Rob Spence, il regista che ha sostituito l'occhio perso in un incidente con una telecamera: «Non è collegata alla mia mente, ma già ci sono esperimenti in questo campo. Un giorno potremo registrare la nostra esistenza minuto per minuto, non è più fantascienza».
Rob Spence, il regista che ha sostituito l'occhio perso in un incidente con una telecamera: «Non è collegata alla mia mente, ma già ci sono esperimenti in questo campo. Un giorno potremo registrare la nostra esistenza minuto per minuto, non è più fantascienza».Robocop è già tra noi. Anche se lui, più che un cyborg, preferisce definirsi un «eyeborg»: Rob Spence, 44 anni, regista di documentari canadese che ha perso un occhio a causa di un incidente, ha deciso di rimpiazzarlo con una protesi che funziona anche come una telecamera. A oggi ha realizzato due supporti: il primo è simile a un occhio naturale, mentre il secondo si illumina di rosso, in stile Terminator. L'idea, nata intorno al tavolo della cucina del regista, gli ha dato la possibilità di farsi conoscere in tutto il mondo. Tanto che oggi alle 20 parlerà della sua esperienza a Milano durante Campus party, l'evento ospitato a Rho fiera e dedicato a innovazione e nuove tecnologie. Fra i prossimi progetti di Spence, però, non ci sono solo i film, ma anche la collaborazione con Marcin Jaworski, oftalmologo polacco che ha creato il primo sistema al mondo per creare protesi oculari usando una stampante 3D. L'obiettivo è sia stampare protesi più economiche, sia rendere più semplice e sostenibile l'inserimento al loro interno di supporti tecnologici. Fra le varie idee allo studio, c'è anche quella di costruire pupille elettroniche in grado di dilatarsi e contrarsi in modo realistico a seconda della luce. «Spero di aiutare a creare un'armata di eyeborg!», scherza Spence.Come ha perso l'occhio, e come è nata l'idea di sostituirlo con una telecamera?«Ho deciso di costruirla nel momento in cui il mio medico mi ha detto che avrei dovuto asportare l'occhio destro: avevo 32 anni. A 9 ero rimasto coinvolto in un incidente con un fucile da caccia nella fattoria di mio nonno, in Irlanda. Lo avevo imbracciato nel modo sbagliato e quando ha rinculato mi ha colpito. Allora i medici riuscirono a curarmi, ma con il tempo sono insorte complicazioni e ho dovuto sottopormi a numerose operazioni, fino a quando non mi hanno detto che non c'era più niente da fare. Amo la fantascienza, in particolare andavo matto per una serie che si chiamava L'uomo da 6 milioni di dollari (basata sulle avventure di Steve Austin, un colonnello dell'esercito americano che durante una missione perde le gambe, un braccio e un occhio e decide di rimpiazzarli con organi bionici, ndr). Ero anche diventato autore di documentari, quindi sostituire l'occhio con una telecamera mi è sembrata una buona idea. So che stanno lavorando a un film tratto dalla serie, L'Uomo da 6 miliardi di dollari, con Mark Wahlberg, e voglio convincere i produttori a farmi girare un documentario per promuovere la pellicola. Basta guardare i miei social per capire che sono ossessionato dall'uomo bionico…».Come funziona la telecamera?«È una protesi che si può aprire in due parti, una superiore e una inferiore. Dentro abbiamo inserito un circuito, una batteria, un obiettivo e una trasmittente. La telecamera trasmette il segnale attraverso l'aria a un ricevitore. Quindi io ottengo un video che mostra la prospettiva dall'interno della mia orbita. Restano impressi anche i battiti di ciglia e i momenti in cui guardo negli occhi un'altra persona».Filma la sua vita ogni giorno, anche solo per qualche minuto, o solo in circostanze particolari?«Non filmo ogni giorno, sarebbe noioso e anche un po' inquietante! Sarei come quelle che persone che tutti prendono in giro perché indossano i Google glass (occhiali che permettono di vedere usando la realtà aumentata, ndr) in ogni istante. Il mio occhio-telecamera è facile da mettere e togliere».In che modo l'occhio-telecamera ha cambiato la sua vita? Le persone hanno paura di essere registrate mentre parlano con lei?«L'ha cambiata perché quando giro un film ho a disposizione un obiettivo extra, con un punto di vista davvero molto interessante. Quando ero single, a volte le donne erano un po' preoccupate quando “indossavo" la telecamera, anche se in realtà scelgo i momenti in cui portarla. Devo dire che questa situazione mi ha portato a riflettere più della media sulla privacy e sull'evoluzione dell'umanità nell'era della cibernetica».Chiede sempre il permesso prima di filmare altre persone?«Sempre. Non importa che tipo di telecamera uso. Sono un documentarista e questo è il mio normale metodo di lavoro. Certo, riuscirei a svolgere indagini sotto copertura meglio di altri, se mai dovessero servirmi per un film...».La telecamera non è connessa al suo cervello, ma se fosse possibile la farebbe collegare?«Mi riservo il diritto di provare un'incredibile telecamera connessa con la mia mente. Sono più aperto a questa possibilità della maggioranza delle persone. Tuttavia, visto che ho ancora un solo occhio a disposizione, ci andrei davvero molto cauto…».Qualcuno le ha mai detto che vorrebbe seguire il suo esempio e impiantarsi organi bionici, anche senza necessità mediche? Se glielo chiedesse suo figlio, che cosa risponderebbe?«Se avrò figli, immagino che un giorno vorranno provare i nuovi modelli di telecamere bioniche che allora saranno disponibili. Come tanti genitori prima di me, potrei sembrare ipocrita se dicessi di no, esclamando: “Ai miei tempi era diverso!". Sento spesso di persone con un occhio solo che vorrebbero seguire il mio esempio, ma mai di qualcuno con due occhi funzionanti».Come è cambiato il suo rapporto con la tecnologia?«Penso molto alla visione bionica, partecipo a eventi come Campus party e ho un punto di vista unico... in ogni senso! Parlo con scienziati, esperti di cibernetica e giornalisti in continuazione. Ma, alla fine, sono semplicemente uno strano regista di documentari con un occhio solo e un particolare tipo di telecamera sperimentale».Pensa che in futuro l'integrazione fra uomo e macchina sarà la normalità? In base alla sua esperienza, quali sono i possibili rischi?«Sì, penso che nel futuro sarà la norma. Elon Musk, per esempio, sta disegnando un'interfaccia mente-macchina che ha chiamato laccio neurale. Se gli uomini un giorno riusciranno a usarlo per decodificare i dati immagazzinati nel cervello, parte di queste informazione sarà composta da immagini. Ci sono alcune ricerche molto eccitanti condotte da Sheila Nirenberg, neuroscienziata della Cornell university che studia il modo in cui la mente processa le immagini, dandoci forse la possibilità di decodificarle. Questa non è fantascienza. Il suo obiettivo è creare una retina artificiale per ridare la vista ai ciechi. Se saremo in grado di trasformare le immagini in un codice, e se tutti noi inizieremo a usare interfacce neurali, nel futuro potremmo avere la possibilità di registrare in ogni momento quello che ci succede. In altre parole, è molto probabile che saremo in grado di tenere traccia di ogni istante della nostra vita. Diventeremo delle telecamere di sicurezza viventi».
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