2019-04-16
Pronta l’invasione dalla Libia.
Ma i giudici indagano Salvini
Nei giorni scorsi abbiamo scritto che sulla guerra in Libia ci sono le impronte digitali dell'Arabia Saudita, ma non si possono ignorare anche quelle della Francia. La prima, da quando le redini sono tirate dal principe ereditario Mohammad Bin Salman, ha interesse a estendere la propria influenza sulla regione e diciamo che non sarebbe dispiaciuta se, a causa del conflitto, le forniture petrolifere di Tripoli funzionassero a singhiozzo (...). (...) In tal caso l'effetto sul prezzo dell'oro nero non potrebbe che essere benefico per le casse di Riad, perché con meno merce sul mercato le quotazioni del barile inevitabilmente salirebbero. Più o meno le stesse ragioni stanno alla base de a Parigi come una delle potenze interessate ad alimentare la guerra libica. Sono anni che la Francia prova a mettere le mani sui giacimenti di gas della Tripolitania e sugli oleodotti della Cirenaica. Quando ancora all'Eliseo c'era Nicolas Sarkozy in molti scrissero che l'attivismo di monsieur le Président, più che dalla voglia di esportare la democrazia, era motivato dall'interesse a mettere le mani sui pozzi sparsi in tutto il Paese. Secondo alcuni, il marito di Carla Bruni voleva anche far sparire le prove dei finanziamenti elargiti da Gheddafi, ma al momento nessuno è riuscito a dimostrarlo. Di più facile documentazione, invece, è l'attenzione che Emmanuel Macron dedica agli affari libici, in questo dimostrandosi in perfetta continuità con il predecessore. Ignorando i consolidati rapporti dell'Italia con le tribù libiche e anche gli sforzi di mediazione fatti dal governo italiano, Parigi ha ricevuto i capi delle diverse fazioni in lotta e a uno in particolare, il generale Khalifa Haftar, avrebbe dato luce verde per cominciare l'avanzata contro Tripoli. In altre parole, c'è la Francia, un nostro partner, uno dei nostri principali alleati, dietro la guerra che si sta scatenando nel nostro cortile di casa. Tutto ciò dovrebbe indurci ad alcune riflessioni, non soltanto sugli amici che ci siamo scelti, ma anche sull'Europa. Presentata come unione di pace, la Ue si sta invece rivelando solo una divisione di interessi, dove ogni Paese fa i propri comodi a scapito degli altri, cercando di legare la mano a coloro ai quali l'ha stretta un secondo prima. È accaduto con la Germania, con la quale è in corso una guerra finanziaria e commerciale, sta capitando con la Francia, che da un lato accusa il nostro governo per il mancato accoglimento dei migranti e dall'altro contribuisce con il proprio comportamento a farne sbarcare sempre di più sulle nostre coste.Il premier libico, quello che il generale manovrato da Arabia e Francia vorrebbe far cadere, ieri ha annunciato che la guerra può scatenare una nuova ondata di profughi. Tra immigrati che desiderano raggiungere l'Europa, libici che desiderano scappare dalle bombe e qualche terrorista, secondo Fayez AlSerraj l'esodo riguarderebbe almeno 800.000 persone, una massa enorme che nel giro di qualche settimana o mese ci potremmo trovare obbligati a ospitare. Così, mentre l'Italia si trova costretta a far fronte all'ennesimo sgambetto francese e a quella che rischia di essere una vera e propria emergenza umanitaria, che si fa? Beh, tanto per cominciare si manda un avviso di garanzia al ministro dell'Interno, accusandolo ancora una volta di sequestro di persona per non aver fatto sbarcare una cinquantina di immigrati. La vicenda riguarda la solita nave di una Ong, che pur battendo bandiera di tutt'altro Paese, va a soccorrere i barconi che hanno preso il largo in Libia pretendendo di trasferire i naviganti sulle nostre coste. I porti più vicini ovviamente erano quelli di Tripoli e anche volendo scartare le cittadine nelle immediate vicinanze, erano pur sempre più facilmente raggiungibili la Tunisia o Malta. Ma alla Sea Watch nessuno di questi approdi era gradito, così ha preferito fare rotta verso casa nostra. In pratica, una nave olandese, di proprietà di un'organizzazione tedesca, ha preteso di decidere chi far entrare in Italia. E il ministro che l'ha respinta finisce come al solito indagato.Tutto ciò mentre una parte del governo si mette a litigare per decidere se i prossimi immigrati sono da accogliere oppure no. Insomma, diciamoci la verità: la Francia ci è nemica e fa qualsiasi cosa per difendere i propri interessi. Tuttavia abbiamo anche un certo numero di nemici in casa, che - per malafede o ingenuità - invece degli interessi nazionali fanno altro. Capisco che le europee siano ormai alle porte, ma alle porte c'è anche una massa che preme. E quest'ultima forse è un problema più importante di chi vincerà le prossime elezioni.
Manifestazione a Roma di Ultima Generazione (Ansa)