2023-01-27
Divisione fra previdenza e assistenza al centro del tavolo sulle pensioni
Aperto il cantiere sulla riforma per superare la Fornero: la scissione fra le voci è necessaria per l’equilibrio del sistema. Emendamento al Milleproroghe per alzare a 70 anni l’età di uscita per i dipendenti pubblici.La scissione tra previdenza e assistenza sociale finisce tra gli argomenti di discussione della riforma delle pensioni. A metà gennaio c’è infatti stato un primo tavolo tecnico tra il governo e le parti sociali dove si è fatto il punto sulla spesa pensionistica e sui successivi passi che si vogliono compiere per arrivare a una riforma complessiva del sistema. In merito al tema della spesa è stata espressa l’esplicita volontà da parte del ministro del Lavoro e delle politiche sociali, Marina Calderone, di voler ripristinare permanentemente «il nucleo di valutazione della spesa previdenziale» per monitorare meglio i fattori che influenzano l’andamento del settore. Scelta motivata dal fatto che al momento all’interno dei costi a carico dello Stato legati all’erogazione delle prestazioni pensionistiche confluiscono sia le voci relative alla previdenza sia quelle legate all’assistenza sociale, che hanno pesato sulle casse dello Stato nel 2022 per ben 145 miliardi di euro. Secondo l’ultimo rapporto di Itinerari previdenziali sulla salute del sistema previdenziale italiano, la spesa legata all’assistenza sociale, nel corso degli ultimi dieci anni, è aumentata di ben 60 miliardi, passando da 83 (2011) a 144,215 miliardi nel 2021. Il costante aumento di questa voce ha contribuito negativamente al rapporto tra la spesa pensionistica e il Pil, generando, da una parte, continui rimproveri da parte dell’Ue, e dall’altra decisioni poco lungimiranti (come la riforma Fornero) che hanno ingessato l’uscita dal mondo del lavoro provocando conseguenti distorsioni che hanno portato prima il governo Draghi e adesso quello Meloni a dover sviluppare una seria discussione sul sistema pensionistico e di conseguenza lavorativo italiano. Da qui nasce dunque l’esigenza di iniziare a ragionare, fra le altre cose, anche su una possibile scissione tra previdenza e assistenza sociale. Tema che tra l’altro è stato evidenziato unitariamente anche da Cgil, Cisl e Uil all’interno delle proposte presentate al governo per una riforma previdenziale più equa e flessibile. Le tre sigle sindacali non sono però entrate tanto nel merito di come dovrebbero essere divise le singole voci (su questo tema non c’è infatti unità) ma più sull’aspetto tecnico e sull’importanza di far capire all’Ue, che ogni anno ci bacchetta perché il rapporto tra spesa pensionistica e Pil risulta essere troppo elevato, le peculiarità del sistema pensionistico italiano rispetto a quello degli altri Stati dell’Ue: «Nella determinazione della spesa pensionistica incidono molte voci che non hanno natura previdenziale e non hanno corrispondenza nelle rilevazioni degli altri Paesi europei. Infatti, è necessario intervenire nella rilevazione europea, evidenziando alcune specificità del nostro sistema, come il peso della fiscalità sulle prestazioni pensionistiche in Italia rispetto a quella negli altri Paesi Ue, condizione come altre, che finisce per determinare una rappresentazione fuorviante della spesa pensionistica del nostro Paese nella comparazione internazionale», si legge nel manifesto dei sindacati. La logica dietro questa richiesta guarda dunque oltre la «semplice» riforma delle pensioni e ragiona sui futuri giudizi e condizionamenti che Bruxelles, piaccia o meno, darà sulla prossima riforma del sistema previdenziale italiano. Risulta quindi importante, secondo i sindacati, far capire all’Ue le peculiarità di spesa pensionistica italiana rispetto agli altri Paesi, altrimenti qualsiasi riforma si farà sarà sempre oggetto di critica. La scissione tra previdenza e assistenza sociale non è però l’unico tema su cui il governo dovrà confrontarsi. Il piano di lavoro prevede infatti la creazione di diversi tavoli. Il primo avrà come oggetto la flessibilità in uscita specialmente in riferimento alle categorie più interessate da lavori usuranti; uno degli obiettivi principali sarà quello di assicurare la possibilità di lasciare prima il lavoro revisionando le pensioni sperimentali (come Opzione donna). Il secondo tavolo sarà invece dedicato alla previdenza complementare «con un’azione di vera e propria educazione previdenziale mirata a rendere più adeguati gli assegni pensionistici», precisa il ministero del Lavoro e delle politiche sociali. Parallelamente ai vari incontri tecnici tra il governo e le parti sociali, la maggioranza sta cercando di apportare modifiche al mondo delle pensioni con degli emendamenti ad hoc inseriti all’interno del Milleproroghe. L’ultimo in ordine cronologico riguarda i dipendenti pubblici che hanno già compiuto 67 anni, raggiungendo quindi l’età della pensione di vecchiaia, che potranno, «su base volontaria», rimanere in servizio fino a 70 anni. L’opzione è valida solo per chi, precisa l’emendamento, non ha ancora raggiunto i 36 anni di contributi e spetterà all’amministrazione pubblica, presso la quale il dipendente presta servizio accogliere o meno la richiesta. Emendamento che segue quello riguardante i medici ospedalieri e universitari e la possibilità di allungare la loro vita lavorativa fino a 72 anni.
Attività all'aria aperta in Val di Fassa (Gaia Panozzo)
Gabriele D'Annunzio (Getty Images)
Lo spettacolo Gabriele d’Annunzio, una vita inimitabile, con Edoardo Sylos Labini e le musiche di Sergio Colicchio, ha debuttato su RaiPlay il 10 settembre e approda su RaiTre il 12, ripercorrendo le tappe della vita del Vate, tra arte, politica e passioni.
Il ministro dell'Agricoltura Francesco Lollobrigida (Ansa)