2020-01-23
Disastro in Libia e militanti aggredite. Per il Pd la colpa è sempre della Lega
Paolo Gentiloni addebita al Carroccio il ruolo marginale dell'Italia. Per i dem, i salviniani sono responsabili di ogni episodio d'odio.Parola d'ordine: è stato Salvini. È colpa del leader leghista se l'Italia s'è impantanata nello «scatolone di sabbia» libico. È colpa del leader leghista se l'Europa ci ha marginalizzati. È colpa del leader leghista pure se una militante piddina viene aggredita durante un volantinaggio, non si sa da chi, non si sa perché - si sa solo che è colpa dei barbari padani.Guai a chi pensa che Paolo Gentiloni non sappia fare niente. A ribaltare le frittate, per esempio, è bravissimo. Ieri, il commissario Ue all'Economia è intervenuto con l'autorevolezza che gli si addice, spiegando che le «politiche» di Matteo Salvini hanno fatto «perdere peso all'Italia nel dossier Libia». Già: il pasticcio è stato cucinato dallo chef del Carroccio: «Nei 14 mesi di governo Lega-M5s, l'Italia ha un po' lasciato andare il dossier Libia. Mentre Salvini era al comando, la mancanza di iniziativa italiana e un nostro isolamento in Europa hanno ridimensionato la nostra influenza in Libia».All'eurocommissario si potrebbe far notare che il suo partito, il Pd, adesso governa proprio con quel M5s che, insieme alla Lega, ha «un po' lasciato andare il dossier» libico. D'altronde, chi va con lo zoppo impara a zoppicare: può darsi che i fallimenti dei grillini siano un prodotto della cattiva frequentazione con i salviniani. E difatti, l'analisi di Gentiloni è lì che va a parare: l'ex ministro dell'Interno si è fatto volere così male da Bruxelles, da provocare l'isolamento del nostro Paese e la conseguente perdita di peso specifico nella terra di Muhammar Gheddafi. Ecco, Gheddafi. Chi è che, nel 2014, intervistato da Repubblica, definiva «una causa sacrosanta» l'uccisione dell'ex raìs, che non era di sicuro un santo, ma almeno riusciva a garantire la stabilità politica di una nazione poi precipitata nel tribalismo? Proprio lui: l'allora ministro degli Esteri, il conte Paolo Gentiloni Silveri. Tifoso del regime change che tanto piaceva alla Francia, nonché sostenitore di Fayez Al Serraj. Si può mestamente suggerire che ha puntato sul cavallo sbagliato? O almeno che né mentre era alla Farnesina, né mentre era premier, è riuscito a guadagnarsi, da sponsor di Serraj, il credito che Recep Erdogan ha ottenutonel giro di pochi giorni?Quanto all'isolamento dell'Italia, la foto alla conferenza di Berlino, con Giuseppe Conte relegato in un angolino, parla chiaro: con i giallorossi siamo, semmai, ancor più marginali. In fondo, l'esecutivo che doveva riportarci ai tavoli che contano, finora non ha ottenuto granché: sui migranti, ha strappato un accordo di redistribuzione appeso alla buona volontà dei francotedeschi; in economia, dal 2,04% della manovra gialloblù, è arrivato al 2,2% della legge di bilancio appena licenziata. Non che il governo Lega-M5s ci avesse trasformati in una superpotenza; ma attribuire a Salvini i nostri fallimenti in Libia, forse è troppo persino per un euroinomane.Come forse è esagerato attribuire al presunto «clima di odio», provocato dal leader leghista, l'aggressione subita a Modena da una militante dem. La ventiduenne s'è presa sputi e insulti da un signore mentre distribuiva volantini del Partito democratico. L'uomo le ha anche chiuso anche il portone di casa sulla gamba. Per la malcapitata, prognosi di cinque giorni. Una «vile aggressione», l'ha definita il segretario Nicola Zingaretti, che ha raggiunto al telefono la ragazza per sincerarsi delle sue condizioni. Ora, non è chiaro se questo galantuomo fosse un sostenitore del Carroccio. Si sa soltanto - lo sostengono i testimoni - che l'assalto sarebbe partito quando il tale ha intravisto il logo del Pd sul volantino. Nondimeno, il partito dei garantisti ha già celebrato il processo. E indovinate un po' chi è il colpevole? «Questi episodi a Modena non si sono mai visti in campagna elettorale e non appartengono al clima politico a cui siamo abituati», ha commentato il segretario cittadino dei dem, Andrea Bartolomasi. Come a dire: da quando c'è Salvini, si respira una brutta aria. Il suo collega, Davide Fava, ha rincarato la dose: «L'abbiamo già vista una politica così, c'erano i manganelli e le camicie nere. Non condanno la fragilità di chi compie questi gesti, ma la politica che istiga». E la politica che istiga, chiaramente, è quella, becera e «fascisteggiante» della Lega. Matteo Orfini, comunque, ha giurato: «Non ci faremo contagiare da questo clima d'odio, non si faranno contagiare i Giovani democratici». I quali, nel post su Facebook in cui avevano denunciato l'episodio, puntavano il dito sul «pesante clima di odio e tensione in cui è finita la politica» e che ha «prodotto le conseguenze che tutti noi temevamo».La sentenza, pertanto, è già scritta: l'uomo violento, sparito dietro a un portone, è una sorta di robot teleguidato da Salvini. Magari non ha la tessera della Lega. Magari non voterà il Carroccio. Però il suo braccio è stato armato dal Capitano. È lui il mandante morale. Orfini, ci salvi lei.
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