchiesta belga sul Qatargate. Il dato da sottolineare è tuttavia di natura politica, vista la curiosa linea soft dell’Oim verso Doha su un tema notoriamente controverso come quello del lavoro migratorio. D’altronde, appena l’11 novembre scorso, Amnesty International, parlando del Qatar, riportava che «nonostante i tentativi in corso di riformare il sistema del lavoro, mancato o ritardato versamento dei salari, condizioni di lavoro insicure, diniego dei giorni di riposo, ostacoli alla ricerca di un nuovo lavoro e accesso limitato alla giustizia restano una costante nella vita di migliaia di lavoratori». «La morte di migliaia di lavoratori non è mai stata indagata. Sebbene sia stato istituito un fondo locale per risarcire i salari non versati, centinaia di migliaia di lavoratori migranti devono ancora ricevere un risarcimento per i danni subiti nello scorso decennio», proseguiva Amnesty, tracciando così un quadro molto più problematico rispetto a quello emerso dal tweet di Vitorino pochi giorni più tardi. È bene a tal proposito ricordare anche i legami tra l’Oim e l’Unione europea. Secondo il sito web della stessa organizzazione, «insieme, l’Ue e i suoi Stati membri sono i maggiori contributori al bilancio dell’Oim». «Tra il 2015 e il 2021», si legge ancora, «la Commissione europea e l’Oim hanno collaborato in tutto il mondo su quasi 700 progetti per un valore approssimativo di 2,9 miliardi di euro». Non solo. A giugno 2019, la Farnesina annunciò un finanziamento di cinque milioni di euro per le attività dell’Oim in Libia, Sudan ed Etiopia. Era invece luglio 2020, quando sempre la Farnesina, in accordo col Viminale, dispose un ulteriore finanziamento per l’organizzazione in Tunisia. Lo stesso Vitorino, esponente del Partito socialista portoghese, è stato commissario europeo alla Giustizia dal 1999 al 2004 (ai tempi della commissione Ue guidata da Romano Prodi). En passant, vale forse la pena ricordare che, tra il 2015 e il 2017, costui ha fatto parte dell’advisory board dell’International migration initiative: realtà che fa capo alla Open Society del miliardario George Soros. Ora, ribadendo che non si riscontrano accuse né coinvolgimenti nell’inchiesta sullo scandalo Qatargate, una domanda sorge spontanea: per quale ragione l’Oim ha sposato una linea così morbida nei confronti di un governo controverso come quello di Doha?
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