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2022-11-07
Diteci tutta la verità sul Covid
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Sulla pandemia, sulle decine di migliaia di morti, sul dolore degli italiani privati della libertà e dei diritti, qualcuno ci ha guadagnato? Domande che finalmente possono esigere delle risposte, senza rimanere strozzate in gola, perché ormai il Covid fa sempre meno paura e lo «Stato di emergenza» è solo un brutto, lontano ricordo. È giunto, quindi, il momento di dire tutta la verità sugli ultimi due anni, senza nascondere la polvere sotto il tappeto, strappando quel velo di omertà che riguarda l’intera gestione della pandemia di cui ancora oggi stiamo pagando le conseguenze.
Il presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha annunciato che sarà costituita una Commissione di inchiesta per il periodo dell’emergenza sanitaria provocata dal Covid, un gruppo di parlamentari sarà scelto per indagare se qualcuno si è arricchito approfittando del caos scatenato dall’epidemia. «Lo si deve a chi ha perso la vita e a chi non si è risparmiato nelle corsie degli ospedali, mentre altri facevano affari milionari con la compravendita di mascherine e respiratori», ha spiegato in Parlamento Meloni.
Un chiaro riferimento anche all’inchiesta sul maxi acquisto di dispositivi di protezione individuale, fatto dalla struttura dell’ex commissario Domenico Arcuri. Circa 800 milioni di mascherine, tra chirurgiche, Ffp2 e Ffp3, comprate dalla Cina, pagate 1,25 miliardi euro e finite in tutti gli ospedali italiani per proteggere i nostri medici e sanitari da quel virus che a marzo 2020 sembrava non lasciare scampo. Eppure quei presidi di sicurezza non proteggevano affatto, sono stati analizzati e sono risultati tutti non conformi.
La procura di Roma ha aperto una inchiesta, le indagini si sono chiuse a marzo, adesso si attende il processo. Ad Arcuri viene contestato il reato di abuso di ufficio, secondo gli inquirenti l’ex commissario, con Antonio Fabbrocini, responsabile unico del procedimento per la struttura commissariale, e l’imprenditore Vincenzo Tommasi avrebbe ottenuto una «illecita posizione di vantaggio patrimoniale». Un granello di sabbia nei numerosi punti oscuri di tutto questo periodo.
All’annuncio della Commissione di inchiesta, subito si sono formate le due fazioni dei pro e contro, come se indagare sulla verità facesse male a qualcuno. Sono già state presentate tre proposte di legge (Lega, Fratelli d’Italia e Italia viva) per dare avvio ai lavori. Sono fioccate le adesioni del Partito democratico e Azione, e sono iniziate anche le polemiche. C’è chi, come Matteo Renzi, tira la coperta verso un’indagine mirata sugli appalti, e quindi sui soldi; il senatore Pd Francesco Boccia invece ha sottolineato che si dovranno considerare anche le regioni del Nord a guida centrodestra, come se non fosse scontato.
Insomma è iniziato il valzer delle opinioni che però non deve distogliere dal punto fondamentale, cioè che in questi due anni abbiamo assistito alla distruzione delle libertà costituzionali e alla trasformazione della scienza in dogma, ridotta a un mero atto di fede. E così qualche spunto abbiamo deciso di darlo anche noi, o meglio abbiamo chiesto a chi in questi anni si è battuto per la verità e la chiarezza, denunciando tutto quello che non andava, di indicare quali potrebbero essere gli elementi fondamentali da tenere in considerazione per scoperchiare l’enorme vaso di Pandora. Se è vero che la verità rende liberi, allora finalmente decine di migliaia di persone potranno riappropriarsi di quella libertà che è stata loro negata, insieme con la dignità strappata con noncuranza da tutti quei provvedimenti discriminatori che ci sono stati negli ultimi due anni.
Perciò accanto alla legittima inchiesta sugli acquisti di mascherine e respiratori, va anche preso in esame il perché siano state adottate misure che non hanno permesso di arginare il virus tempestivamente, o che invece hanno permesso che i malati venissero lasciati soli a morire nelle loro case. Perché ci sono stati medici perseguitati solo per essersi opposti al protocollo «tachipirina e vigile attesa»? Perché nessuno si è accorto, o non ha voluto accorgersi, che il green pass si è basato sulla grande menzogna che il vaccino fermasse la trasmissione del virus? Questi interrogativi non possono più essere ignorati, adesso è il momento di avere delle risposte.
«Obbligo vaccinale e green pass sono stati imposti in base a bugie»

Il dottor Dario Giacomini
«Il decreto legge 44 che ha introdotto il primo obbligo vaccinale, quello per i sanitari poi esteso ad altre categorie, si basa su una menzogna e quindi non deve essere soltanto eliminato, ma è fondamentale che vengano anche quantificati tutti i danni che ha provocato». Il dottor Dario Giacomini, presidente dell’associazione ContiamoCi!, in questi due anni si è battuto in prima linea per la libertà di scelta. Medico sospeso, ora reintegrato, chiede che la verità venga messa nero su bianco in modo da non poter più essere nascosta.
Dottor Giacomini, a quale verità si riferisce?
«La norma che ha introdotto la certificazione verde ha come intestazione “Misure per il contrasto alla diffusione del virus”, ma questo è stato falso sin dall’inizio. Pfizer, così come le altre case farmaceutiche, non ha mai scritto che il vaccino fermasse il contagio. Non è scritto negli studi iniziali presentati per l’approvazione, non è scritto negli attuali bugiardini a corredo di questi farmaci. E la stessa Pfizer lo ha ribadito qualche settimana fa durante una seduta del Parlamento europeo. Cosa ci vuole ancora per capirlo? Per capire che il vaccino e quindi il green pass, non servono a proteggere gli altri? Qualsiasi obbligo non può e non deve essere più giustificato con il principio della tutela della salute pubblica».
Eppure alcune Regioni si stanno opponendo al reintegro dei sanitari non vaccinati.
«Ecco perché prima di tutto bisognerebbe smettere di far finta che esistano dei presupposti scientifici a supporto dell’obbligo vaccinale. La Commissione di inchiesta sulla gestione della pandemia dovrebbe partire proprio da questo punto: il green pass è stato solo uno strumento di coercizione politica che ha dato una falsa sicurezza, mettendo davvero a rischio le persone. Veniva detto che i luoghi in cui c’erano soltanto vaccinati erano sicuri e non ci si poteva ammalare e poi invece fioccavano focolai ovunque».
Cosa dovrebbe fare quindi, secondo lei, la Commissione?
«Per prima cosa affermare che i presupposti di tutte le scelte fatte, dalle restrizioni, alle sospensioni dei lavoratori, fino all’obbligo, si sono basati su una enorme bugia. Chi rimborsa il lavoro perso e la dignità calpestata? Bisognerebbe quantificare i danni fisici e morali di chi è stato vittima di queste discriminazioni. Ma non solo: non dimentichiamo che è stata tollerata persino la violenza fisica».
Violenza fisica? A cosa si riferisce?
«Io non dimentico quello che è successo al porto di Trieste, e neanche la Commissione dovrebbe dimenticarlo. Deve indagare sul perché si è deciso di sopprimere il dissenso pacifico con la violenza, a suon di manganelli e idranti. Io ero lì, con i portuali e con tante altre persone, gente normale e tranquilla, volevamo manifestare per la libertà di scelta, esercitare un diritto costituzionale. E invece siamo stati attaccati e trattati come bestie, inzuppati con acqua gelida pur di tapparci la bocca. Chi ha dato l’ok a quella manovra? Perché è stata gestita così? Dicevano che tutto veniva fatto per proteggere la popolazione e così si è creato il lasciapassare per distruggere qualsiasi libertà fondamentale».
Ora diversi Ordini territoriali non vogliono reintegrare i sospesi, proprio per proteggere i più fragili, dicono.
«Una presa di posizione assurda, finora gli Ordini hanno fatto solamente da cassa di risonanza delle decisioni del governo, non sono mai intervenuti in rappresentanza dei medici sulle decisioni scientifiche, anzi, hanno sempre detto di essere “organi sussidiari dello Stato”, ossia di avere il dovere normativo e deontologico di eseguire quanto predisposto per legge. E ora? Cosa è cambiato? Alcuni Ordini si ribellano, ma dov’era la deontologia quando il ministero suggeriva di lasciare a casa i pazienti senza visitarli? E tutti gli altri Paesi in cui questo obbligo non esiste, non hanno deontologia, non hanno etica?».
Domanda retorica...
«La Commissione dovrebbe indagare sul perché gli Ordini hanno accettato che ci fosse lo scudo penale per proteggere i medici vaccinatori, considerandolo necessario dato che non si sapeva quali sarebbero stati gli effetti collaterali. Poi però i cittadini sono stati costretti a firmare un consenso informato estorto in maniera obbligatoria, che di informato non aveva nulla. È questo è il modo di fare medicina? Non credo proprio che questo atteggiamento abbia rispettato il principio “non nocere” del nostro giuramento».
«Il governo Conte si è svegliato con un ritardo ingiustificabile»

Mariano Bizzarri
Nel viaggio attraverso i punti oscuri della gestione della pandemia, incontriamo il professor Mariano Bizzarri, docente di patologia clinica dell’università La Sapienza di Roma. Da tempo Bizzarri insiste sulla necessità di indagare sull’origine del Covid e lo considera un fondamentale punto di partenza per la Commissione.
Perché partire da così lontano?
«Perché quello che è accaduto non deve più ripetersi. L’origine del virus è un tema ancora molto attuale, nel laboratorio di Wuhan si conducevano esperimenti di manipolazione ad alto rischio che ancora oggi vengono eseguiti in altri centri di ricerca. È importante andare a fondo e scoprire la verità per vietare queste sperimentazioni estremamente rischiose».
Dalla Cina il virus è arrivato rapidamente in Italia, cogliendoci impreparati.
«L’Italia si è mossa con estremo ritardo. Già il 5 gennaio 2020 il ministero aveva inviato una circolare che avvisava dell’epidemia in Cina, i segnali per avviare il piano pandemico c’erano tutti, ma allora perché il primo vero provvedimento è stato preso quasi due mesi dopo? Si sarebbero evitate delle morti».
Si riferisce al primo Dpcm del governo Conte, quello del’11 marzo 2020?
«Certo. Quello che ha chiuso in casa gli italiani, a cui veniva suggerito di rimanere in “vigile attesa”. Perché invece non è stato adottato un protocollo di terapia domiciliare? Anzi, i medici che curavano a casa sono stati persino denigrati e ostacolati. Non è stata percorsa alcuna strada per le cure, come mai non c’è stato uno stanziamento di fondi per finanziare la ricerca?».
In effetti solo nel 2021 è stato finanziato un programma di ricerca.
«Hanno aspettato un anno per stanziare 30 milioni. Briciole: per il bonus monopattino hanno investito 215 milioni. Perché remare contro tutto ciò che non era vaccino? Qualcuno dovrà rispondere di queste scelte, come dovrà rispondere su tutta la questione della cura al plasma del dottor De Donno. La cura funzionava e funziona perché si basa su un principio molto semplice: trasferire gli anticorpi da chi è guarito a chi sta male. Eppure la sperimentazione si è conclusa in un nulla di fatto».
Poi sono arrivati i vaccini.
«Come sono stati scelti? In base a quale criterio? Anche queste domande meritano risposta. La maggior parte del mondo ha scelto altri vaccini, ma cosa ben peggiore è che i Paesi messi peggio sono quelli che hanno scelto Pfizer. L’India, per esempio, ne ha usato un altro e ha un numero di morti nettamente inferiore a noi».
Sembra un lungo elenco di punti che non tornano.
«Purtroppo sì. C’è da aggiungere la questione autopsie. Speranza le vietò. Nel 1700, uno dei padri della medicina, il padovano Giovan Battista Morgagni, mostrò la necessità delle autopsie: sa perché? Perché permettono di comprendere la malattia. I nostri medici però non hanno potuto farle. E adesso che la malattia si conosce vogliono farci credere che la copia è migliore dell’originale, mi riferisco agli anticorpi. Le scelte si sono basate sul principio che l’immunità del vaccino è superiore a quella da guarigione. Anzi, quella da guarigione non è stata neanche presa in considerazione. Perché?».
«Danneggiati dai sieri e senza più soldi per le cure»

Federica Angelini
Nel lungo elenco di quanto è stato ignorato in questi anni di Covid e su cui bisognerebbe fare chiarezza, il tema degli effetti avversi al vaccino dovrebbe avere un posto d’onore. Quelli che da sani si sono ritrovati malati e privati con un colpo di spugna della loro quotidianità continuano a essere invisibili. E così Federica Angelini, maestra di Bussolengo (Verona), dopo aver avuto la vita stravolta da un’unica puntura, ha deciso di fondare il comitato Ascoltami affinché le voci unite possano essere più forti e ottenere finalmente ascolto.
L’indagine parlamentare è tra le vostre prime richieste.
«Assieme alle cure e a centri di ricerca per capire cosa ci sta succedendo. Vorremmo che nella Commissione ci sia uno di noi, per poter dare un contributo attivo nel dettagliare anche le diverse patologie che ci hanno coinvolto. Si parla spesso di danni al cuore, ma c’è molto altro: neuropatie, problemi vascolari, c’è persino chi è stato costretto sulla sedia a rotelle o convive con forti spasmi involontari dei muscoli».
Com’è la situazione?
«I danneggiati hanno ormai raschiato il fondo del barile, i soldi per la maggior parte sono finiti. C’è chi si è persino indebitato per pagare le cure, chi ha chiesto finanziamenti di 15.000 o 20.000 euro pur di trovare una diagnosi che non è ancora arrivata. È fondamentale che in ogni regione vengano istituiti centri di studio di queste patologie e che poi vengano inserite nel sistema sanitario nazionale. Noi non abbiamo diritto a esenzioni, quindi ricade tutto sulle nostre tasche, ormai vuote».
Chiedete anche vengano stanziati fondi per la ricerca.
«Una ricerca mirata su questi nuovi disturbi che ci stanno distruggendo la vita. Spesso i medici non sanno neanche da che parte iniziare, non dico a curarci, ma proprio nel fare una diagnosi. Immagini la disperazione nel vedere nei medici lo sconforto di non riuscire a dare un nome a quello che sta accadendo».
Secondo lei quanti sono i danneggiati in Italia?
«Noi abbiamo circa 2.000 iscritti, ma oltre 120.000 interazioni sui social a settimana. E c’è comunque tanta ritrosia a esporsi per paura del giudizio, di essere isolati. Il vero problema è che i dati sono sottostimati, spesso i medici non segnalano le reazioni avverse, quindi come si fa a sapere quanti siamo in realtà? La Commissione se ne dovrebbe occupare».
Qualcuno è mai stato risarcito a causa del danno subito?
«Che io sappia no, neanche chi ha il danno riconosciuto. Vorremmo, come comitato, che in questa Commissione venga istituita una parte ad hoc per la valutazione dei risarcimenti, in modo da snellire le procedure e velocizzare la possibilità dei ristori economici».
Un altro punto su cui chiedete chiarezza è l’aumento delle morti, soprattutto tra i giovani.
«Un dato ci ha allarmato particolarmente, quello della mortalità registrata in tutta Europa dal sistema di rilevamento ufficiale Euromomo nella fascia 0-14 anni. Dopo che la vaccinazione è stata estesa ai bambini, c’è stato un notevole aumento. Penso che questo necessiti di un serio approfondimento, anche perché purtroppo nel nostro Comitato sono presenti diverse mamme che hanno perso i propri figli per malori improvvisi e meritano giustizia».
«La colpa peggiore è stata la totale mancanza di trasparenza»

Giovanni Frajese
«Tutti gli errori di questi due anni sono stati innescati da un unico punto di partenza: la mancanza di trasparenza». Giovanni Frajese, medico endocrinologo, sospeso fino a qualche giorno fa solo per aver voluto difendere la verità, parte proprio da quello che già si sapeva ma è stato taciuto.
A che cosa si riferisce?
«Si sapeva da sempre che questo che chiamano vaccino non è mai stato testato per bloccare la diffusione. L’anno scorso lo spiegai alla Camera e al Senato, ma dato che non c’è stata trasparenza si è potuto dire tutto e il contrario di tutto. La Commissione dovrebbe indagare sul perché sin dall’inizio non è mai stato mostrato per cosa questi vaccini sono stati studiati e per cosa no».
Per molto tempo si è parlato di immunità di gregge, ma alla fine non l’abbiamo mai raggiunta.
«Semplicemente perché non si poteva. Già a marzo 2021, sulla rivista scientifica Nature, venne pubblicato un articolo che mostrava cinque ragioni per cui era impossibile, basandosi sugli studi Pfizer e su quanto avveniva in Israele. Come adesso è evidente, dopo otto o nove mesi dalla dose ci si infetta di più rispetto ai non vaccinati, però si discute ancora di non far tornare i medici in corsia. Che senso ha?».
Secondo lei si sta continuando a negare l’evidenza?
«A ignorarla completamente. E questo è solo un esempio. Oggi si continua a raccomandare la vaccinazione delle donne in gravidanza senza nessun tipo di studio clinico a supporto: com’è possibile che venga consigliata? La Commissione dovrebbe fare proprio questo, raccogliere tutti i dati e valutare le scelte in base alle evidenze scientifiche».
Ha sempre detto che anche sulla cancerogenicità e genotossicità non sono mai stati fatti studi.
«Certo, non è mai stato studiato l’effetto diretto con lo sviluppo dei tumori, la cancerogenicità, e l’influenza negativa che potrebbero avere sul nostro Dna. Quindi è fondamentale che la Commissione avvii tutti i test per la sicurezza su questi due aspetti, il più rapidamente possibile, così da poter tranquillizzare la popolazione e fare finalmente chiarezza».
Cos’altro potrebbe fare la Commissione di inchiesta?
«Istituire una farmacovigilanza retroattiva per andare a vedere gli accessi ospedalieri comparsi dopo la somministrazione del vaccino, non solo dopo 14 giorni, ma durante tutto l’arco temporale. E paragonare questo alla popolazione non vaccinata per capire se c’è stato un incremento statisticamente significativo di diverse patologie. Tutto questo al fine di poter valutare con coscienza l’utilità e la sicurezza della vaccinazione anche sui giovani e sui bambini».
Adesso si parla di quarta o quinta dose, è stata studiata la sicurezza di questi booster?
«Purtroppo no, questa rimane tra quelle domande irrisolte, molto gravi e fondamentali, di cui è importante che si occupi la Commissione, dato che non si può continuare a vaccinare in questo modo. Gli studi originari prevedevano due dosi, perché l’Europa ne ha acquistate 10 a testa? Immaginavano che la vaccinazione dovesse continuare? E sulla base di cosa, dato che non c’erano studi? Sembra proprio che in questi due anni l’interesse economico abbia scelto la direzione e dopo la scienza l’abbia portata avanti».
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In Parlamento tre proposte per istituire la Commissione d’inchiesta sulla pandemia. C’è chi vuole limitare il campo d’indagine all’acquisto delle mascherine. Invece gli interrogativi ancora aperti sono gravi e numerosi. Ecco tutti i punti oscuri sui quali serve fare chiarezza.Il dottor Dario Giacomini, presidente dell’associazione ContiamoCi!: «Lo Stato spieghi chi giustificò anche l’uso della violenza fisica a Trieste».Il patologo Mariano Bizzarri: «Va indagata anche l’origine del virus, Wuhan non ha insegnato nulla».La fondatrice del comitato Ascoltiamoci Federica Angelini: «Nessuno sa spiegare cosa ci è successo».L’endocrinologo Giovanni Frajese: «Iniezione a donne incinte e bambini senza dati scientifici».Lo speciale contiene cinque articoli.Sulla pandemia, sulle decine di migliaia di morti, sul dolore degli italiani privati della libertà e dei diritti, qualcuno ci ha guadagnato? Domande che finalmente possono esigere delle risposte, senza rimanere strozzate in gola, perché ormai il Covid fa sempre meno paura e lo «Stato di emergenza» è solo un brutto, lontano ricordo. È giunto, quindi, il momento di dire tutta la verità sugli ultimi due anni, senza nascondere la polvere sotto il tappeto, strappando quel velo di omertà che riguarda l’intera gestione della pandemia di cui ancora oggi stiamo pagando le conseguenze.Il presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha annunciato che sarà costituita una Commissione di inchiesta per il periodo dell’emergenza sanitaria provocata dal Covid, un gruppo di parlamentari sarà scelto per indagare se qualcuno si è arricchito approfittando del caos scatenato dall’epidemia. «Lo si deve a chi ha perso la vita e a chi non si è risparmiato nelle corsie degli ospedali, mentre altri facevano affari milionari con la compravendita di mascherine e respiratori», ha spiegato in Parlamento Meloni. Un chiaro riferimento anche all’inchiesta sul maxi acquisto di dispositivi di protezione individuale, fatto dalla struttura dell’ex commissario Domenico Arcuri. Circa 800 milioni di mascherine, tra chirurgiche, Ffp2 e Ffp3, comprate dalla Cina, pagate 1,25 miliardi euro e finite in tutti gli ospedali italiani per proteggere i nostri medici e sanitari da quel virus che a marzo 2020 sembrava non lasciare scampo. Eppure quei presidi di sicurezza non proteggevano affatto, sono stati analizzati e sono risultati tutti non conformi. La procura di Roma ha aperto una inchiesta, le indagini si sono chiuse a marzo, adesso si attende il processo. Ad Arcuri viene contestato il reato di abuso di ufficio, secondo gli inquirenti l’ex commissario, con Antonio Fabbrocini, responsabile unico del procedimento per la struttura commissariale, e l’imprenditore Vincenzo Tommasi avrebbe ottenuto una «illecita posizione di vantaggio patrimoniale». Un granello di sabbia nei numerosi punti oscuri di tutto questo periodo. All’annuncio della Commissione di inchiesta, subito si sono formate le due fazioni dei pro e contro, come se indagare sulla verità facesse male a qualcuno. Sono già state presentate tre proposte di legge (Lega, Fratelli d’Italia e Italia viva) per dare avvio ai lavori. Sono fioccate le adesioni del Partito democratico e Azione, e sono iniziate anche le polemiche. C’è chi, come Matteo Renzi, tira la coperta verso un’indagine mirata sugli appalti, e quindi sui soldi; il senatore Pd Francesco Boccia invece ha sottolineato che si dovranno considerare anche le regioni del Nord a guida centrodestra, come se non fosse scontato. Insomma è iniziato il valzer delle opinioni che però non deve distogliere dal punto fondamentale, cioè che in questi due anni abbiamo assistito alla distruzione delle libertà costituzionali e alla trasformazione della scienza in dogma, ridotta a un mero atto di fede. E così qualche spunto abbiamo deciso di darlo anche noi, o meglio abbiamo chiesto a chi in questi anni si è battuto per la verità e la chiarezza, denunciando tutto quello che non andava, di indicare quali potrebbero essere gli elementi fondamentali da tenere in considerazione per scoperchiare l’enorme vaso di Pandora. Se è vero che la verità rende liberi, allora finalmente decine di migliaia di persone potranno riappropriarsi di quella libertà che è stata loro negata, insieme con la dignità strappata con noncuranza da tutti quei provvedimenti discriminatori che ci sono stati negli ultimi due anni. Perciò accanto alla legittima inchiesta sugli acquisti di mascherine e respiratori, va anche preso in esame il perché siano state adottate misure che non hanno permesso di arginare il virus tempestivamente, o che invece hanno permesso che i malati venissero lasciati soli a morire nelle loro case. Perché ci sono stati medici perseguitati solo per essersi opposti al protocollo «tachipirina e vigile attesa»? Perché nessuno si è accorto, o non ha voluto accorgersi, che il green pass si è basato sulla grande menzogna che il vaccino fermasse la trasmissione del virus? 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Medico sospeso, ora reintegrato, chiede che la verità venga messa nero su bianco in modo da non poter più essere nascosta. Dottor Giacomini, a quale verità si riferisce? «La norma che ha introdotto la certificazione verde ha come intestazione “Misure per il contrasto alla diffusione del virus”, ma questo è stato falso sin dall’inizio. Pfizer, così come le altre case farmaceutiche, non ha mai scritto che il vaccino fermasse il contagio. Non è scritto negli studi iniziali presentati per l’approvazione, non è scritto negli attuali bugiardini a corredo di questi farmaci. E la stessa Pfizer lo ha ribadito qualche settimana fa durante una seduta del Parlamento europeo. Cosa ci vuole ancora per capirlo? Per capire che il vaccino e quindi il green pass, non servono a proteggere gli altri? Qualsiasi obbligo non può e non deve essere più giustificato con il principio della tutela della salute pubblica». Eppure alcune Regioni si stanno opponendo al reintegro dei sanitari non vaccinati. «Ecco perché prima di tutto bisognerebbe smettere di far finta che esistano dei presupposti scientifici a supporto dell’obbligo vaccinale. La Commissione di inchiesta sulla gestione della pandemia dovrebbe partire proprio da questo punto: il green pass è stato solo uno strumento di coercizione politica che ha dato una falsa sicurezza, mettendo davvero a rischio le persone. Veniva detto che i luoghi in cui c’erano soltanto vaccinati erano sicuri e non ci si poteva ammalare e poi invece fioccavano focolai ovunque». Cosa dovrebbe fare quindi, secondo lei, la Commissione? «Per prima cosa affermare che i presupposti di tutte le scelte fatte, dalle restrizioni, alle sospensioni dei lavoratori, fino all’obbligo, si sono basati su una enorme bugia. Chi rimborsa il lavoro perso e la dignità calpestata? Bisognerebbe quantificare i danni fisici e morali di chi è stato vittima di queste discriminazioni. Ma non solo: non dimentichiamo che è stata tollerata persino la violenza fisica». Violenza fisica? A cosa si riferisce? «Io non dimentico quello che è successo al porto di Trieste, e neanche la Commissione dovrebbe dimenticarlo. Deve indagare sul perché si è deciso di sopprimere il dissenso pacifico con la violenza, a suon di manganelli e idranti. Io ero lì, con i portuali e con tante altre persone, gente normale e tranquilla, volevamo manifestare per la libertà di scelta, esercitare un diritto costituzionale. E invece siamo stati attaccati e trattati come bestie, inzuppati con acqua gelida pur di tapparci la bocca. Chi ha dato l’ok a quella manovra? Perché è stata gestita così? Dicevano che tutto veniva fatto per proteggere la popolazione e così si è creato il lasciapassare per distruggere qualsiasi libertà fondamentale». Ora diversi Ordini territoriali non vogliono reintegrare i sospesi, proprio per proteggere i più fragili, dicono. «Una presa di posizione assurda, finora gli Ordini hanno fatto solamente da cassa di risonanza delle decisioni del governo, non sono mai intervenuti in rappresentanza dei medici sulle decisioni scientifiche, anzi, hanno sempre detto di essere “organi sussidiari dello Stato”, ossia di avere il dovere normativo e deontologico di eseguire quanto predisposto per legge. E ora? Cosa è cambiato? Alcuni Ordini si ribellano, ma dov’era la deontologia quando il ministero suggeriva di lasciare a casa i pazienti senza visitarli? E tutti gli altri Paesi in cui questo obbligo non esiste, non hanno deontologia, non hanno etica?». Domanda retorica... «La Commissione dovrebbe indagare sul perché gli Ordini hanno accettato che ci fosse lo scudo penale per proteggere i medici vaccinatori, considerandolo necessario dato che non si sapeva quali sarebbero stati gli effetti collaterali. Poi però i cittadini sono stati costretti a firmare un consenso informato estorto in maniera obbligatoria, che di informato non aveva nulla. È questo è il modo di fare medicina? Non credo proprio che questo atteggiamento abbia rispettato il principio “non nocere” del nostro giuramento». <div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem2" data-id="2" data-reload-ads="false" data-is-image="True" data-href="https://www.laverita.info/diteci-tutta-verita-sul-covid-2658605916.html?rebelltitem=2#rebelltitem2" data-basename="il-governo-conte-si-e-svegliato-con-un-ritardo-ingiustificabile" data-post-id="2658605916" data-published-at="1667745836" data-use-pagination="False"> «Il governo Conte si è svegliato con un ritardo ingiustificabile» Mariano Bizzarri Nel viaggio attraverso i punti oscuri della gestione della pandemia, incontriamo il professor Mariano Bizzarri, docente di patologia clinica dell’università La Sapienza di Roma. Da tempo Bizzarri insiste sulla necessità di indagare sull’origine del Covid e lo considera un fondamentale punto di partenza per la Commissione. Perché partire da così lontano? «Perché quello che è accaduto non deve più ripetersi. L’origine del virus è un tema ancora molto attuale, nel laboratorio di Wuhan si conducevano esperimenti di manipolazione ad alto rischio che ancora oggi vengono eseguiti in altri centri di ricerca. È importante andare a fondo e scoprire la verità per vietare queste sperimentazioni estremamente rischiose». Dalla Cina il virus è arrivato rapidamente in Italia, cogliendoci impreparati. «L’Italia si è mossa con estremo ritardo. Già il 5 gennaio 2020 il ministero aveva inviato una circolare che avvisava dell’epidemia in Cina, i segnali per avviare il piano pandemico c’erano tutti, ma allora perché il primo vero provvedimento è stato preso quasi due mesi dopo? Si sarebbero evitate delle morti». Si riferisce al primo Dpcm del governo Conte, quello del’11 marzo 2020? «Certo. Quello che ha chiuso in casa gli italiani, a cui veniva suggerito di rimanere in “vigile attesa”. Perché invece non è stato adottato un protocollo di terapia domiciliare? Anzi, i medici che curavano a casa sono stati persino denigrati e ostacolati. Non è stata percorsa alcuna strada per le cure, come mai non c’è stato uno stanziamento di fondi per finanziare la ricerca?». In effetti solo nel 2021 è stato finanziato un programma di ricerca. «Hanno aspettato un anno per stanziare 30 milioni. Briciole: per il bonus monopattino hanno investito 215 milioni. Perché remare contro tutto ciò che non era vaccino? Qualcuno dovrà rispondere di queste scelte, come dovrà rispondere su tutta la questione della cura al plasma del dottor De Donno. La cura funzionava e funziona perché si basa su un principio molto semplice: trasferire gli anticorpi da chi è guarito a chi sta male. Eppure la sperimentazione si è conclusa in un nulla di fatto». Poi sono arrivati i vaccini. «Come sono stati scelti? In base a quale criterio? Anche queste domande meritano risposta. La maggior parte del mondo ha scelto altri vaccini, ma cosa ben peggiore è che i Paesi messi peggio sono quelli che hanno scelto Pfizer. L’India, per esempio, ne ha usato un altro e ha un numero di morti nettamente inferiore a noi». Sembra un lungo elenco di punti che non tornano. «Purtroppo sì. C’è da aggiungere la questione autopsie. Speranza le vietò. Nel 1700, uno dei padri della medicina, il padovano Giovan Battista Morgagni, mostrò la necessità delle autopsie: sa perché? Perché permettono di comprendere la malattia. I nostri medici però non hanno potuto farle. E adesso che la malattia si conosce vogliono farci credere che la copia è migliore dell’originale, mi riferisco agli anticorpi. Le scelte si sono basate sul principio che l’immunità del vaccino è superiore a quella da guarigione. Anzi, quella da guarigione non è stata neanche presa in considerazione. Perché?». <div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem3" data-id="3" data-reload-ads="false" data-is-image="True" data-href="https://www.laverita.info/diteci-tutta-verita-sul-covid-2658605916.html?rebelltitem=3#rebelltitem3" data-basename="danneggiati-dai-sieri-e-senza-piu-soldi-per-le-cure" data-post-id="2658605916" data-published-at="1667745836" data-use-pagination="False"> «Danneggiati dai sieri e senza più soldi per le cure» Federica Angelini Nel lungo elenco di quanto è stato ignorato in questi anni di Covid e su cui bisognerebbe fare chiarezza, il tema degli effetti avversi al vaccino dovrebbe avere un posto d’onore. Quelli che da sani si sono ritrovati malati e privati con un colpo di spugna della loro quotidianità continuano a essere invisibili. E così Federica Angelini, maestra di Bussolengo (Verona), dopo aver avuto la vita stravolta da un’unica puntura, ha deciso di fondare il comitato Ascoltami affinché le voci unite possano essere più forti e ottenere finalmente ascolto. L’indagine parlamentare è tra le vostre prime richieste. «Assieme alle cure e a centri di ricerca per capire cosa ci sta succedendo. Vorremmo che nella Commissione ci sia uno di noi, per poter dare un contributo attivo nel dettagliare anche le diverse patologie che ci hanno coinvolto. Si parla spesso di danni al cuore, ma c’è molto altro: neuropatie, problemi vascolari, c’è persino chi è stato costretto sulla sedia a rotelle o convive con forti spasmi involontari dei muscoli». Com’è la situazione? «I danneggiati hanno ormai raschiato il fondo del barile, i soldi per la maggior parte sono finiti. C’è chi si è persino indebitato per pagare le cure, chi ha chiesto finanziamenti di 15.000 o 20.000 euro pur di trovare una diagnosi che non è ancora arrivata. È fondamentale che in ogni regione vengano istituiti centri di studio di queste patologie e che poi vengano inserite nel sistema sanitario nazionale. Noi non abbiamo diritto a esenzioni, quindi ricade tutto sulle nostre tasche, ormai vuote». Chiedete anche vengano stanziati fondi per la ricerca. «Una ricerca mirata su questi nuovi disturbi che ci stanno distruggendo la vita. Spesso i medici non sanno neanche da che parte iniziare, non dico a curarci, ma proprio nel fare una diagnosi. Immagini la disperazione nel vedere nei medici lo sconforto di non riuscire a dare un nome a quello che sta accadendo». Secondo lei quanti sono i danneggiati in Italia? «Noi abbiamo circa 2.000 iscritti, ma oltre 120.000 interazioni sui social a settimana. E c’è comunque tanta ritrosia a esporsi per paura del giudizio, di essere isolati. Il vero problema è che i dati sono sottostimati, spesso i medici non segnalano le reazioni avverse, quindi come si fa a sapere quanti siamo in realtà? La Commissione se ne dovrebbe occupare». Qualcuno è mai stato risarcito a causa del danno subito? «Che io sappia no, neanche chi ha il danno riconosciuto. Vorremmo, come comitato, che in questa Commissione venga istituita una parte ad hoc per la valutazione dei risarcimenti, in modo da snellire le procedure e velocizzare la possibilità dei ristori economici». Un altro punto su cui chiedete chiarezza è l’aumento delle morti, soprattutto tra i giovani. «Un dato ci ha allarmato particolarmente, quello della mortalità registrata in tutta Europa dal sistema di rilevamento ufficiale Euromomo nella fascia 0-14 anni. Dopo che la vaccinazione è stata estesa ai bambini, c’è stato un notevole aumento. Penso che questo necessiti di un serio approfondimento, anche perché purtroppo nel nostro Comitato sono presenti diverse mamme che hanno perso i propri figli per malori improvvisi e meritano giustizia». <div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem4" data-id="4" data-reload-ads="false" data-is-image="True" data-href="https://www.laverita.info/diteci-tutta-verita-sul-covid-2658605916.html?rebelltitem=4#rebelltitem4" data-basename="la-colpa-peggiore-e-stata-la-totale-mancanza-di-trasparenza" data-post-id="2658605916" data-published-at="1667745836" data-use-pagination="False"> «La colpa peggiore è stata la totale mancanza di trasparenza» Giovanni Frajese «Tutti gli errori di questi due anni sono stati innescati da un unico punto di partenza: la mancanza di trasparenza». Giovanni Frajese, medico endocrinologo, sospeso fino a qualche giorno fa solo per aver voluto difendere la verità, parte proprio da quello che già si sapeva ma è stato taciuto. A che cosa si riferisce? «Si sapeva da sempre che questo che chiamano vaccino non è mai stato testato per bloccare la diffusione. L’anno scorso lo spiegai alla Camera e al Senato, ma dato che non c’è stata trasparenza si è potuto dire tutto e il contrario di tutto. La Commissione dovrebbe indagare sul perché sin dall’inizio non è mai stato mostrato per cosa questi vaccini sono stati studiati e per cosa no». Per molto tempo si è parlato di immunità di gregge, ma alla fine non l’abbiamo mai raggiunta. «Semplicemente perché non si poteva. Già a marzo 2021, sulla rivista scientifica Nature, venne pubblicato un articolo che mostrava cinque ragioni per cui era impossibile, basandosi sugli studi Pfizer e su quanto avveniva in Israele. Come adesso è evidente, dopo otto o nove mesi dalla dose ci si infetta di più rispetto ai non vaccinati, però si discute ancora di non far tornare i medici in corsia. Che senso ha?». Secondo lei si sta continuando a negare l’evidenza? «A ignorarla completamente. E questo è solo un esempio. Oggi si continua a raccomandare la vaccinazione delle donne in gravidanza senza nessun tipo di studio clinico a supporto: com’è possibile che venga consigliata? La Commissione dovrebbe fare proprio questo, raccogliere tutti i dati e valutare le scelte in base alle evidenze scientifiche». Ha sempre detto che anche sulla cancerogenicità e genotossicità non sono mai stati fatti studi. «Certo, non è mai stato studiato l’effetto diretto con lo sviluppo dei tumori, la cancerogenicità, e l’influenza negativa che potrebbero avere sul nostro Dna. Quindi è fondamentale che la Commissione avvii tutti i test per la sicurezza su questi due aspetti, il più rapidamente possibile, così da poter tranquillizzare la popolazione e fare finalmente chiarezza». Cos’altro potrebbe fare la Commissione di inchiesta? «Istituire una farmacovigilanza retroattiva per andare a vedere gli accessi ospedalieri comparsi dopo la somministrazione del vaccino, non solo dopo 14 giorni, ma durante tutto l’arco temporale. E paragonare questo alla popolazione non vaccinata per capire se c’è stato un incremento statisticamente significativo di diverse patologie. Tutto questo al fine di poter valutare con coscienza l’utilità e la sicurezza della vaccinazione anche sui giovani e sui bambini». Adesso si parla di quarta o quinta dose, è stata studiata la sicurezza di questi booster? «Purtroppo no, questa rimane tra quelle domande irrisolte, molto gravi e fondamentali, di cui è importante che si occupi la Commissione, dato che non si può continuare a vaccinare in questo modo. Gli studi originari prevedevano due dosi, perché l’Europa ne ha acquistate 10 a testa? Immaginavano che la vaccinazione dovesse continuare? E sulla base di cosa, dato che non c’erano studi? Sembra proprio che in questi due anni l’interesse economico abbia scelto la direzione e dopo la scienza l’abbia portata avanti».
Da sinistra: Bruno Migale, Ezio Simonelli, Vittorio Pisani, Luigi De Siervo, Diego Parente e Maurizio Improta
Questa mattina la Lega Serie A ha ricevuto il capo della Polizia, prefetto Vittorio Pisani, insieme ad altri vertici della Polizia, per un incontro dedicato alla sicurezza negli stadi e alla gestione dell’ordine pubblico. Obiettivo comune: sviluppare strumenti e iniziative per un calcio più sicuro, inclusivo e rispettoso.
Oggi, negli uffici milanesi della Lega Calcio Serie A, il mondo del calcio professionistico ha ospitato le istituzioni di pubblica sicurezza per un confronto diretto e costruttivo.
Il capo della Polizia, prefetto Vittorio Pisani, accompagnato da alcune delle figure chiave del dipartimento - il questore di Milano Bruno Migale, il dirigente generale di P.S. prefetto Diego Parente e il presidente dell’Osservatorio nazionale sulle manifestazioni sportive Maurizio Improta - ha incontrato i vertici della Lega, guidati dal presidente Ezio Simonelli, dall’amministratore delegato Luigi De Siervo e dall’head of competitions Andrea Butti.
Al centro dell’incontro, durato circa un’ora, temi di grande rilevanza per il calcio italiano: la sicurezza negli stadi e la gestione dell’ordine pubblico durante le partite di Serie A. Secondo quanto emerso, si è trattato di un momento di dialogo concreto, volto a rafforzare la collaborazione tra istituzioni e club, con l’obiettivo di rendere le competizioni sportive sempre più sicure per tifosi, giocatori e operatori.
Il confronto ha permesso di condividere esperienze, criticità e prospettive future, aprendo la strada a un percorso comune per sviluppare strumenti e iniziative capaci di garantire un ambiente rispettoso e inclusivo. La volontà di entrambe le parti è chiara: non solo prevenire episodi di violenza o disordine, ma anche favorire la cultura del rispetto, elemento indispensabile per la crescita del calcio italiano e per la tutela dei tifosi.
«L’incontro di oggi rappresenta un passo importante nella collaborazione tra Lega e Forze dell’Ordine», si sottolinea nella nota ufficiale diffusa al termine della visita dalla Lega Serie A. L’intenzione condivisa è quella di creare un dialogo costante, capace di tradursi in azioni concrete, procedure aggiornate e interventi mirati negli stadi di tutta Italia.
In un contesto sportivo sempre più complesso, dove la passione dei tifosi può trasformarsi rapidamente in tensione, il dialogo tra Lega e Polizia appare strategico. La sfida, spiegano i partecipanti, è costruire una rete di sicurezza che sia preventiva, reattiva e sostenibile, tutelando chi partecipa agli eventi senza compromettere l’atmosfera che caratterizza il calcio italiano.
L’appuntamento di Milano conferma come la sicurezza negli stadi non sia solo un tema operativo, ma un valore condiviso: la Serie A e le forze dell’ordine intendono camminare insieme, passo dopo passo, verso un calcio sempre più sicuro, inclusivo e rispettoso.
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Due bambini svaniti nel nulla. Mamma e papà non hanno potuto fargli neppure gli auguri di compleanno, qualche giorno fa, quando i due fratellini hanno compiuto 5 e 9 anni in comunità. Eppure una telefonata non si nega neanche al peggior delinquente. Dunque perché a questi genitori viene negato il diritto di vedere e sentire i loro figli? Qual è la grave colpa che avrebbero commesso visto che i bimbi stavano bene?
Un allontanamento che oggi mostra troppi lati oscuri. A partire dal modo in cui quel 16 ottobre i bimbi sono stati portati via con la forza, tra le urla strazianti. Alle ore 11.10, come denunciano le telecamere di sorveglianza della casa, i genitori vengono attirati fuori al cancello da due carabinieri. Alle 11.29 spuntano dal bosco una decina di agenti, armati di tutto punto e col giubbotto antiproiettile. E mentre gridano «Pigliali, pigliali tutti!» fanno irruzione nella casa, dove si trovano, da soli, i bambini. I due fratellini vengono portati fuori dagli agenti, il più piccolo messo a sedere, sulle scale, col pigiamino e senza scarpe. E solo quindici minuti dopo, alle 11,43, come registrano le telecamere, arrivano le assistenti sociali che portano via i bambini tra le urla disperate.
Una procedura al di fuori di ogni regola. Che però ottiene l’appoggio della giudice Nadia Todeschini, del Tribunale dei minori di Firenze. Come riferisce un ispettore ripreso dalle telecamere di sorveglianza della casa: «Ho telefonato alla giudice e le ho detto: “Dottoressa, l’operazione è andata bene. I bambini sono con i carabinieri. E adesso sono arrivati gli assistenti sociali”. E la giudice ha risposto: “Non so come ringraziarvi!”».
Dunque, chi ha dato l’ordine di agire in questo modo? E che trauma è stato inferto a questi bambini? Giriamo la domanda a Marina Terragni, Garante per l’infanzia e l’adolescenza. «Per la nostra Costituzione un bambino non può essere prelevato con la forza», conferma, «per di più se non è in borghese. Ci sono delle sentenze della Cassazione. Queste modalità non sono conformi allo Stato di diritto. Se il bambino non vuole andare, i servizi sociali si debbono fermare. Purtroppo ci stiamo abituando a qualcosa che è fuori legge».
Proviamo a chiedere spiegazioni ai servizi sociali dell’unione Montana dei comuni Valtiberina, ma l’accoglienza non è delle migliori. Prima minacciano di chiamare i carabinieri. Poi, la più giovane ci chiude la porta in faccia con un calcio. È Veronica Savignani, che quella mattina, come mostrano le telecamere, afferra il bimbo come un pacco. E mentre lui scalcia e grida disperato - «Aiuto! Lasciatemi andare» - lei lo rimprovera: «Ma perché urli?». Dopo un po’ i toni cambiano. Esce a parlarci Sara Spaterna. C’era anche lei quel giorno, con la collega Roberta Agostini, per portare via i bambini. Ma l’unica cosa di cui si preoccupa è che «è stata rovinata la sua immagine». E alle nostre domande ripete come una cantilena: «Non posso rispondere». Anche la responsabile dei servizi, Francesca Meazzini, contattata al telefono, si trincera dietro un «non posso dirle nulla».
Al Tribunale dei Minoridi Firenze, invece, parte lo scarica barile. La presidente, Silvia Chiarantini, dice che «l’allontanamento è avvenuto secondo le regole di legge». E ci conferma che i genitori possono vedere i figli in incontri protetti. E allora perché da due mesi a mamma e papà non è stata concessa neppure una telefonata? E chi pagherà per il trauma fatto a questi bambini?
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Il premier: «Il governo ci ha creduto fin dall’inizio, impulso decisivo per nuovi traguardi».
«Il governo ha creduto fin dall’inizio in questa sfida e ha fatto la sua parte per raggiungere questo traguardo. Ringrazio i ministri Lollobrigida e Giuli che hanno seguito il dossier, ma è stata una partita che non abbiamo giocato da soli: abbiamo vinto questa sfida insieme al popolo italiano. Questo riconoscimento imprimerà al sistema Italia un impulso decisivo per raggiungere nuovi traguardi».
Lo ha detto la premier Giorgia Meloni in un videomessaggio celebrando l’entrata della cucina italiana nei patrimoni culturali immateriali dell’umanità. È la prima cucina al mondo a essere riconosciuta nella sua interezza. A deliberarlo, all’unanimità, è stato il Comitato intergovernativo dell’Unesco, riunito a New Delhi, in India.
Ansa
I vaccini a Rna messaggero contro il Covid favoriscono e velocizzano, se a dosi ripetute, la crescita di piccoli tumori già presenti nell’organismo e velocizzano la crescita di metastasi. È quanto emerge dalla letteratura scientifica e, in particolare, dagli esperimenti fatti in vitro sulle cellule e quelli sui topi, così come viene esposto nello studio pubblicato lo scorso 2 dicembre sulla rivista Mdpi da Ciro Isidoro, biologo, medico, patologo e oncologo sperimentale, nonché professore ordinario di patologia generale all’Università del Piemonte orientale di Novara. Lo studio è una review, ovvero una sintesi critica dei lavori scientifici pubblicati finora sull’argomento, e le conclusioni a cui arriva sono assai preoccupanti. Dai dati scientifici emerge che sia il vaccino a mRna contro il Covid sia lo stesso virus possono favorire la crescita di tumori e metastasi già esistenti. Inoltre, alla luce dei dati clinici a disposizione, emerge sempre più chiaramente che a questo rischio di tumori e metastasi «accelerati» appaiono più esposti i vaccinati con più dosi. Fa notare Isidoro: «Proprio a causa delle ripetute vaccinazioni i vaccinati sono più soggetti a contagiarsi e dunque - sebbene sia vero che il vaccino li protegge, ma temporaneamente, dal Covid grave - queste persone si ritrovano nella condizione di poter subire contemporaneamente i rischi oncologici provocati da vaccino e virus naturale messi insieme».
Sono diversi i meccanismi cellulari attraverso cui il vaccino può velocizzare l’andamento del cancro analizzati negli studi citati nella review di Isidoro, intitolata «Sars-Cov2 e vaccini anti-Covid-19 a mRna: Esiste un plausibile legame meccanicistico con il cancro?». Tra questi studi, alcuni rilevano che, in conseguenza della vaccinazione anti-Covid a mRna - e anche in conseguenza del Covid -, «si riduce Ace 2», enzima convertitore di una molecola chiamata angiotensina II, favorendo il permanere di questa molecola che favorisce a sua volta la proliferazione dei tumori. Altri dati analizzati nella review dimostrano inoltre che sia il virus che i vaccini di nuova generazione portano ad attivazione di geni e dunque all’attivazione di cellule tumorali. Altri dati ancora mostrano come sia il virus che il vaccino inibiscano l’espressione di proteine che proteggono dalle mutazioni del Dna.
Insomma, il vaccino anti-Covid, così come il virus, interferisce nei meccanismi cellulari di protezione dal cancro esponendo a maggiori rischi chi ha già una predisposizione genetica alla formazione di cellule tumorali e i malati oncologici con tumori dormienti, spiega Isidoro, facendo notare come i vaccinati con tre o più dosi si sono rivelati più esposti al contagio «perché il sistema immunitario in qualche modo viene ingannato e si adatta alla spike e dunque rende queste persone più suscettibili ad infettarsi».
Nella review anche alcune conferme agli esperimenti in vitro che arrivano dal mondo reale, come uno studio retrospettivo basato su un’ampia coorte di individui non vaccinati (595.007) e vaccinati (2.380.028) a Seul, che ha rilevato un’associazione tra vaccinazione e aumento del rischio di cancro alla tiroide, allo stomaco, al colon-retto, al polmone, al seno e alla prostata. «Questi dati se considerati nel loro insieme», spiega Isidoro, «convergono alla stessa conclusione: dovrebbero suscitare sospetti e stimolare una discussione nella comunità scientifica».
D’altra parte, anche Katalin Karikó, la biochimica vincitrice nel 2023 del Nobel per la Medicina proprio in virtù dei suoi studi sull’Rna applicati ai vaccini anti Covid, aveva parlato di questi possibili effetti collaterali di «acceleratore di tumori già esistenti». In particolare, in un’intervista rilasciata a Die Welt lo scorso gennaio, la ricercatrice ungherese aveva riferito della conversazione con una donna sulla quale, due giorni dopo l’inoculazione, era comparso «un grosso nodulo al seno». La signora aveva attribuito l’insorgenza del cancro al vaccino, mentre la scienziata lo escludeva ma tuttavia forniva una spiegazione del fenomeno: «Il cancro c’era già», spiegava Karikó, «e la vaccinazione ha dato una spinta in più al sistema immunitario, così che le cellule di difesa immunitaria si sono precipitate in gran numero sul nemico», sostenendo, infine, che il vaccino avrebbe consentito alla malcapitata di «scoprire più velocemente il cancro», affermazione che ha lasciato e ancor di più oggi lascia - alla luce di questo studio di Isidoro - irrisolti tanti interrogativi, soprattutto di fronte all’incremento in numero dei cosiddetti turbo-cancri e alla riattivazione di metastasi in malati oncologici, tutti eventi che si sono manifestati post vaccinazione anti- Covid e non hanno trovato altro tipo di plausibilità biologica diversa da una possibile correlazione con i preparati a mRna.
«Marginale il gabinetto di Speranza»
Mentre eravamo chiusi in casa durante il lockdown, il più lungo di tutti i Paesi occidentali, ognuno di noi era certo in cuor suo che i decisori che apparecchiavano ogni giorno alle 18 il tragico rito della lettura dei contagi e dei decessi sapessero ciò che stavano facendo. In realtà, al netto di un accettabile margine di impreparazione vista l’emergenza del tutto nuova, nelle tante stanze dei bottoni che il governo Pd-M5S di allora, guidato da Giuseppe Conte, aveva istituito, andavano tutti in ordine sparso. E l’audizione in commissione Covid del proctologo del San Raffaele Pierpaolo Sileri, allora viceministro alla Salute in quota 5 stelle, ha reso ancor più tangibile il livello d’improvvisazione e sciatteria di chi allora prese le decisioni e oggi è impegnato in tripli salti carpiati pur di rinnegarne la paternità. È il caso, ad esempio, del senatore Francesco Boccia del Pd, che ieri è intervenuto con zelante sollecitudine rivolgendo a Sileri alcune domande che son suonate più come ingannevoli asseverazioni. Una per tutte: «Io penso che il gabinetto del ministero della salute (guidato da Roberto Speranza, ndr) fosse assolutamente marginale, decidevano Protezione civile e coordinamento dei ministri». Il senso dell’intervento di Boccia non è difficile da cogliere: minimizzare le responsabilità del primo imputato della malagestione pandemica, Speranza, collega di partito di Boccia, e rovesciare gli oneri ora sul Cts, ora sulla Protezione civile, eventualmente sul governo ma in senso collegiale. «Puoi chiarire questi aspetti così li mettiamo a verbale?», ha chiesto Boccia a Sileri. L’ex sottosegretario alla salute, però, non ha dato la risposta desiderata: «Il mio ruolo era marginale», ha dichiarato Sileri, impegnato a sua volta a liberarsi del peso degli errori e delle omissioni in nome di un malcelato «io non c’ero, e se c’ero dormivo», «il Cts faceva la valutazione scientifica e la dava alla politica. Era il governo che poi decideva». Quello stesso governo dove Speranza, per forza di cose, allora era il componente più rilevante. Sileri ha dichiarato di essere stato isolato dai funzionari del ministero: «Alle riunioni non credo aver preso parte se non una volta» e «i Dpcm li ricevevo direttamente in aula, non ne avevo nemmeno una copia». Che questo racconto sia funzionale all’obiettivo di scaricare le responsabilità su altri, è un dato di fatto, ma l’immagine che ne esce è quella di decisori «inadeguati e tragicomici», come ebbe già ad ammettere l’altro sottosegretario Sandra Zampa (Pd).Anche sull’adozione dell’antiscientifica «terapia» a base di paracetamolo (Tachipirina) e vigile attesa, Sileri ha dichiarato di essere totalmente estraneo alla decisione: «Non so chi ha redatto la circolare del 30 novembre 2020 che dava agli antinfiammatori un ruolo marginale, ne ho scoperto l’esistenza soltanto dopo che era già uscita». Certo, ha ammesso, a novembre poteva essere dato maggiore spazio ai Fans perché «da marzo avevamo capito che non erano poi così malvagi». Bontà sua. Per Alice Buonguerrieri (Fdi) «è la conferma che la gestione del Covid affogasse nella confusione più assoluta». Boccia è tornato all’attacco anche sul piano pandemico: «Alcuni virologi hanno ribadito che era scientificamente impossibile averlo su Sars Cov-2, confermi?». «L'impatto era inatteso, ma ovviamente avere un piano pandemico aggiornato avrebbe fatto grosse differenze», ha replicato Sileri, che nel corso dell’audizione ha anche preso le distanze dalle misure suggerite dall’Oms che «aveva un grosso peso politico da parte dalla Cina». «I burocrati nominati da Speranza sono stati lasciati spadroneggiare per coprire le scelte errate dei vertici politici», è il commento di Antonella Zedda, vicepresidente dei senatori di Fratelli d’Italia, alla «chicca» emersa in commissione: un messaggio di fuoco che l’allora capo di gabinetto del ministero Goffredo Zaccardi indirizzò a Sileri («Stai buono o tiro fuori i dossier che ho nel cassetto», avrebbe scritto).In che mani siamo stati.
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